5. TI SONO CRESCIUTE LE TETTE

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Saltino in avanti nel tempo...ormai Kai ed Ems hanno 13 anni. E iniziano i problemi...!

Kai POV

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Kai POV

9 luglio 1985

Non so esattamente quando le cose iniziarono a cambiare. So solo che il giorno prima eravamo bambini e il giorno dopo eravamo due adolescenti che faticavano a parlarsi.
Tutto diventò più difficile, capirsi diventò più difficile.
Sembrava come se le parole che non riuscivamo a dirci stessero creando un muro di imbarazzo tra di noi.
Cominciai anche ad essere sempre più arrabbiato col mondo, sempre desideroso di far soffrire chiunque, cominciai a litigare spessissimo con lei.
Perché cominciai anche a rendermi conto che lei era una ragazza e quindi a farmi pensieri non proprio casti su di lei. E, diciamocelo, anche a 13 anni era una gran bella ragazza. A scuola tutti i ragazzi stravedevano per lei ma lei non parlava ancora con nessuno tranne me (la cosa non poteva che rendermi felice).

Mi accorsi per la prima volta che era una ragazza in un giorno di luglio in cui il caldo rendeva difficile fare qualsiasi cosa.

Quel giorno Emily non era molto socievole e quindi l'avevo lasciata stare sulle sue mentre io mi tuffavo a bomba dalla cascata. 

Lei era andata a sedersi su una roccia e leggeva un fumetto. 

Dopo un numero indefinito di tuffi, riemersi dall'acqua e la guardai. Vidi che il vento muoveva i suoi capelli, notai che la sua pelle era bianchissima e sembrava così morbida...
Aveva un costume orribile e sospettai che non fosse un costume ma fosse semplicemente un paio di mutande da nonna con un reggiseno. 

Aspetta. Un reggiseno?

Emily portava il reggiseno. 

Uscii dal lago e andai a sedermi accanto a lei che continuò a leggere il suo fumetto. 

Le stavano crescendo le tette.

-Ti stanno crescendo le tette.- 

Alzò di scatto lo sguardo dalla rivista.

-Cosa?- chiese sbattendo gli occhi.

-Le tue tette.- dissi indicandole.

Appoggiò la rivista sulle sue gambe e mi fulminò con lo sguardo. 

-Perché mi guardi le tette Kai? - mi chiese.

Non sapevo cosa risponderle. Non sapevo perché gliele avevo guardate, ma come una calamita avevano attirato il mio sguardo. E ora non riuscivo a fare a meno di farlo. 

-Dio santo, sei imbarazzante!- strillò cercando di coprirsi alla bell e meglio. 

Dovetti farmi un bagno nel lago per smettere di pensarci. Quando riemersi notai che Emily si stava guardando le tette con aria confusa. 

Mi lasciai sfuggire un sorriso a quella vista e tornai verso di lei. Aprii lo zaino e tirai fuori vari pacchetti di dolciumi. Sapevo che i suoi preferiti erano le liquirizie e quindi non uscivo mai senza. 
Iniziammo a mangiare senza fare una parola, poi aprii di nuovo lo zaino per mostrarle l'acquisto che avevo fatto pochi giorni prima con i soldi della paghetta che avevo risparmiato per una vita e mezza.

-Che cos'è?- chiese stupita.
Sorrisi. Stupirla mi aveva sempre fatto sentire importante.
-È una macchina fotografica. Guarda, basta che schiacci qui e fa le foto.-
Le spiegai come funzionava e infine fece una foto al paesaggio circostante. Aspettammo che comparisse sulla carta e lei sorrise.
-Dobbiamo assolutamente portarla ogni volta che facciamo i nostri giri!- disse esaltatissima da questa nuova abitudine. 

Restammo ancora a parlare della macchina fotografica, a prendere il sole e a stuzzicarci per poi battibeccare finché non fu il momento di rientrare. Mettemmo tutte le nostre cose negli zaini e ci incamminammo lasciandoci alle spalle il laghetto. 

Quando ce ne andavamo Ems aveva l'abitudine di fermarsi sulla riva del lago e guardarsi un attimo attorno come se stesse salutando il nostro posto. 
Lo fece anche quel giorno.
Avevo ancora la Polaroid in mano. 

Click.

Immortalai la prima foto di Emily di nascosto. 


Tornammo a casa camminando uno a fianco all'altro in silenzio

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Tornammo a casa camminando uno a fianco all'altro in silenzio. Ci separammo salutandoci con la mano al limitare del bosco perché per evitare di far scoprire le nostre uscite avevamo
mantenuto l'abitudine che avevamo da piccoli di rientrare a orari diversi.
Lei andò a casa per prima. Io continuai a bighellonare per un po' e mi sembrava che la foto nella mia tasca pesasse come un macigno e bruciasse contro la mia coscia. Non vedevo l'ora di guardarla. 

Arrivato a casa feci una doccia per lavare via l'acqua del fiume. Feci tutto con calma per tenere il momento in cui avrei guardato la foto come ultima cosa prima di dormire. 

Andai alla finestra e lei era lì, come se mi aspettasse.
Le sorrisi mimando con le mani un paio di tette sul mio petto.
Lei corrucciò lo sguardo e alzò il dito medio. Dal labiale riuscii a capire che mi aveva dato del coglione. Poi, mi lanciò con la mano un bacio con sguardo ironico prima di chiudere le tende con uno scatto.

 Poi, mi lanciò con la mano un bacio con sguardo ironico prima di chiudere le tende con uno scatto

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Rimasi un attimo impalato alla finestra ridendo da solo.
Poi mi sdraiai sul letto, tolsi la foto dalla tasca e la guardai. Fu come scartare il cioccolatino più buono della scatola, quello che lasci per ultimo per godertelo al meglio.
Emily era di spalle e sembrava persa nella natura. Vedevo la foto e mi sembrava che lei fosse li con me. Continuai a guardarla finché non divenne sfocata e mi si chiusero gli occhi per il troppo sonno. 

E così, quel giorno scoprii per la prima volta una cosa agghiacciante: Emily Noemi White, era una ragazza. 

Era un ragazza che aveva un potere su di me. 

E sapevo che il fatto che lo fosse, da quel momento in poi mi avrebbe causato problemi. 


NEMESI - Le due metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora