7. ABBIAMO PROMESSO RICORDI?

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Kai POV

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Kai POV

20 novembre 1985

Erano le 11.30 di sera e la luce nella stanza di Emily non si era ancora accesa. Mi parve strano.

Iniziai ad camminare avanti e indietro chiedendomi dove potesse essere. Sapevo che il mercoledì sera andava a danza ma solitamente tornava alle 9 di sera e andava subito a letto.

I suoi genitori adottivi non erano in casa, magari poteva essere uscita con loro ma: a) non capitava mai, b) quando ci eravamo visti l'ultima volta mi aveva detto che sarebbe andata a danza.

Dovevo assolutamente scoprire dove diavolo si era cacciata e soprattutto se era nei guai.
Andai in camera da mia sorella e tentai, prima con le buone, poi con le cattive di farmi dare un po' di magia. Riuscii  a rubargliela e la lasciai svenuta a terra. In quel momento non mi importava del fatto che probabilmente una volta tornato a casa le avrei prese. 

Uscii trafelato e appena arrivai in un luogo appartato riuscii a fare un incantesimo di localizzazione. Il fatto di leggere di nascosto il Grimorio di famiglia mi stava tornando utile finalmente. 

L'incantesimo mi mostrò che era dalla parte opposta della città, sembrava essere ferma in riva al mare. Dovevo andare da lei perché sicuramente qualcosa non andava. Iniziai a pregare che stesse bene mentre correvo. 

Corsi a perdifiato finché gli ultimi palazzi non furono alle mie spalle e davanti a me vidi solo la distesa di acqua che quella sera era tranquilla. Non c'era un filo di vento a muoverla e la luna si specchiava sulla sua superficie.

Appena arrivato in spiaggia iniziai a cercarla, un puntino nero in mezzo alla distesa di sabbia.
Finalmente riuscii a mettere a fuoco e non molto lontano da dove mi trovavo c'era qualcosa. Corsi in quella direzione.

La trovai sdraiata a terra, i capelli bagnati e pieni di sabbia. Stava dormendo e aveva le labbra blu.

-Ems...Ems...- la scrollai per svegliarla.
Improvvisamente aprí gli occhi e quello che vidi non mi piacque per niente.
Oltre ad avere pianto, mi sembrava che lei fosse tremendamente lontana.
Sentii che tremava, mi tolsi la felpa e gliela misi sulle spalle mentre lei si metteva a sedere.
-Stai bene?- chiesi.
Sorrise debolmente, i suoi denti battevano causando un rumore che mi faceva accapponare la pelle.
Vidi che un cipiglio le attraversava il volto come se stesse cercando la forza per fare (o non fare) qualcosa.
-Andiamo a casa...- proposi alzandomi e porgendole la mia mano per aiutarla ad alzarsi.
Fece un respiro profondo e senza guardarmi mormorò: -Non voglio più che ci vediamo.-
Si alzò scrollando la sabbia dai jeans.
-Perché dici questo Ems? Cos'è successo?- chiesi andando verso di lei.
Si allontanò mettendomi le mani sul petto e spingendomi via. 
-Cosa ti ho fatto?- chiesi cercando di non lasciarmi prendere dalla disperazione per ciò che stava succedendo. L'avevo vista poche ore prima a scuola e sembrava tutto come al solito e invece ora non riusciva neanche a guardarmi in faccia.
-È meglio così.- mormorò.
La presi per un polso costringendola a voltarsi verso di me.
-No che non lo è. Per nessuno dei due lo è. Lo sai anche tu Emily.-
Scrollò la testa mordendosi il labbro e sfilando il polso dalla mia presa.
Lo vedevo che stava cercando di non piangere.
 Sospirò mettendo le mani nelle tasche della mia felpa che indossava. 
-Kai vai a casa.- disse.
-Abbiamo promesso ricordi?- tentai sentendomi un idiota.
Mi stavo comportando da debole, le stavo dimostrando che tenevo a lei e che mi sarebbe dispiaciuto stare senza la sua amicizia.
Debole.
-Non mi importa più di essere tua amica.-
Quelle parole mi colpirono a tal punto da sentire la collera montare dentro di me. Mi bruciavano le mani e pensai che da un momento all'altro sarei scattato facendole del male. Dovevo cercare di ricordarmi che nonostante tutto quella era Emily e non avrei mai potuto alzare un dito su di lei. Comunque, mi stava mandando via.
Mi stava escludendo dalla sua vita e io non sapevo perché.
Riuscivo a capire quando mentiva perché le guance diventavano più rosa e arricciava le labbra: lo faceva senza rendersene conto ma io durante gli anni avevo imparato a leggerle dentro senza bisogno di parlarle. 

-Vattene Kai.- disse. La voce le tremava.

Le avrei dato ciò che voleva.
Indietreggiai guardandola negli occhi che continuavano a fuggire dai miei, poi le voltai le spalle e me ne andai.
C'era qualcosa che non mi tornava però. E io l'avrei scoperto.

NEMESI - Le due metàWhere stories live. Discover now