Capitolo 9 - L'effetto Dybala

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Un pulmino attende fuori dall'hotel, è giallo limone e con delle ruote belle grandi. Fumo una sigaretta mentre osservo il resto del gruppo, composto principalmente da famiglie con figli piccoli. L'itinerario di oggi sarà piuttosto tranquillo, faremo solo una sosta a La Caleta del Sebo, l'unica città abitata dell'isola. Ne approfitterò per comprare dei pensierini per i miei genitori e per Clara, oltre che per schiarirmi la mente.

La guida, una donna sulla cinquantina con un completo molto sobrio arancione fosforescente, fa segno di salire. Prendo posto negli ultimi sedili, accanto al finestrino, per potermi godere il panorama. Nessuno mi degna di uno sguardo e la cosa mi fa sentire sollevata, non ho voglia di parlare con nessuno. Qualcuno si siede nel sedile accanto al mio, ma neanche mi volto.

<<Che ci fai qui?>> dico afflitta, perché so perfettamente a chi appartiene questo profumo dolce e costoso.

<<Quello che fai anche tu Miss simpatia, un giro in città.>> risponde Dybala sarcastico.

Alzo gli occhi al cielo, tiro fuori dalla borsa le cuffiette con l'iPod e mi rintano nel mio mondo. Non voglio guardarlo, non voglio parlarci, non voglio apprezzare il suo profumo, non voglio affezionarmi, non voglio tremare come una foglia solo perché è seduto a pochi millimetri di distanza da me.

Dopo cinque minuti di viaggio in strade completamente sterrate, noto qualcosa di strano. Il ragazzo non ha mosso un muscolo, ed è rigido sul sedile come un piccolo ghiacciolo. Lo guardo apertamente, tolgo anche gli occhiali da sole, e noto il sudore colargli dalla fronte. Gli sfioro un braccio ed è completamente ghiacciato.

<<Cristo, ma tu soffri di mal di macchina!>> esclamo sorpresa, senza ottenere nessuna risposta.

<<Che ti ha detto il cervello, si può sapere? Sedersi dietro fa ancora più male! Avanti, andiamo.>> mi alzo e cerco di tirarmelo dietro.

Paulo passa dal bianco cadaverico ad una strana sfumatura di verde. Oh no, riconosco quello sguardo vuoto e quel colore. Non faccio in tempo a tirarmi indietro che mi ha già vomitato addosso. La guida ci raggiunge subito, fa spostare Paulo davanti e gli porge un bel sacchetto di plastica con dei fazzolettini.

Mi risiedo al mio posto, con la maglietta imbratta e un gran senso di disgusto. Armata di fazzoletti e bottiglia d'acqua cerco di ripulire al meglio la maglia, non avendone un'altra di ricambio. Se mi avessero detto che avrei avuto addosso il vomito di Paulo Dybala non ci avrei mai creduto, questo non lo avevi previsto eh Gianna?

Sorrido amara, e butto un occhio al ragazzo in questione. La sua nuca non è piegata in avanti, quindi credo stia meglio. Per fortuna dopo dieci minuti il pulmino si ferma e ci fa scendere. Il caldo è asfissiante, sistemo meglio il cappello a tesa larga e gli occhiali da sole, evitando di guardarmi la maglia. Devo assolutamente trovare un negozio che vende vestiti, in modo da liberarmene il prima possibile.

<<Mi dispiace, non mi era mai successa una cosa del genere. Sono mortificato.>> sussurra una voce roca. Paulo, ancora bianco come un cadavere, mi fissa la maglietta.

<<Un altra prima volta allora, mi sento quasi speciale.>> borbotto, guardandolo dalla testa ai piedi.

Vederlo stare male mi ha fatto preoccupare, vomito a parte si intende. Prima la pallonata, ora il vomito...forse dovrei riconsiderare l'idea del Santo in saccoccia.

