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Alice fece un passo all'indietro e si accorse che anche i suoi compagni stavano facendo lo stesso. Un silenzio mortale parve privare l'aria di ogni traccia di vita. Ciascun Raduraio stava osservando la fila di finestre e di osservatori. Alice vide che uno di loro abbassò lo sguardo per scrivere qualcosa, un altro tese il braccio e si infilò un paio di occhiali. Tutti indossavano soprabiti neri sopra le camicie bianche e avevano una parola cucita sul petto, a destra, ma non si riusciva a leggere bene cosa dicesse. Nessuno aveva un'espressione facciale leggibile; erano tutti bianchicci e sparuti. A guardarli facevano tristezza.
Le ricordarono quelle persone che stavano fissando lei e Thomas nel sogno, o meglio dire, ricordo.
Un uomo da dietro il vetro scosse la testa, una donna annuì. Un altro uomo sollevò la mano e si grattò il naso.
<<Chi è quella gente?>> bisbigliò Chuck, ma la sua voce echeggiò stridula per tutta la stanza.
<<I Creatori>> disse Minho. Alice sentì un brivido percorrerle la schiena. Poi il ragazzo sputò per terra. <<Vi spacco la faccia!>> gridò forte.
Sempre delicato, pensò lei. <<Che si fa?>>
<<Che stanno aspettando?>> aggiunse Thomas.
<<Probabilmente hanno riattivato i Dolenti>> disse Newt. <<Può darsi che stiano arrivando proprio...>>
Fu interrotto da un suono forte, acuto, come la sirena di un enorme camion che si avvicinava in retromarcia, ma molto più intenso. Arrivava da ogni direzione, rimbombando e riecheggiando per tutta la stanza.
<<E adesso?>> chiese Chuck, senza nascondere la preoccupazione.
Alice si volse verso Thomas, notando che anche gli altri avevano fatto lo stesso. Il ragazzo rispose stringendosi nelle spalle. Non ne aveva la più pallida idea.
Alice non aveva paura. Era preoccupata ma si sentiva stranamente meglio. Il Labirinto ormai era finito.
Inconsciamente si guardò intorno. Le porte. Una si stava spalancando.
La sirena smise di suonare e sulla stanza calò un silenzio profondo come quello dello spazio interstellare. Adesso l'ansia stava arrivando è tutto ad un tratto travolse Alice. Cosa sarebbe accaduto? Altre specie di Dolenti?, si chiese.
Si sorprese nel vedere che stavano entrando due persone.
  Una era una donna. Un'adulta vera e propria. Sembrava una persona molto ordinaria. Indossava pantaloni neri e una camicia bianca abbottonata con un logo sul seno: la parola C.A.T.T.I.V.O. scritta a lettere maiuscole blu. I capelli castani le arrivavano alle spalle e aveva un viso sottile, con gli occhi scuri. Nel complesso una bella donna. Si avvicinò al gruppo senza sorridere né accigliarsi.  Sembrava quasi che non si fosse accorta del fatto che fossero lì, o che non gliene importasse niente.
  A Alice sembrò familiare. Ma ovviamente non riusciva a ricordarsi né come si chiamasse né come l'avesse conosciuta. La donna si fermò a una certa distanza dai Radurai e, lentamente, li osservò tutti, da sinistra a destra.
  L'altra persona, che stava accanto a lei, era un ragazzo con addosso una felpa troppo larga, con il cappuccio calato sulla testa in modo da nascondergli il viso.
  <<Bentornati>> disse infine la donna. <<Più di due anni e così pochi morti. Straordinario.>>
  Cosa caspio c'era di straordinario in quello, Alice non lo capiva. Erano morti molti Radurai, suoi compagni, per lottare contro dei mostri creati da loro. Altri ragazzi invece erano rimasti nella Radura, in attesa solo di una brutta fine. Nemmeno una ventina di sopravvissuti su una cinquantina. La rabbia la invase, scacciando definitivamente il terrore che era cresciuto in lei appena arrivata lì.
  <<Prego?>> disse Newt, facendo un passo in avanti.
  Gli occhi della donna passarono di nuovo in rassegna la folla prima di fermarsi su Newt. <<Tutto è andato secondo i piani, signor Newton. Anche se ci aspettavamo di veder cedere qualcuno in più lungo la strada.>>
  Lanciò un'occhiata al suo compagno, poi tese la mano e tolse il cappuccio al ragazzo. Lui sollevò lo sguardo. Aveva gli occhi bagnati di lacrime. Tutti i Radurai presenti emisero un ansito di sorpresa. Alice si sentiva presa alla sprovvista. Spaesata.
  Era Gally.
  Ma come?, si chiese. Come era possibile? Forse era un'allucinazione. Chiuse gli occhi e poi li riaprì. Il ragazzo era ancora lì.
  Gally.
  <<Che ci fa lui, qui?>> gridò Minho.
  <<Adesso siete al sicuro>> rispose la donna, come se non lo avesse sentito. <<Vi prego di stare tranquilli.>>
  <<Tranquilli?>> latrò Minho. <<E chi sei tu per dirci di stare tranquilli? Vogliamo vedere la polizia, il sindaco, il presidente... qualcuno!>> Alice si preoccupò di cosa potesse fare il ragazzo. Del resto anche tutti gli altri avrebbero voluto pestare di botte i Creatori.
  La donna strinse le palpebre e guardò Minho. <<Non hai idea di quel che dici, ragazzino. Mi aspetterei più maturità da qualcuno che ha superato le Prove del Labirinto.>> Il suo tono condiscendente sconvolse Alice. Non riusciva ancora a crederci.
  Minho fece per ribattere, ma Newt gli diede una gomitata nello stomaco.
  <<Gally>> disse Newt. <<Cos'è questa storia?>>
  Il ragazzo dai capelli scuri lo guardò. I suoi occhi si incendiarono di rabbia per un istante, mentre la testa tremava un po'. Ma non rispose. Avevano qualcosa che non andava. Era peggio di prima. Dovevano avergli fatto qualcosa, quelli.
  La donna annuì, come se fosse orgogliosa di lui. <<Un giorno ci sarete tutti grati per ciò che vi abbiamo fatto. Posso solo promettervelo e confidare che le vostre menti accettino. Se non lo fate, allora tutta questa faccenda sarà stata un errore. Tempi bui, signor Newton. Tempi bui.>>
  Da soffocarla.
  Fece una pausa. <<Ovviamente c'è un'ultima Variabile.>> Fece un passo indietro.
  Che?, si chiese Alice. Non ci stava capendo più niente. Si concentrò così su Gally. Tutto il corpo del ragazzo stava tremando, il viso di un pallore scialbo che faceva risaltare gli occhi umidi e rossi come macchie di sangue sulla carta. Le labbra si strinsero e la pelle intorno a loro si contorse, come se stesse cercando di palare, ma senza riuscirci.
  Alice non si accorse di aver fatto dei passi verso il ragazzo. <<Gally?>> chiese.
  <<Non ti avvicinare, Alice>> le disse Thomas da dietro.
  Le parole eruppero dalla bocca di Gally. <<Loro... mi controllano... io non...>> Gli occhi si gonfiarono e una mano salì alla gola, come se stesse soffocando. <<Io... devo...>> Ogni sua parola era un rantolo rauco. Poi si calmò, con il viso più disteso e il corpo che si rilassava.
  Poi il ragazzo portò un braccio dietro di sè ed estrasse dalla tasca posteriore qualcosa di lungo e luccicante. Le luci della stanza si rifletterono sulla superficie argentea di un pugnale dall'aria minacciosa che il ragazzo, ora, stringeva forte tra le dita. Con velocità inaspettata, fece un passo di rincorsa e scagliò il coltello in direzione di Thomas. Mentre lo faceva, Alice sentì un grido dalla sua destra, dietro.
  La lama mulinò. Alice si voltò indietro giusto il tempo per vedere Thomas impallidito.
  Un movimento verso di lui. Chuck si era tuffato davanti a lui. Alice poté solo rimanere a fissare la scena orrenda che si stava svolgendo.
