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Crediti copertina libro: JHadeS99
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Cominciò tutto tirandosi in piedi, nel buio freddo e respirando un'aria viziata che sapeva di polvere. Udì un rumore sferragliante, metallico. Un fremito violento scosse il pavimento sotto i suoi piedi. Il movimento improvviso la spinse di lato e andò a sbattere contro una parete di metallo duro. Si fece scivolare sul muro finché non si sedette a terra e chiuse gli occhi, convincendosi che tra poco sarebbe tutto finito.
Con un altro scossone, la stanza salì di botto verso l'alto, come fosse un vecchio ascensore nel pozzo di una miniera.
L'ascensore buio salì, oscillando avanti e indietro. Lei era lì seduta e non si muoveva, da sola, in attesa.
Mi chiamo Alice, pensò.
Quella... era l'unica cosa che riusciva a ricordare della sua vita.
Non capiva come potesse essere possibile. Si chiese dove fosse e dove l'ascensore la stesse portando. Una serie di immagini, ricordi e dettagli che riguardavano il mondo le attraversò la mente. Il sole che batteva e le riscaldava il corpo. La neve sui rami degli alberi. Un parco in cui dei bambini giocavano. Una piazza cittadina popolata da centinaia di persone affaccendate.
Tuttavia, non sapeva come fosse finita lì, nell'ascensore buio, o da dove venisse e chi fossero i suoi genitori. Si ricordava delle persone ma non come singole, solo come un gruppo unico. Nessun ricordo su una conversazione.
La stanza continuava a salire. Passarono minuti, ore. Alice non riusciva a regolarsi. Ogni singolo attimo pareva durare in eterno. Ma sapeva che al massimo poteva essere lì dentro da mezz'ora.
Con un cigolio e poi un tonfo sordo, la stanza smise di salire. Il cambiamento improvviso sbalzò Alice. Si tirò in piedi mentre la stanza oscillava sempre di meno, fino a fermarsi. Calò un grande silenzio.
Passò un minuto. Ne passarono due. Era tutto buio. Non sapendo cosa fare e presa dalla paura si sedette di nuovo tirandosi le ginocchia al petto. Aveva paura non tanto per il buio, bensì per il silenzio. La stava facendo impazzire.
Un rumore metallico secco, forte, risuonò sopra la sua testa così Alice sollevò lo sguardo. La luce squarciò dal soffitto della stanza aprendo una linea dritta, che si allargava sempre di più. Un suono acuto e stridente rivelò una doppia porta scorrevole che qualcuno stava aprendo a forza. Dopo tutto quel tempo al buio, la luce era come una pugnalata negli occhi. Alice distolse lo sguardo, abbassando la testa e coprendosi il viso con entrambe le mani.
Sentì dei rumori provenire dall'alto.
Dei ragazzi stavano parlando. A man mano che veniva aperto il portellone, le voci si intensificavano.
<<Guardate è una ragazza>>
Le voci si alzavano e si sentiva un cenno di paura in loro. O forse preoccupazione.
<<Come mai una ragazza?>>
<<Quanti anni ha?>>
<<Zitti facce di caspio>>. Una voce forte e profonda mise a tacere il brusio.
Alice non capiva che senso aveva quella frase. Fù investita dal panico.
Costrinse gli occhi ad adattarsi e li strizzò per rivolgere lo sguardo verso la luce. All'inizio vide solo delle ombre che si muovevano, ma presto si trasformarono in sagome di corpi; persone chine sul buco del soffitto, che la stavano fissando con delle facce timorose.
Finalmente i visi divennero nitidi. Erano ragazzi. Tutti, chi più piccolo, chi più grande. La vista di quei volti la sconcertò. Erano adolescenti. Ragazzini. La paura divenne più grande quando si rese conto che erano tutti maschi, nessuna femmina.
Qualcuno calò una corda da cui scesero due ragazzi.
<<Piacere di conoscerti, pive>> disse il ragazzo dalla pelle scura che prima aveva urlato a tutti di tacere <<Benvenuta nella Radura.>>

Alice in The Maze - Il LabirintoWhere stories live. Discover now