22

1.9K 88 5
                                    

Thomas non disse nulla per diversi minuti. <<Telepatia? Che fai, mi prendi in giro?>>
<<No, Tom. Sono seria. Adesso ti parlo con la mente, intanto guarda le mie labbra. Non si muoveranno.>>
Tom, mi senti?
<<Sì, ti sento. Cosa sei? Una strega per caso?>> fece il ragazzo intimorito.
<<No, Thomas. Cioè, volevo dire...>>
No, Thomas. Non so come ci sono riuscita, ma so che anche tu puoi farlo. Devi solo provare. E credo riusciamo a farlo solo noi due.
Thomas sembrava così spaventato che fece due passi indetro e cadde a terra, vicino ad una sedia - l'unico mobilio che c'era nella Gattabuia.
Alice si avvicinò alla finestra e si sedette con cautela. <<Ti prego, Tom. Non parlarne con nessuno. Non so cosa potrebbero pensare gli altri se sapessero di questa cosa. Ti chiedo almeno di provarci, a parlare con la mente.>>
<<Ok...Okay. Sono stato io a dire che dobbiamo fidarci l'uno dell'altra e così deve essere.>>
Alice gli sorrise timidamente. <<Non hai di meglio da fare oggi, no? Quindi tenta. Se ti riesco a sentire anche minimamente, corro qui da te.>>
La ragazza si alzò e fece per andarsene ma Thomas le parlò. Stavolta con la mente.
Alice.
Si girò.
Devo andare, Tom. Ma puoi dirmi ciò che vuoi anche se non sono qui con te. Non sentirti mai solo.
Alice se ne andò, diretta al Casolare. Quella connessione con Thomas le piaceva. La faceva sentire al sicuro, protetta anche se lontana. Come un angelo che poteva proteggerla anche a migliaia di chilometri di distanza.

Non parlarono molto. Thomas non era ancora del tutto bravo in quella cosa con la mente, pensò Alice.
Alby era andato a liberare Thomas e stavano parlando. Avevano facce serie e Alice non voleva immischiarsi in affari problematici. C'erano già troppi problemi e alcuni nemmeno li conosceva. Le bastavano quelli.
Ma era troppo curiosa così si avvicinò comunque. Arrivò tardi poiché i due avevano finito i loro discorsi da uomini responsabili.
<<Sì, grazie Fagio>> rispose Alby, sarcastico. <<Non so cosa faremmo senza i tuoi discorsi di incoraggiamento.>> Un sorrisetto strano sulla sua bocca.
<<Piantala di chiamarmi Fagio. Adesso è Alice, la Fagiolina.>> disse Thomas indicandola e ridendo.
<<Okay, Fagio.>> Alby sospirò. <<Due Fagi, due Velocisti.>>
Alice finì nella mensa con accanto Thomas che si stava abbuffando di pietanze che Frypan gli aveva lasciato da parte.
<<Non mangi molto tu, vero?>> le chiese.
<<Non ho granché fame ultimamente.>>
<<Dovresti mangiare invece. Ti servono forze per correre, pive.>> disse Minho da dietro.
Si sedette con loro e iniziò a spiegare un po' di cose in preparazione del loro primo grande giorno di addestramento da Velocisti, riportando qualche statistica e alcuni fatti interessanti. Cose su cui riflettere al momento di andare a dormire, quella sera.
Per tutto il tempo che spiegò, Minho guardò solo Thomas, come se Alice non ci fosse.
Non voleva mettersi a litigare col suo nuovo Intendente ma la cosa le dava fastidio.
Il Labirinto si estendeva per chilometri e chilometri. I Velocisti dovevano mantenersi in forma sovrumana per fare ciò che facevano ogni giorno. Tuttavia, non avevano mai trovato un'uscita. E nonostante ciò, nonostante la situazione fosse chiaramente disperata, non avevano ancora lasciato perdere.
Minho raccontò una vecchia storia - uno dei bizzarri dettagli casuali che ricordava prima - che parlava di una donna intrappolata in un labirinto. Era fuggita percorrendolo senza mai staccare la mano destra dai muri, facendola scivolare sulla loro superficie mentre camminava. Così facendo, fu costretta a svoltare a destra a ogni curva, e le semplici leggi della fisica e della geometria assicurarono che alla fine trovasse l'uscita.
La storia era sensata.
Ma non in quel luogo. Lì, tutti i sentieri riportavano alla Radura. Doveva esserci qualcosa che non avevano capito.
Andò a dormire distrutta. Mentre tornava nella sua stanza al Casolare fece un lungo respiro e pensò che l'aria era perfetta. Ciò le fece ricordare del clima che c'era lì. Non pioveva mai, non nevicava, non faceva né troppo freddo né troppo caldo. Se non fosse stato per il trascurabile dettaglio che erano stati strappati alle famiglie e agli amici e intrappolati in un labirinto con un mucchio di mostri, sarebbe potuto essere il paradiso.
In quel luogo alcune cose erano troppo perfette. Lo sapeva ma non riusciva a spiegarselo.
Domani sarebbe iniziata la ricerca di un'uscita. La sua ricerca. Sperava di poter trovare o di poter accorgersi di qualcosa che gli altri non avevano notato fino a quel momento.
Ma dopo due anni, era impossibile trovare qualcosa che non fosse già stato trovato o scoperto in precedenza.
Minho sembrava uno che tenesse al suo lavoro. Forse troppo concentrato per accorgersi di una cosa banale.
Alice sperava solo in quello.
Domani Velocista.

Alice in The Maze - Il LabirintoWhere stories live. Discover now