  Con un tonfo umidiccio e rivoltante, il pugnale andò a sbattere nel petto di Chuck, affondandovi fino all'elsa. Il ragazzino urlò e accadde a terra, il corpo già preso da un tremito. Il sangue sgorgava color cremisi scuro dalla ferita. Le gambe presero a sbattere sul pavimento, i piedi scalciarono convulsamente, dando gli ultimi colpi prima della morte incombente.
  Thomas cadde a terra e prese tra le braccia il corpo tremante.
  Alice barcollò verso i due ragazzi. Voleva gettarsi a terra ma Minho la sostenne in tempo.
  <<Chuck!>> strillò Thomas. La sua voce era stridula. <<Chuck!>>
  Thomas tremava. C'era sangue dappertutto, e le mani del ragazzo più grande ne erano coperte. Gli occhi di Chuck si erano rovesciati all'indietro, lasciando vedere solo le orbite bianche. Il sangue gli gocciolava dal naso e dalla bocca.
  <<Chuck...>> ripeté Thomas, questa volta con un sibilo. Il ragazzo smise di contorcersi e si lasciò andare. Gli occhi tornarono alla loro posizione normale, si concentrarono su Thomas, si aggrapparono alla vita. <<Thom...mas>>  Una parola, udibile a malapena.
  <<Tieni duro, Chuck>> rispose Thomas. <<Non morire... Lotta. Qualcuno vada a chiamare aiuto!>>
  Nessuno si mosse. Ormai non si poteva fare nulla. Era finita.
  <<Thomas>> sussurrò Chuck. <<Trova... mia mamma.>> un colpo di tosse devastante gli scosse i polmoni, facendogli sputare sangue. <<Dille...>>
  Non finì la frase. Gli occhi si chiusero, il corpo si afflosciò. Esalò l'ultimo respiro.
  Alice si aggrappò con le mani alla maglia di Minho, portando la testa sul suo petto. Poi si lasciò andare. Lacrime e singhiozzi.
  Thomas si buttò in avanti, scagliandosi su Gally, annaspando con le dita come artigli. Preso dalla rabbia, incontrollabile, trovò la gola del ragazzo, prese a stringere, cadde a terra sopra di lui. Si mise a cavalcioni del suo torace, lo tenne fermo con le gambe per non farlo scappare. Cominciò a riempirlo di pugni.
  Nessuno si mosse per fermarlo. Alice voleva dirgli qualcosa ma la sua gola si era seccata. Non riusciva a pronunciare nulla. Si sentiva lontana. Vedeva i due ragazzi a malapena, con gli occhi rossi e pieni di lacrime. La testa le pesava e tutto stava girando.
  Thomas tenne giù Gally con la mano sinistra, spingendogli il collo a terra, e intanto gli riempì selvaggiamente il viso di pugni con la destra. Gally non reagiva, urlava soltanto. Dal suo viso iniziò a sgorgare del sangue.
  Minho aiutò Alice a raggiungere Frypan per aiutarla a rimanere in piedi. Aveva capito che non si sentiva bene. Poi lui e Newt presero Thomas per allontanarlo e lo tracinarono via mentre ancora si dibatteva con le braccia. Lo trascinarono sul pavimento e lui lottò contro di loro, dimenandosi, gridando che lo lasciassero stare.
Si divincolò dalla stretta di Newt e Minho e corse verso il corpo mollo e senza vita dell'amico. Lo afferrò, lo riprese tra le braccia ignorando il sangue, ignorando l'espressione impietrita della morte sul volto del ragazzino.
<<No!>> urlò Thomas. <<No!>>
Alice lasciò Frypan e gli si avvicinò. Gli mise una mano sulla spalla ma lui la scansò di dosso con uno scossone.
<<Glielo avevo promesso!>> gridò. <<Avevo promesso che lo avrei salvato, che lo avrei portato a casa! Glielo avevo promesso!>>
  La stanza era riempita solo dai singhiozzi addolorati e dal pianto di Thomas. Tutti i Radurai rimasero a guardare il corpo morto del più piccolo tra loro.
  Non si potè fare niente.

Alice in The Maze - Il LabirintoWhere stories live. Discover now