Capitolo 35 - The hurricane (parte 3)

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Non ci siamo più parlati.
Mi tocco con cautela la fasciatura sulla testa, avvertendo ancora dolore.
Con la coperta sulle spalle tremo per il freddo, in questo magazzino sembra pieno inverno.

Osservo la pioggia battere sul vetro della finestrella e il vento ulalare, l'uragano non è ancora passato. Poi con nonchalance butto un occhio al calciatore, che si trova con la schiena contro lo scaffale opposto. Ha le palpebre calate, un espressione tesa e sono certa che non stia dormendo.

<<Credi che durerà ancora a lungo?>> gli domando, spezzando di fatto il silenzio che stava diventando opprimente.

<<Si, secondo le previsioni potrebbe continuare così fino a sera.>> risponde secco. Sembra quasi infastidito.

Di norma mi sarei risentita ma sono troppo sconvolta per farlo. Siamo qui forse da un paio d'ore, e sembra passata un eternità, ma se ciò che ha detto è vero...
Oh mio dio...
Credo di essere vicina ad avere un attacco di panico.

<<Mi dispiace.>> dico di getto. La mia voce trema per il dispiacere, per la paura e per il senso di colpa.

Paulo non dice nulla, non risponde e non apre gli occhi. Nessun muscolo si muove sul suo volto ma stringe forte un pugno, segno che forse avrei dovuto rimandare le scuse a più tardi. Magari quando entrambi saremmo stati al caldo e al sicuro. Sospiro e chiudo gli occhi anche io.

Ripenso al bacio che ci siamo scambiati, alle sensazioni forti che mi ha lasciato e...sono combattuta. So che Paulo l'ha fatto per distrarmi, non per altro, però avrei preferito che non lo avesse fatto perché adesso rischio di essere dipendente da Paulo Dybala. Ed è ciò che volevo evitare fin dall'inizio.

Un lungo brivido mi scuote dalla testa ai piedi, la felpa bagnata mi si sta attaccando alla pelle senza fornire alcun aiuto. I pantaloncini perdono ancora acqua, li sento pesanti suoi fianchi. Così non posso andare avanti. Scosto la coperta, sfilo la felpa dalla testa facendo attenzione a non sfiorare la benda e resto in reggiseno. Sento un paio di occhi bruciarmi sulla pelle, mi volto ed affronto il calciatore.

<<Che stai facendo?>> chiede, turbato. Cerca di non guardami il seno, reprimendo una smorfia di disappunto.

<<Tenere addosso i vestiti bagnati è peggio, fa troppo freddo qui dentro.>> rispondo tranquilla.

Non sto facendo nulla di male, e di certo non lo sto facendo per attirare la sua attenzione. So per certo che sta pensando a questo, ad un mio tentativo di sedurlo. La sua espressione stranita me ne dà la conferma, e la cosa mi irrita non poco. Pensavo che ormai avesse capito, invece non ha capito un tubo.

Sbuffo, slaccio i bottoni dei pantaloncini ma non riesco a sfilarli da sola. Sento i muscoli tirare e di mettersi in piedi non se ne parla. Borbotto una parolaccia, mi maledico di nuovo e ingoio il mio orgoglio.

<<Sfilami i pantaloncini.>> dico, guardandolo con serietà.

<<Che cosa?!>> strilla, preso in contropiede. Sembra arrabbiato ma anche stupito. Neanche gli avessi chiesto di togliermi il reggiseno!

<<Non sto cercando di sedurti, uomo di poca fede! Mi hai guardato bene? Non sono nelle condizioni di fare nulla.>> esclamo, indicando le varie ferite. Non posso vedermi dall'esterno ma sono sicura di avere un aspetto orribile.

Paulo sembra sul punto di dire qualcosa ma ci ripensa, sospira e si avvicina. Forse ha capito che con la gamba fasciata non posso farcela da sola. Si mette in ginocchio, allunga le mani all'altezza dei mie fianchi e stringe i bordi dei miei pantaloncini con titubanza. È turbato, indeciso. Sollevo leggermente il sedere per aiutarlo e lui reagisce, sfilandomeli con delicatezza. Mentre la stoffa struscia contro la mia pelle arrossata, mi fissa dritto negli occhi.

Colpita da una stella 🌌 /// Paulo Dybala (Completa)Where stories live. Discover now