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Erano giunti davanti alla Scatola da cui il giorno prima Alice era arrivata nella Radura.
In quel momento era chiusa. Le doppie porte di metallo erano appiattite al suolo e coperte di vernice bianca sbiadita e screpolata.
<<Questa qui è la Scatola.>> fece Newt indicandola <<Una volta al mese ci arriva un Novellino come te, senza eccezioni.>>
Passarono dei secondi prima che parlasse di nuovo <<pare non ci saranno più altri Fagi. Tu sei l'ultima.>>
Ad Alice non piaceva quell'argomento. Il suo arrivo lì era stato pieno di notizie brutte e lei si sentiva il problema di tutto, come se fosse colpa sua.
<<Una volta a settimana arrivano rifornimenti, vestiti, cibo. Non che ci serva molto. Qui nella Radura ce la caviamo praticamente da soli. Della Scatola non sappiamo un caspio. Da dove sia arrivata, come fa a salire qui, chi la comanda. Niente.>> Fece una pausa.
Alice stava per parlare ma Newt la anticipò <<E no, non si può scendere se è questo che vorresti chiedere. Una volta abbiamo provato a rimandare indietro un Fagio con la Scatola. Quella roba non si è mossa finché non l'abbiamo tirato fuori.>>
<<Aspetta un momento. Avete mai...>>
<<Già provato>> la interruppe di nuovo Newt.
<<Provato cosa?>>
<<A scendere nel buco dopo che la Scatola è scesa. Non si può. Le porte si aprono, ma c'è solo il vuoto, il nulla. Niente corde. Non si può.>>
<<Avete...>>
<<Già provato.>> disse Newt.
<<È difficile parlare con te. Provato cosa?>>
<<Abbiamo lanciato delle cose nel buco. Non le abbiamo mai sentite atterrare. Il tunnel è lungo.>>
Alice fece una pausa prima di rispondere. Doveva esserci qualcosa che non avevano ancora provato a fare. <<Av...>>
<<Già provato.>>
Questa volta Alice si lamentò. <<Va bene, cosa?>>
<<Abbiamo provato a fare delle corde con l'edera, ma il ragazzino che si è offerto volontario per farlo era sceso di circa tre metri quando si sentì un sibilo e fu tagliato in due. Di netto.>>
Alice scoppiò a ridere <<Non ci credo. Cos'è, c'è un Dolente nel tunnel?>>
<<Non scherzare con i Dolenti. È vero.>>
Quel Tour la stava stufando. Che era lei, una testa di sploff?, pensò.

Proseguirono il giro. Nell'angolo nord orientale c'era la sezione dell'Orto.
<<Gli Orti. Dove coltiviamo il raccolto. L'acqua viene pompata da una serie di tubature sotteranee: è sempre stato così. Qui non piove mai. Mai.>>
Nell'angolo sudest c'erano i recinti per gli animali e il granaio. Molte mucche erano intente a masticare e mordicchiare fieno verdognolo da un trogolo. Dei maiali languivano in una pozza fangosa. Un'altro recinto conteneva pecore e poi c'erano gabbie con polli e tacchini. Intravide anche Thomas che trasportava dei secchi pieni di un liquido scuro. Le vennero i brividi.
L'angolo nordoccidentale era occupato dal Casolare. Da lontano sembrava peggio che visto da vicino. Newt diede una breve spiegazione <<È grande il doppio rispetto a quando arrivarono i primi di noi, perché quando ci mandano la legna ci aggiungiamo dei pezzi. Non è bello ma funziona.>>
Nell'angolo sudovest invece c'era l'area boschiva. Le Faccemorte.
<<Il cimitero è infondo a quell'angolo, dove gli alberi sono più fitti. Puoi andarci a sederti, a riposare, a farti un giro. Quello che vuoi. Passerai le prossime due settimane a lavorare un giorno alla volta per i nostri Intendenti del lavoro, finché non capiremo in cosa sei più brava.>>
<<Velocista>> sussurrò Alice.
Newt forse la sentì ma evitò di aggiungere altro.

Newt aveva lasciato Alice da sola a riposare, appena fuori le Faccemorte.
Era annoiata ed era tutta la mattina che pensava al disegno e alla pittura. Non capiva il perché. Si ricordava dei quadri ma ovviamente di dove li avesse visti o con chi era in compagnia, nulla. Luoghi, nomi, volti. Niente. La sua memoria era strana.
Pensare ai colori le faceva venir voglia di fare e creare. Non sapeva il perché, ma ne sentiva il bisogno. Aveva pensato di prendere dei fogli e delle penne, ma Newt glielo aveva negato: quelle servivano per le Mappe del Labirinto.
Ci aveva pensato ancora e ancora. Voleva disegnare. Lo sentiva dentro, come un fuoco. Come sentiva di dover uscire nel Labirinto e diventare una Velocista.
Dalle Faccemorte aveva una bella visuale della Radura.
I ragazzi erano affaccendati e presi dai loro lavori. C'era chi lavorava agli orti, chi spaccava la legna, chi correva qua e là tra i vari settori, chi dava da mangiare agli animali. C'era anche Thomas che stava portando dei secchi pieni di carne verso le cucine di Frypan.
Le venne un'idea.
Corse verso Thomas <<Ehi.. Thomas!>>
Il ragazzo si fermò a guardarla. Era sorpreso e sembrava felice di staccarsi un po' da quel lavoro. Forse era anche perché dopo la storia di Ben del giorno prima, nessuno gli aveva rivolto granché la parola. <<Alice, piaciuto il Tour?>>
<<Niente di che. Mi è piaciuta la parte in cui Newt ha detto che Ninho non mi vorrebbe tra i piedi. Non so nemmeno chi sia questo pive. E poi sono sicura che, continuando così, Newt e il suo amato e dannato "Ordine" si sposeranno.>>
Thomas scoppiò in una risata <<Credo sia Minho con la M. Ma che c'entra lui?>>
<<Ho detto a Newt che volevo diventare una Velocista, ma lui sostiene che l'Adunanza non eleggerebbe mai una come me. Non sono adatta a correre tutto il giorno. Ma che saputi...>>
<<Non sapevo volessi essere una Velocista. Anche a me Newt ha scoraggiato.>>
Thomas sembrava volesse parlarne di più riguardo ai Velocisti, ma doveva tornare al lavoro.
<<Tom, che fine fa il sangue dei poveri animali?>>
Il ragazzo sembrava confuso da quel cambio di argomento e soprattutto dalla bizzarra domanda. Esitò e poi rispose lentamente <<Niente. Viene gettato in una specie di pozzo puzzolente. Non voglio sapere perché me lo hai chiesto. Sei strana.>>
Si vedeva che il ragazzo nascondeva un po' di curiosità ma forse aveva paura.
Alice lo tranquillizzò prima che lui potesse pensare che lei fosse pazza totalmente <<Tranquillo Tom. Newt mi ha negato fogli e penne. Quindi pensavo di usare il sangue per dipingere con le dita sui muri della Radura. Meglio di niente.. Mi farò venire in mente qualcos'altro per altri colori.>>
Thomas sembrò sollevato. Sorrise e tornò al suo lavoro.
Nella sua testa mi crede malata di mente, sicuro!, pensò Alice.

Aveva passato il resto della mattinata a dipingere con due dita dei fiori sul muro nordoccidentale. Le erano anche usciti bene, si disse. Ovviamente dipingere con del sangue non era il massimo. Gocciolava da tutte le parti lasciando delle righe rosse che rovinavano il disegno. Ma anche con le sbafature, i fiori risaltavano sul grigio triste e freddo delle mura.
Doveva essere ora di pranzo poiché i Radurai avevano interrotto i loro lavori e si stavano dirigendo alla mensa. Alice aveva sentito che Frypan aveva cucinato dello stufato e purè di patate.
Non aveva granché fame così rimase da sola seduta a terra quando fu sorpresa dalla vista di qualcuno che entrava nella Radura dal Labirinto, passando per la Porta Occidentale, alla sua destra. Era un ragazzo asiatico dalle braccia forti e dai capelli corti e neri. Le maniche della camicia aderenti e arrotolate a dare sfoggio dei bicipiti. Poteva avere diciotto anni. Il Velocista si fermò a tre passi dall'ingresso della Radura, si piegò in due e si mise le mani sulle ginocchia, ispirando affannosamente. Sembrava uno che aveva appena corso per trenta chilometri: viso arrossato, pelle coperta di sudore, abiti zuppi.
Alice rimase a fissarlo, sopraffatta dalla curiosità. Non aveva ancora visto un Velocista da vicino, né tantomeno gli aveva parlato. Inoltre, a giudicare da quanto aveva visto nei giorni precedenti, quello era rientrato con ore di anticipo.
Gli si era avvicinato Thomas e sembrava intenzionato a fare delle domande. Ma prima che riuscisse a formulare una frase, il ragazzo si accasciò a terra.

Alice in The Maze - Il LabirintoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora