6. CORRI CONTRO IL DOLORE.

393 24 0
                                    

Emily POV

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Emily POV

20 novembre 1985

Il padre di Kai scoprì che io e Kai eravamo amici il 9 luglio, dopo che eravamo stati al fiume. Ero stata talmente stupida da non rendermi conto che lui era alla finestra del suo studio mentre io facevo i segnacci e mandavo quel bacio a Kai. 
Ci aveva tenuti d'occhio per mesi cercando di capire l'entità del nostro rapporto prima di uscire allo scoperto. E noi non ce n'eravamo accorti. 

Stavo andando a danza, erano le 6 di sera ed era già buio. All'improvviso un movimento alle mie spalle mi fece voltare.
Di fronte a me c'era Joshua Parker, il padre di Kai.
-Emily White?- chiese avvicinandosi con un sorriso che non prometteva nulla di buono.
Mi limitai ad annuire.
-So che...ho scoperto che tu e...Malachai...siete amici.- disse il nome di Kai come se gli desse fastidio pronunciarlo, come se scottasse sulle sue labbra.
-Non è una brava persona.-

Non riuscivo a credere che fosse in grado di screditare suo figlio davanti a me.
-Kai lo sa che sei qui a parlarmi?- chiesi.
-Lui non ha bisogno di sapere nulla. Stagli lontana hai capito?- ribatté lui con freddezza.
Vedevo una fiammella di rabbia nei suoi occhi. Ma sapevo che se lui era una fiammella, io dovevo essere un incendio.
Mi avvicinai e mi piazzai davanti a lui con le mani sui fianchi.
-Credo che ci vorrà ben più delle tue minacce per impedirmi di vederlo.- dissi ribollendo di rabbia.
Lui sospirò.
-Quel ragazzo è pericoloso.-
Sorrisi sprezzante.
-QUEL ragazzo a me non ha mai fatto nulla di male. So che in casa siete abituati a definirlo un abominio ma non preoccuparti: non permetterò che voi riusciate a farglielo credere davvero.-
Parve spiazzato dalla mia risposta.
-Cosa...cosa sai esattamente ragazzina?- chiese abbassando la voce e avvicinandosi a me prendendo il mio gomito.
Subito mi divincolai dalla sua presa.
-So quello che basta.- sputai velenosa prima di girare sui tacchi ed andarmene.
La sua voce alle mie spalle disse delle parole che mi fecero gelare il sangue nelle vene.
-Se la metti così... sappi solo che non ci vorrebbe molto ad eliminarti ragazzina. E so perfettamente che eliminando te scatenerei un effetto domino nel quale l'unico a farsi male sarebbe il tuo caro Malachai.  Ma tu questo non lo vuoi, vero?-
Mi voltai di scatto verso di lui.
-Cosa stai cercando di dirmi?- sibilai.
Lui sorrise.
-Quello che ti ho detto sin dall'inizio. So quanto siete legati. Muori tu e di conseguenza muore lui. E viceversa. Non so quale delle due opzioni preferiresti. Anche se in realtà eliminandolo potrei decisamente risolvere tutti i miei problemi alla radice...- disse toccandosi il mento con fare pensieroso.
Quelle parole mi colpirono come uno schiaffo. Non immaginavo che suo padre sarebbe potuto arrivare a tanto. 
Approfittando del mio momento di esitazione si avvicinò e mise le sue mani contro le mie tempie.

Improvvisamente la mia testa si riempì di immagini. In queste immagini c'ero io a terra ricoperta di sangue e Kai era chino su di me. Piangeva. 

Mi si rivoltò lo stomaco e non so come trovai la forza di divincolarmi dal padre di Kai. Avevo il cuore in gola, ero terrorizzata ma non dovevo darlo a vedere. 

-Pensaci, Emily.- 

Non dissi più niente, mi limitai ad incamminarmi con il cuore che pesava come un macigno e le lacrime che minacciavano di uscire da un momento all'altro.
Non ci andai a danza. Camminai per Portland fino ad arrivare in riva all'oceano. Era buio, faceva freddo, speravo che tutto questo freddo mi avrebbe aiutata a rimettere assieme i pezzi e ragionare lucidamente. Sprofondai con i piedi nella sabbia e mi lasciai cadere su di essa.
Se avessi continuato a vederlo, la sua famiglia avrebbe cercato di farci del male. Non mi importava se mi fosse successo qualcosa...ma solo la paura che potesse succedere qualcosa a lui mi fece prendere una decisione: non dovevo più vederlo.

Piansi. Piansi fino a farmi bruciare la gola, fino a che il petto non mi fece male per i troppi singhiozzi. Gli occhi non me li sentivo neanche più.
Avevo trovato la mia casa e ora me la stavano portando via. Cosa avrei fatto?  
"Corri contro il dolore."
Kai aveva usato queste parole un giorno in cui un attacco di panico mi stava divorando nel cesso della scuola. E in quel momento mi ronzavano in testa senza sosta.
Se dovevo provare dolore, volevo sentirlo tutto, buttarmici dentro.
Iniziai a togliermi le scarpe e le calze, poi passai ai jeans e alla felpa pesante che portavo. Abbandonai tutto sulla sabbia e andai verso il mare. Il freddo dell'aria mi provocò pelle d'oca ma non me ne curai. Restai un attimo a contemplare la distesa scura che si infrangeva contro le mie caviglie.
"Corri contro il dolore."
E io corsi. Corsi finché l'acqua non si scontrò con le mie gambe nude. Corsi finché il freddo pungente non si insinuò dentro alle mie ossa. Mi lasciai cadere nell'oceano e andai sotto.
Sentivo solo il rumore dell'acqua nelle orecchie, il sale mi faceva bruciare gli occhi.
Restai sotto senza respirare finché la mia testa sembrava esplodere e i polmoni bruciavano.
Poi riemersi di colpo.
E lo sentivo il dolore, lo sentivo nel mio cuore, nel mio petto, nella mia mente e in tutto il corpo.
Quel corpo che ora tremava senza freni, quel corpo ricoperto di acqua gelida e sale, quel corpo che non sarebbe stato mai abbastanza forte da riuscire a contrastare la famiglia di Kai.
Iniziai a urlare. Non mi preoccupai che potesse sentirmi qualcuno. Non importava. Dovevo cercare di far uscire tutto ciò che mi rendeva il cuore come un macigno.
"Corri contro il dolore."
Poi uscii dall'acqua e andai a recuperare i vestiti. Tremavo sia per il freddo che per la paura di ciò che sarebbe stata la mia vita da quel momento in poi.
Mettermi i vestiti fu un sollievo ma i capelli erano bagnati e continuavano a gocciolare dentro al colletto della felpa causandomi altri brividi.
Non volevo tornare a casa ma non sapevo cosa fare, inoltre stavo congelando.
Mi sdraiai sulla sabbia sperando di sparirci dentro, sperando che il freddo mi avrebbe aiutata a disintegrarmi.
Poi, mi addormentai. 

NEMESI - Le due metàWhere stories live. Discover now