La guida ci comunica che abbiamo due ore di tempo, prima di tornare al pulmino. Mi allontano subito, smaniosa di levarmi questa roba di dosso, per mia sfortuna Dybala mi viene dietro.

<<Che fai, mi segui?>> esclamo annoiata, non mi va di averlo intorno.

È bellissimo, probabilmente anche simpatico e carino, ed è per questo che lo reputo pericoloso. Andrebbe a minare la mia poca sanità mentale e non è il momento adatto per rischiarmela.

<<Si e no. In realtà vorrei solo farti compagnia e rimediare a...>> dice, indicando all'enorme macchia all'altezza del seno. Alzo gli occhi al cielo e lui mi affianca.

<<Smettila di combinare casini, sto arrivando a pensare che quello iellato sia tu e non io dopotutto...>> borbotto, fermandomi di botto davanti ad una vetrina con dei costumi da bagno.

Entro nel negozio incurante dei prezzi assurdi riportati sui cartellini, spero solo abbiamo il bancomat. Mi infilo nel camerino con un paio di capi, e alla fine opto per una canottiera rossa con una scollatura abbondante. Un po' mi sento a disagio, insomma, ho un seno prosperoso e con questi capi non mi sento mai a mio agio. Ma non c'è nient'altro che mi stia, quindi devo farmela andare bene per forza.

Dopo aver pagato e sistemato la  maglia sporca nella busta, vedo
Dybala seduto sulla panchina di  fronte. Gli avevo proibito categoricamente di entrare, e per fortuna, non aveva fatto storie. Vedo i suoi occhi soffermarsi sul seno, così incrocio le braccia al petto e lo guardo male.

<<Problema risolto, ora puoi fare ciò che devi. Ci vediamo.>> dico, prima di voltarmi ed andare via. Mi sto comportando da stronza, lo so, ma...ho paura. Ho bisogno di tenerlo a distanza.

<<Perché fai così? È irritante!>> sbotta, prendendomi per un braccio.

<<Qual è esattamente il tuo problema? Ti stai incaponendo solo perché ti ho detto di no?>> ribatto, sottraendomi alla sua presa. Il calciatore mi guarda come se fossi impazzita.

<<Cosa? No! Ok, forse un po' ma...>> non lo lascio nemmeno finire, gli do le spalle e faccio qualche passo prima che mi si ponga davanti.

<<Ma è una cosa nuova per me, mi intriga e dannazione! Ho buone intenzioni, volevo solo passare del tempo con te, con una persona che sembra non risentire "dell'effetto Paulo Dybala".>> ammette, abbassando il capo. È sincero, e lo apprezzo, però...Non lo so, passare del tempo insieme potrebbe dimostrarsi un arma a doppio taglio.

<<Fidati che ne risento anch'io, ma forse non nel modo che credi tu.>> borbotto, con le guance in fiamme. La parte della dura non riesco ad interpretarla per troppo tempo, così cedo. Dybala lo capisce e sorride speranzoso.

<<Mi sta bene. Che ne dici di fare un giro per la città insieme e poi bere qualcosa?>> propone, per la seconda volta nell'arco di poche ore. Nella mia testa si scatena una battaglia feroce, tra ciò che è giusto e ciò che desidero.

<<Eh va bene, ma solo perché insisti tanto. Potrei vantarmi anche di questo.>> lo prendo in giro, facendogli l'occhiolino.

Paulo si irrigisce prima di scrollare il capo, chiaramente divertito. Mi offre il braccio, come un uomo d'altri tempi, e con titubanza faccio aderire le dita al suo bicipite. Vicini, ci incamminamo per le stradine sterrate dell'unica città dell'isola, e in cuor mio spero di aver preso la scelta giusta.

Spazio autrice: le cose iniziano a farsi interessanti... Dybala si è leggermente esposto, ma basterà?
Ne saprete di più al prossimo capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate 😘🌌💎

Colpita da una stella 🌌 /// Paulo Dybala (Completa)Where stories live. Discover now