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Quella sera, Newt e Alby chiamarono a raccolta tutti i Radurai presso la Porta Orientale mezz'ora prima della chiusura. In cielo cominciavano a vedersi le prime avvisaglie del tramonto. I Velocisti erano appena rientrati ed erano andati nella misteriosa Stanza delle Mappe, chiudendo la porta con un tonfo metallico. Alby disse loro di sbrigare in fretta le faccende che avevano. Li voleva da lui entro venti minuti.
L'Esilio di Ben non doveva essere niente di buono, pensò Alice. Specialmente visto il fatto che erano tutti così vicini al Labirinto. Lo metteranno lì fuori?, si domandò. Con i Dolenti?
Gli abitanti della Radura chiacchieravano a voce bassa, mormorando. Sopra di loro, come una coltre di fitta nebbia, si era dipanata un'intensa sensazione di attesa mista a timore. Alice era in piedi a fianco a Thomas. Non dissero nulla e rimasero in attesa dello spettacolo. Restarono in piedi, in silenzio, finché finalmente i Velocisti non uscirono dall'edificio. Avevano tutti un'aria stanchissima e i volti segnati da una lunga riflessione. Minho era uscito per primo, il che fece pensare a Alice che forse era l'Intendente dei Velocisti.
Se Newt aveva detto giusto, riguardo al fatto che Minho non la voleva tra i piedi, lei non sarebbe mai riuscita a diventare una Velocista.
<<Portatelo fuori!>> gridò Alby, strappando dai pensieri Alice.
Tre dei ragazzi più grandi comparvero da dietro la parte più lontana del Casolare, trascinandosi letteralmente dietro Ben.
I suoi vestiti erano tutti strappati. Un bendaggio spesso e inzuppato di sangue gli ricopriva metà della testa e del viso. Si rifiutava di appoggiare i piedi o di assecondare il cammino. Aveva gli occhi aperti, ed erano spalancati dal terrore.
<<Newt>> disse Alby, a voce molto più bassa. Se non si fossero trovati a pochi passi di distanza, Alice e Thomas non l'avrebbero neanche sentito. <<Va a prendere l'asta.>>
Newt annuì. Si stava già incamminando verso un piccolo capanno degli attrezzi. Era chiaro che si aspettava di ricevere quell'ordine. Era una specie di capo in seconda, pensò Alice.
Ben era pallido e triste, continuava a non fare resistenza, lasciandosi trascinare sulla pietra polverosa del cortile. Quando lui e le guardie raggiunsero la folla, fu tirato in piedi davanti ad Alby, il capo. Ma tenne la testa bassa, rifiutandosi di avere un contatto visivo con chiunque.
<<Te la sei andata a cercare, Ben>> disse Alby. Poi scosse la testa e volse gli occhi al capanno in cui era andato Newt.
Newt uscì dalla porta sbilenca con in mano diverse aste di alluminio e ne stava unendo le estremità per fomare una pertica lunga forse sei metri. Una volta terminato quel lavoro, afferrò un oggetto dalla forma strana appeso ad un estremo e si trascinò dietro tutta quella struttura, fino a raggiungere il gruppo. Lo scricchiolio metallico dell'asta sulla pavimentazione di pietra diede i brividi a Alice.
Thomas le prese la mano, poi la guardò e forse capendo lo sbaglio che aveva commesso la lasciò tirandola indietro. Era chiaramente preoccupato. Alice gli riprese la mano e lo guardò dritto negli occhi <<Tranquillo.>> sussurrò.
Finalmente Newt raggiunse Alby e gli passò l'estremità dell'asta che aveva in mano. Alice riuscì a vedere la cosa attaccata all'estremità. Si trattava di un cappio di cuoio ruvido, fissato al metallo con una grossa graffa. Lo schiocco netto di un bottone svela che il cappio poteva essere aperto e chiuso. Il suo scopo divenne ovvio.
Era un collare.

