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<<Cos'è quello?>> Chuck stava indicando una specie di collana che indossava Alice. Il ciondolo era un pezzo di carta arrotolato e legato da un cordoncino, alle cui estremità c'era un nodo, così da poterlo mettere al collo.
Alice pareva sorpresa quanto gli altri ragazzi nel vederlo. Non si ricordava di portare una collana simile. In realtà non si ricordava nulla.
Fu Newt a prendere il pezzo di carta. Lo dispiegò, lesse e poi cadde in ginocchio, stendendolo per terra. Alice, Thomas e Chuck si avvicinarono e si misero alle spalle del ragazzo più grande per leggerlo.
Sul foglio c'erano sei parole scarabbocchiate con l'inchiostro nero in una grafia spessa:'Lei è l'ultima. In assoluto'.

<<Non fatene parola con nessuno, chiaro? Non vogliamo trambusti, o facce di caspio che urlino per la Radura. Lo dirò ad Alby e poi vedremo cosa fare. Fino ad allora non voglio sentire una parola>> a Newt tremava la voce. Poi guardò Alice <<so che non sei stata tu a scriverlo. Sembri intelligente, tanto da capire che questa è una delle ragioni per cui questo posto lo teniamo bello pulito e affaccendato. Bisogna mantenere l'ordine. È la cosa più importante. Se sei pigro diventi triste. Cominci a cedere, tutto qui>> provò a stirare un sorriso ma si capiva che era preoccupato. Poi corse via.
I tre più giovani non parlarono per un po'. Tutti stavano riflettendo sulle parole del biglietto.
Si erano avviati verso il Casolare, il vecchio edificio, anche se forse baracca era una parola migliore per definirlo. Sembrava avesse tre o quattro piani e pareva poter crollare da un momento all'altro: era composto da un assurdo aggregato di tronchi e assi tutti fittamente ammassati, con le finestre che parevano essere state buttate lì a caso e i massicci muri di pietra striati di edera che si stagliano dietro la parte posteriore.
Avevano raggiunto la porta, una brutta tavola di legno sbiadito dal sole. Entrarono senza esitare. La prima cosa che saltava all'occhio era una scalinata storta. I gradini e le ringhiere si torcevano e si piegavano ad angolo in tutte le direzioni. Le pareti dell'atrio e del vestibolo erano ricoperte da una carta da parati scura e mezza spelacchiata. Le uniche decorazioni visibili erano un vaso polveroso su un tavolino a tre gambe e una foto in bianco e nero di una donna vecchissima con addosso un abito bianco, fuori moda. Dal pavimento mancavano addirittura due assi.
Quel posto puzzava di polvere e muffa, in grande contrasto con gli odori piacevoli dell'aria all'esterno. Dal soffitto pendevano lampadine fluorescenti dalla luce tremolante. Non ci aveva ancora pensato ma Alice dovette chiedersi da dove arrivasse l'elettricità in un posto come la Radura <<Da dove arriva l'elettricità?>>
Thomas sembrava sorpreso e anche curioso di sapere la risposta. Quel ragazzo le piaceva, si trovava nella stessa situazione di Alice e lei ne provava compassione.
<<E chi se ne importa? La usiamo e basta.>> rispose il paffutello.
Che sorpresa, nessuno risponde alle sue domande.
Arrivarono due ragazzi che dissero di seguirli e li portarono in una camera al piano terra. Uno dei due parlò <<Questa è la tua stanza, pivellina. Alby è venuto a controllarla personalmente e spera che sia accogliente...>>
Fù interrotto da un urlo. Proveniva dal piano superiore. La ragazza guardò gli altri ma tutti erano tranquilli e facevano finta di nulla, come se non lo avessero sentito. Un'altro urlo, questa volta prolungato e tanto acuto da far saltare i nervi, squarciò il silenzio. Il cuore di Alice ebbe un tuffo. La paura era come rugiada ghiacciata sulla sua pelle. Ma prima che lei potesse dire qualcosa Thomas le spiegò <<È Ben>>
<<Già, sta da cani. Lo hanno preso loro>> aggiunse Chuck.
<<Loro chi? E cos'ha?>> chiese con aria preoccupata.
Al terzo urlo i due ragazzi che le avevano mostrato la sua camera uscirono dalla stanza e si precipitarono per le scale.
<<Sta male. È stato punto da un Dolente, ma si riprenderà. È tornato in tempo per prendere il Siero. Va tutto così: questione di vita o di morte.>>
<<Dolente?>> Alice era sempre più confusa. Punto. Dolente. Siero. Quelle parole le facevano molta paura. All'improvviso non fu più così sicura di voler sapere di cosa parlasse Chuck.
Chuck si strinse nelle spalle e poi distolse lo sguardo, roteando gli occhi.
<<Voglio delle spiegazioni, ma visto che nessuno parla allora preferisco stare da sola>>
I ragazzi parvero comprendere. Thomas le fece un sorriso, come se volesse farle capire che lui era nella sua stessa situazione e quindi era dalla stessa parte. Volevano entrambi delle spiegazioni.
Uscirono e Alice si ritrovò da sola.

Alice in The Maze - Il LabirintoWhere stories live. Discover now