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  Finalmente trovò un po' di pace.
  Quella stanza, in confronto al resto del Casolare, sembrava un lusso. Le pareti non erano ricoperte dalla carta da parati scura. C'era solo legno, il che le ricordava la natura e la faceva sentire meglio. Non era ne troppo piccola, ne troppo grande. I mobili erano mal assortiti ma almeno c'erano. Un letto con delle lenzuola pulite e senza pieghe, constatava che non era stato usato prima di quel momento. Vicino c'era un comodino con sopra una lampada e un taccuino con penna. Dall'altra parte della stanza c'era una scrivania con una sedia. Era di legno scuro con qualche venatura più chiara; sopra c'era stato poggiato un piccolo vaso con delle margherite.
  Qualcuno aveva pensato che sarebbe stata una cosa carina e gentile.
  La cosa fece sorridere Alice. Alla fine non tutti la odiavano, pensò.
Vicino alla porta, contro il muro, era appoggiato uno specchio. Aveva una crepa proprio al centro ma era pur sempre uno specchio.
  Alice si avvicinò e guardò la sua immagine riflessa.
  Aveva i capelli corti, a caschetto, che cadevano poco più sotto delle orecchie. Erano biondo scuro con dei riflessi più chiari, e mossi. I suoi occhi di un vivo verde chiaro. La sua pelle era pallida, di un bianco perlaceo.
  Era magra, ma non troppo piccola di statura. Forse quasi un metro e settanta. Indossava vestiti troppo larghi per lei, che coprivano le sue forme: una maglietta grigio-azzurro, dei pantaloni neri e un paio di snekers bianche.
  Aveva un'espressione fredda e distaccata, non si capiva se era serietà o tristezza. Cercò di sorridere e si sentì meglio. In fondo era carina, pensò, ma i vestiti proprio non andavano.
  Cercò delle forbici e le trovò in uno dei cassetti della scrivania -gli altri erano pieni di cartacce con un logo la cui scritta iniziava con la C.- Tornò allo specchio e iniziò a tagliare i vestiti come una stilista avrebbe fatto per i suoi capi da mostrare ad una sfilata.
  Dopo una ventina di minuti aveva terminato. Adesso i pantaloni erano più corti, lasciandole scoperte le gambe da poco sopra le ginocchia. Anche la maglietta era più corta e sull'orlo finale aveva tagliato tante strisce come frange. Molto meglio, si disse.
  Andò verso il letto e si stese. Era comodo e le lenzuola profumano ancora di pulito. Si fece trasportare dalla stanchezza e si addormentò tra i tanti pensieri che aveva riguardo la Radura.
  Tutto si fece buio.

  Cominciò in modo molto simile al suo primo ricordo della Scatola: buio e freddo. Ma stavolta non aveva l'impressione di nulla che toccasse i suoi piedi o il suo corpo. Stava galleggiando nel vuoto, fissando un abisso nero. Poi una luce lontana si accese. Si fece più intensa e alla fine si aprì come una scena.
  Stava sognando.
  C'era lei più piccola, forse undici anni, massimo dodici. Con lei un'altro ragazzino poco più grande.
  All'inizio non lo riconobbe; poi si rese conto di chi fosse e la sorpresa la scioccò.
  Era Thomas.
  Erano in una stanza bianca. Una luce fioca e fredda proveniva da un lungo neon sul soffitto. La parete era interrotta da uno spesso vetro da cui, dietro, delle persone in tuta nera li stavano osservando e prendevano appunti.
I due ragazzini erano seduti l'uno di fronte all'altro, separati solo da un tavolo.
  Capì che non era un sogno, ma un ricordo.
  Non riusciva a sentire cosa si dicessero ma sapeva che lei e Thomas si conoscevano già da prima della Radura. Adesso capiva perché al suo arrivo i Radurai avevano accusato Thomas di conoscerla. Era vero.
  <La C.A.T.T.I.V.O. è buona. Stai tranquilla>
  Fu spaventata dal poter sentire delle parole. Erano le uniche parole che riuscì a cogliere ma non capiva come avesse fatto. Poi, come se una lampadina si fosse accesa nella sua testa, comprese: Thomas le aveva parlato nella mente. Loro riuscivano a parlarsi nella mente.
  Telepatia.
  Delle parole riaffiorarono alla sua mente, come se fino a quel momento fossero state nascoste da qualche parte. Espressioni come 'sta per cambiare tutto' o 'ho innescato la fine' sembravano così vive che Alice non poté evitare di pensare che fossero vere, e che fossero collegate al suo arrivo alla Radura.
  Lei aveva innescato la fine.

Alice in The Maze - Il LabirintoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora