44

1.2K 59 1
                                    

Thomas riuscì a calmarsi.
Nella Radura, Chcuk era stato uno dei primi amici che Alice aveva avuto. E anche dopo la fine innescata, il razzino c'era sempre stato. Un piccolo fratello, per tutti. Colui che portava gioia anche nei momenti più bui. Lui era il simbolo che nonostante tutto ce l'avrebbero fatta, sarebbero usciti, avrebbero trovato una casa in cui stare insieme, al sicuro e in tranquillità. Sarebbero riusciti a sistemare le cose. Ad essere felici.
Ma ora Chuck non c'era più.
Alice non riusciva a vedere Thomas così male. Lui aveva perso un fratello ma anche lei aveva perso un caro amico.
Thomas riuscì a lasciar andare il corpo di Chuck e ad accasciarsi all'indietro. Alice si asciugò le lacrime dalle guance e si strofinò gli occhi. Poi si avvicinò a Thomas. Allungò il braccio e lo prese per mano, aiutandolo ad alzarsi. Una volta in piedi, lui non smise di stringerle la mano e non lo fece nemmeno lei. Nessun altro disse una parola. La maggior parte dei ragazzi stava fissando il cadavere di Chuck con espressione vacua, come se ormai fossero andati oltre la capacità di provare sentimenti. Nessuno stava guardando Gally, che respirava ancora, ma che era rimasto immobile.
La donna della C.A.T.T.I.V.O. spezzò il silenzio.
<<Tutto accade per uno scopo>> disse. Nella sua voce non c'era traccia di malignità. <<Dovete capirlo.>>
Alice si voltò verso la donna. La guardò concentrando in quello sguardo furente tutto l'odio che provava. Ma non fece nulla.
Poi, d'un tratto, una serie di urla e di rumori al di fuori dell'ingresso da cui era passata la donna insieme a Gally, interruppero il doloroso silenzio. Lei andò chiaramente nel panico, voltandosi e impallidendo all'istante.
Diversi uomini e donne con addosso jeans luridi e soprabiti fradici fecero irruzione dalla porta brandendo pistole, strillando e gridandosi parole a vicenda. Era impossibile capire cosa dicessero. Le armi - fucili e pistoloni - sembravano... arcaiche e rudimentali. Come giocattoli abbandonati in un bosco per anni e appena riscoperti dalla generazione successiva di bambini che volevano giocare alla guerra.
  Sconvolta,  Alice rimase a fissare due dei nuovi arrivati che gettavano a terra la donna della C.A.T.T.I.V.O. Poi uno fece un passo indietro, estrasse la pistola, prese la mira.
  Non esiste, pensò Alice. No...
  Di colpo Alice strinse più forte la mano di Thomas, mente l'aria si illuminava dei bagliori della pistola, da cui partirono diversi colpi diretti al corpo della donna. Era morta, un cumulo sanguinolento sul pavimento.
  Thomas indietreggiò, portandosi così all'indietro anche Alice. Un uomo si avvicinò ai Radurai mentre gli altri componenti del gruppo li circondarono, puntando scelti le pistole a destra e a sinistra e poi sparando alle finestre degli osservatori, mandandole in frantumi. Alice sentì delle urla e vide del sangue. Cosa stava succedendo?
  L'uomo che si stava avvicinando aveva i capelli neri e un viso giovane ma pieno di rughe intorno agli occhi, come se avesse trascorso ogni giorno della sua vita a preoccuparsi di come arrivare a quello successivo.
  <<Non c'è tempo per le spiegazioni>> disse l'uomo, con voce affaticata quanto il suo volto. <<Seguitemi e correte come se fosse una questione di vita o di morte. Perché lo è.>>
  Con quelle parole, l'uomo fece alcuni cenni ai compagni e poi corse fuori dalle grandi porte di vetro, tenendo il braccio con cui brandiva la pistola teso e rigido davanti a sé.
  <<Andate!>> gridò da dietro uno dei "salvatori". Era l'unico modo con cui Alice potesse definirli.
  Dopo una breve esitazione, i Radurai seguirono l'uomo, quasi pestandosi i piedi a vicenda nella foga di uscire da quella stanza, andando il più lontano possibile dai Dolenti e dal Labirinto. Alice lasciò la mano di Thomas e iniziò a correre. Il ragazzo aspettò che si avviassero tutti prima di andare anche lui. Dovettero lasciare indietro il corpo di Chuck.
