44. LA MANCANZA DELLE SUE LABBRA

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Mi scuso per l'assenza con tutti 😢
Come avevo già anticipato ad alcune persone che mi hanno scritto, ho perso TUTTO quello che avevo scritto ed é stato un colpo terribile, tanto da farmi passare la voglia di rimettermi a scrivere. Ci avevo messo talmente tanto tempo ed energie (la storia era finita!) e mi sono ritrovata con niente in mano...
Adesso sto cercando di ricominciare ma faccio molta fatica...spero che abbiate pazienza e che vi piacerá comunque ♥️

spero che abbiate pazienza e che vi piacerá comunque ♥️

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10 giugno 1989

Emily POV

"Almeno io non dico le bugie"

Quella frase non mi aveva fatta dormire tutta la notte.
Beh, in realtà tutti gli ultimi avvenimenti non mi avevano lasciata dormire.
Ero uscita di casa la sera prima per andare a quella festa, incazzata come una iena, con l'intenzione di attaccar briga con Kai. E fin lì tutto normale.
Poi, era successo.
Quella bottiglia aveva girato e si era fermata su di me.
Un caso?
Opera di Kai?
Questo non lo sapevo.
La bottiglia andava veloce, all'inizio. Poi, aveva iniziato a rallentare. Con lei era rallentato anche il mondo circostante.
L'unica cosa che aveva accelerato era il mio cuore, in modo inversamente proporzionale al moto della bottiglia.
Aveva accelerato e sentivo il suo battito anche dentro le orecchie.
Mi ero alzata con le ginocchia tremanti e avevo tracannato un bicchiere di vodka che mi aveva bruciato l'esofago e mi aveva riscaldata dandomi un pò di coraggio.
Mentre camminavo verso quella stanza avevo sentito le orecchie andarmi a fuoco e la consapevolezza che quella porta chiusa di fronte a me, segnava un limite tra la mia vita prima di quell'avvenimento e la mia vita dopo quell'avvenimento.
Ero entrata.
Era successo.

Kai mi aveva baciata.

Con quella sua bocca arrogante.
Con quelle labbra bastarde che solitamente usava per insultarmi, deridermi o dire cattiverie.
Le aveva usate in modo diverso, questa volta.
Le aveva usate per imprimermi scie bollenti sulle labbra, sulle guance, sul collo.

Kai mi aveva toccata.

Con quelle mani che sin da piccoli mi avevano strappato i capelli, mi avevano fatto i dispetti, mi avevano spintonata. Che durante gli anni mi avevano stretta, sorretta, trascinata, sfiorata, toccata.
Toccata.
Da lui.
Da sempre.
Ma mai cosí.
Mai con quel fuoco. Mai a volermi marchiare, a volermi cambiare, a volermi far diventare adulta.

E io volevo risentirle le sue labbra calde sulle mie che mi facevano essere un pò meno pallida e un pò piú viva. Volevo risentirle le sue mani addosso, la sua pelle contro la mia in una disperata lotta.
Subito.
L'avevo assaggiato una volta ed ero già in crisi d'astinenza. Sentivo la mancanza della sua bocca sulla mia, una dolorosa assenza.
Era grave.
Molto più grave di quanto pensassi.
L'elettrocardiogramma è piatto quando il paziente è morto. Io ero morta a quel punto, ma il mio cuore batteva all'impazzata.
Ero finita.
Annientata dall'uragano.
Soffocavo sotto le macerie.

"Almeno io non dico le bugie".

Se n'era accorto.
Kai lo sapeva.
Sapeva che quel bacio era stata la cosa più forte e sconvolgente che mi fosse capitata fino a quel momento.
Lui non baciava da schifo.
Lui baciava come io avevo avuto bisogno di essere baciata da tutta la vita.

NEMESI - Le due metàOnde as histórias ganham vida. Descobre agora