Alby slacciò il collare per poi applicarlo al collo di Ben. Finalmente Ben sollevò lo sguardo. Aveva gli occhi luccicanti di lacrime e il viso rigato dal muco che gli colava delle narici.
<<Ti prego, Alby>> supplicò Ben. <<Te lo giuro, era solo che ero fuori di testa per la Mutazione. Non lo avrei mai ucciso... ho sbroccato solo per un attimo. Ti prego, Alby. Ti prego!>>
Alby non rispose a Ben. Diede qualche strattone al collare per assicurarsi che fosse ben chiuso e saldamente legato alla lunga asta. Poi oltrepassò Ben e camminò costeggiando l'asta raccogliendola da terra e facendola scorrere tra il palmo della mano e le dita. Quando arrivò alla fine, la impugnò stretta e si voltò a guardare la folla con aria seria. Parlò con voce alta e quasi cerimoniosa, guardando tutti e nessuno allo stesso tempo. <<Ben dei Costruttori, sei stato condannato all'Esilio per il tentato omicidio di Thomas il Novellino. Gli Intendenti hanno parlato e la loro parola non cambierà. E tu non tornerai. Mai più.>> Una lunga pausa. <<Intendenti, prendete posto all'Asta dell'Esilio.>>
Thomas aveva stretto la mano ad Alice. Evidentemente stava odiando il fatto che il suo collegamento con Ben fosse stato reso pubblico.
Uno alla volta, i ragazzi si stavano staccando dalla folla per avvicinarsi alla lunga asta. La afferrarono con entrambe le mani, stringendola come per prepararsi a giocare al tiro con la fune. Tra loro c'era Newt e c'era anche Minho, il che confermò l'intuizione di Alice circa il fatto che fosse l'Intendente dei Velocisti. Anche Wiston il Macellaio e Frypan il Cuoco presero posto tra gli altri.
Una volta che furono tutti presenti - dieci Intendenti, distribuiti a pari distanza l'uno dall'altro tra Ben e Alby - l'aria si fece immobile e silenziosa. Gli unici suoni udibili erano i singhiozzi soffocati di Ben.
<<Vi prego>> disse Ben. <<Vi pregoooo! Qualcuno mi aiuti! Non potete farmi questo!>>
<<Taci!>> ruggì Alby da dietro. <<Se avessimo lasciato che i pive come te se la cavassero, non saremmo mai sopravvissuti tanto a lungo. Intendenti, preparatevi.>>
Già, Ordine, pensò Alice.
Il grido straziante di Ben fu interrotto dal rombo tonante della Porta Orientale che cominciava a chiudersi. Il poderoso muro destro prese a scivolare verso sinistra. La terra stava tremando sotto ai piedi dei ragazzi e Alice si sentiva sempre più in pena per quel povero ragazzo.
<<Intendenti, ora!>> gridò Alby.
Ben fù spinto in avanti e la testa gli si rovesciò all'indietro di scatto: gli Intendenti stavano spingendo la pertica verso il Labirinto, fuori dalla Radura.
<<Nooo!>> gridò Ben, cercando di strapparsi il collare con le mani. Cercò di piantare i piedi sulla soglia, ma durò solo una frazione di secondo; con uno scossone, l'asta lo spinse nel Labirinto. Presto si trovò oltre un metro fuori dalla Radura, dimenandosi a destra e a sinistra nel tentativo di liberarsi dal collare.
<<Fermi!>> gridò Alby.
Allora Ben gridò. Il grido fù lungo, ininterrotto. Un urlo felino e folle.
All'ultimissimo secondo, il qualche modo, l'Intendente in cima alla fila - un tipo robusto con capelli neri e un ghigno sprezzante dipinto sul viso - staccò la pertica più grossa dalla parte attaccata a Ben e la tirò con forza per riportarla nella Radura, lasciando il ragazzo al suo Esilio. Le urla finali di Ben si interruppero quando i muri si chiusero con un rombo terrificante.
Alice, con sua sorpresa, si accorse di avere le guance solcate dalle lacrime.

Alice in The Maze - Il LabirintoWhere stories live. Discover now