  Alice non provò alcuna sensazione. Era solo intontita e confusa. Stavano seguendo degli sconosciuti che avevano appena sparato ai Creatori, e che li avrebbero portati chissà dove. Potevano fidarsi davvero?, si chiede. Ma in quel momento era l'unica cosa che potessero fare. E comunque non avevo la lucidità per pensare cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Dovevano solo andare via, anche a costo di seguire dei criminali assassini.
  Corse giù per un lungo corridoio e poi entrò in una galleria scarsamente illuminata. Salì una tromba di scale a chiocciola. Tutto era buio e c'era odore di roba elettronica. Giù per un'altro corridoio. Ancora su per altre scale. Altri corridoi.
  Alcuni degli uomini e delle donne li guidavano, in testa al gruppo, mente altri gridavano incoraggiamenti da dietro.
  Raggiunsero altre porte di vetro e le attraversarono, uscendo all'aperto e tirandosi sotto un cielo nero da cui scendeva una pioggia torrenziale. Non si vedeva nulla. Solo qualche bagliore opaco che rimbalzava sulle pozzanghere battute dal diluvio.
   Il capo non smise di muoversi finché non raggiunsero un grosso pullman dai fianchi ammaccati e graffiati in vari punti e la maggior parte delle finestre coperte da un reticolo di crepe. La pioggia vi scorreva sopra come fosse un'enorme creatura sbucata dalle profondità dell'oceano.
   <<Salite!>> gridò l'uomo. <<In fretta!>>
  I ragazzi ubbidirono. Si strinsero fuori dalla porta del pullman in un gruppo compatto e poi salirono, uno alla volta. Un momento che parve dilatarsi all'infinito. Alice fu tra i primi a salire i tre gradini e ad entrare all'interno dell'automezzo, per poi andare a sedersi.
  Poco dopo la raggiunse Newt che si sedette al suo fianco.
  Alice aveva perso di vista Thomas, che doveva essere rimasto in fondo alla fila. Si affacciò al finestrino sporco. Senza nessuna luce all'esterno non riusciva a vedere niente. Ma poi la torcia di qualcuno puntò sul ragazzo.
  Qualcuno - una donna - aveva gettato a terra Thomas, che in quel momento stava urlando di paura. La pelle della donna era pallida e rugosa, coperta di orribili piaghe che grondavano pus. Dei capelli unti le penzolavano dalla testa.
  Stava urlando qualcosa ma il rumore della pioggia sul tetto del pullman copriva ogni suono. Alice non riusciva a sentire ma le bastò guardare. La donna era scoppiata in una risata.
  Un uomo dei salvatori la spinse via da Thomas, al quale ordinò di salire sul pullman. Il ragazzo obbedì.
Cos'era?, chiede telepaticamente Alice a Thomas.
  Thomas si sedette dietro di lei e Newt, accanto a Minho. Scosse la testa.
  L'acqua nera scorreva a fiumi sulle finestre all'esterno. La pioggia tamburellava rumorosa sul tetto; i tuoni scuotevano il cielo sopra le loro teste.
   Una delle salvatrici, una donna, si sedette a fianco a Alice e a Newt. Il capo che aveva parlato loro in precedenza salì sul pullman e si sistemò al volante, avviando il motore. Il pullman cominciò a muoversi.
  Proprio in quel momento, Alice vide guizzare un movimento fuori dalla finestra. La donna piagata si era alzata in piedi e stava correndo a perdifiato davanti al pullman, agitando follemente le braccia e gridando qualcosa sovrastato dai rumori del temporale. I suoi occhi erano accesi dalla follia o dal terrore. Alice non avrebbe saputo dire quale dei due.
  Si chinò verso il vetro della finestra e la vide scomparire dal suo campo visivo.
  <<Aspettate!>> urlò da dietro Thomas. Ma nessuno gli diede ascolto. Forse non importava a nessuno.
  L'autista diede gas al motore. Il pullman avanzò di colpo e andò a sbattere contro il corpo della donna. Un secondo tonfo annunciò il passaggio di quelle posteriori.
  Alice si voltò verso Newt, il quale rispose solo prendendole la mano. Lei appoggiò la sua testa sulla spalla del fratello, rimanendo in silenzio.
  Una lacrima solcò la guancia di Alice.
  Senza dire una parola, l'autista tenne il piede premuto sul pedale e il pullman procedette faticosamente, nella notte inondata dalla pioggia.

Alice in The Maze - Il LabirintoTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang