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  I due Velocisti uscirono nel Labirinto più tardi del solito.
  Alice faticava ancora con la caviglia, ma fortunatamente Chuck le procurò un bastone a cui appoggiarsi.
  Alby e Newt si stavano sgolando per richiamare i Radurai a raccolta e tranquillizzarli. Ovviamente non sapevano cosa dire e come agire, così li costrinsero a tornare ai loro lavori.
  La Radura tornò ad un momento di tranquillità ma tutto era come una molla pronta a scattare al primo segnale di altre cattive notizie. Erano tutti tesi e con i visi pallidi. Faticavano a nascondere qual era la verità, ovvero che stava succedendo qualcosa di veramente brutto.
  <<Ma com'è possibile?>> faceva Alby infuriato.
  Alice si intromise nella discussione tra i due capi. <<La vera domanda è: cos'è che stiamo guardando realmente. Ovviamente non è magia. Quindi deve essere qualcosa di analogo al cielo che è diventato grigio. Una specie di illusione ottica, di ologramma che nasconde una soglia. Abbiamo sempre pensato che il sole che vedevamo ogni giorno fosse vero, ma non deve essere così.>>
  Alby la fissava accigliato. <<Tu ne sai troppo per i miei gusti. Siamo persone razionali e per questo non ti ho rinchiusa nella Gattabuia. Non so davvero se fidarmi. Da quando siete arrivati tu e Thomas sono iniziati i casini in questo fottuto posto. Come me lo spieghi?>>
  <<Alby. Ma cosa dici? Al suo ragionamento ci può arrivare chiunque. Smettila di fare come Gally.>> disse nervoso Newt. <<Credo che adesso abbiamo problemi più grossi di accusare la gente.>>
  <<Che vorresti dire?>> chiese Alby, confuso.
  <<Ma come? Non ti sei accorto che non c'è nessuna sirena? Oggi è il giorno in cui ci mandano le provviste. Di solito arrivano a mezzogiorno, anticipate mezz'ora prima dalla sirena. Non hai visto l'orario? È l'una.>> Newt rispose cercando di mantenere la calma e il controllo.
  Qualcuno iniziò a gridare. Un ragazzo che li aveva ascoltati. <<È la fine. È la fine. Moriremo tutti.>>
  Nel giro di pochi minuti tornò il caos nella Radura. Adesso più violento che mai. Tutti correvano da una parte all'altra. Chi andava alla mensa e cercava di rubare del cibo. Chi andava a controllare se almeno l'acqua c'era ancora. Chi cercava di strappare le verdure dagli orti e chi apriva i recinti dove c'erano gli animali.
  La confusione più totale.
  Alby e Newt, aiutati dagli Intendenti, impiegarono tutto il pomeriggio per ristabilire l'ordine e rimettere a posto tutto, far rientrare gli animali e promettere a Frypan che nessuno, mai più, avrebbe cercato di portargli via il suo cibo.

I due capi andarono a parlare con Minho e Thomas, che in quel momento stavano uscendo dalla Stanza delle Mappe.
  Alice non si era accorta del loro rientro.
  <<Ciao>> disse Minho. <<Stavamo proprio...>>
  <<Spicciati>> lo interruppe Alby. <<Non c'è tempo da sprecare. Scoperto niente? Niente?>>
  Minho fece un passo indietro. <<Anch'io sono contento di vedervi. Sì, in effetti abbiamo scoperto qualcosa.>>
  Alice tese le orecchie per ascoltare tutti i dettagli. Magari avevano trovato qualcosa di davvero interessante.
  Alby assunse quasi un'espressione delusa. <<Perché tutto 'sto caspio di posto sta cadendo a pezzi.>> Lanciò un'occhiataccia a Thomas e poi a Alice, come se fosse tutta colpa loro.
  <<Cosa vuoi dire?>> chiese Minho. <<Che altro è successo?>>
  Newt rispose, indicando la Scatola con un cenno. <<Oggi non sono arrivate le dannate provviste. Sono arrivate tutte le settimane per due anni, stessa ora,  stesso giorno. Ma oggi no.>>
  Tutti e cinque si girarono a guardare gli sportelli d'acciaio ben aderenti a terra.
  <<Oh, adesso siamo definitivamente rincaspiati.>> bisbigliò Minho.
  Alice, nella settimana in cui era stata nella Radura, aveva imparato un sacco di cose. Soprattutto le parole che usavano quei ragazzi. Imparò che il verbo 'rincaspiare' era usato come sinonimo di qualsiasi altro verbo che non ti tornava in mente in quel momento. Principalmente indicava lo 'stare nella sloff'. Adesso quel verbo ci stava a pennello per descrivere la situazione in cui si trovavano.
  Erano rincaspiati di brutto, pensò.
  Qualcosa le balenò nella mente. Qualcosa che non riusciva a cogliere.
  Alice cercò di reprimerlo, ma si faceva sempre più vivo. Le prese a girare la testa e così decise di andare a sedersi. La caviglia ancora le doleva.
  Scivolò via in silenzio, sperando che nessuno si accorgesse della sua scomparsa improvvisa. Non voleva destare sospetto.
  Si era seduta appena fuori le Faccemorte mentre osservava più confusa i ragazzi aggirarsi nella Radura.
  Quella cosa nella testa non voleva andarsene, nè voleva uscire allo scoperto. Doveva essere qualche specie di ricordo.
  Alice cercò di aggrapparcisi, ma ogni volta sfuggiva. Non sapeva spiegarsi come si sentiva quella cosa, nella mente, ma sapeva che doveva essere qualcosa di importante.
  Ma dopo un po' qualcosa si aprì nella sua testa. Si ricordò.
  Qualcosa di veramente importante.
  Il codice.
Il Labirinto è un codice, Tom. Il Labirinto è un codice.

Alice in The Maze - Il LabirintoWhere stories live. Discover now