14. TERRIBILMENTE CONFUSA

336 17 0
                                    

20 maggio 1987

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

20 maggio 1987

Emily POV

Era passato circa un mese dallo scherzo dello spogliatoio.
Finalmente la gente aveva smesso di ridere quando passavo e di chiamarmi "porcellina".
C'era però, qualcosa che mi turbava.
Mi turbava più del dovuto.
Le parole che Gerald Gillum aveva pronunciato nello spogliatoio continuavano a girarmi in testa.
"Tu puoi essere più di questo."
Era vero?
Potevo essere più di una ragazzina che passava la sua vita con il costante obiettivo di fare scherzi di cattivo gusto al proprio vicino di casa?
Potevo essere più di una ragazzina che veniva umiliata quasi giornalmente dal proprio vicino di casa?
Vicino di casa.
La verità era che lui per me non era solo il mio vicino di casa.

Era la mia Casa.

Ormai gli scherzi tra di noi erano diventati la mia quotidianità, mi ero abituata. Era comunque un modo (anche se malato) di starci vicini. Il fatto che io fossi costantemente vittima della nostra faida, mi faceva capire che io ero al centro dei suoi pensieri, sempre.
E lui era al centro dei miei.
Cosa sarebbe successo se non ci fosse più stato tutto questo?
Cosa sarebbe successo se io avessi deciso di essere "di più"?

Quel giorno in spogliatoio erano successe tante cose che la mia mente rifiutava di analizzare.

Prima di tutto, Kai mi aveva toccato le tette. Era stato terribilmente imbarazzante. Ma, da qualche parte, nel profondo, quando l'aveva fatto si era acceso qualcosa.
Era qualcosa a cui non sapevo dare un nome ma che sapevo fosse lì, nascosto da tempo.
Quando avevo chiuso gli occhi e avevo sentito le sue dita sfiorarmi il braccio che usavo per coprirmi,  il mio cuore aveva iniziato ad accelerare sempre di piú. E quando mi aveva toccata, qualcosa (che fortunatamente sul momento ero  riuscita a reprimere) mi aveva quasi spinta a prendergli i polsi e tenere le sue mani lì dov'erano. Non volevo che smettesse di toccarmi in quel modo.
Quando poi era scappato mi ero sentita terribilmente vuota e stupida.
Avrei dovuto volerlo picchiare per avermi toccata mancandomi di rispetto e invece tutto ciò che volevo era che lo rifacesse ancora.

Poi, Gerald Gillum.
Quel ragazzo aveva fatto capolino nello spogliatoio con i miei vestiti e aveva fatto vacillare tutte le certezze della mia vita.
Era decisamente bello. Per un attimo pensavo che mi avrebbe baciata.
Io non avevo mai baciato nessuno.
Nell'ultimo mese avevo immaginato miliardi di volte a come si sarebbe potuta svolgere la scena del bacio.
Nel profondo sentivo un senso di colpa verso Kai quando facevo questi pensieri. Chissá come avrebbe reagito se io avessi baciato Gerald?

E poi, dopo tutto l'imbarazzo del "bacio mancato", mi aveva detto che io potevo essere di più.
Da quel giorno l'avevo visto solo di sfuggita nei corridoi senza però avere il tempo di parlargli. Appena ne avessi avuta l'occasione sarei andata da lui. Gli avrei chiesto di spiegarmi cosa intendeva.

Ero confusa. Terribilmente confusa.

NEMESI - Le due metàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora