Capitolo 38 - Hai vinto.

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Per l'ennesima volta apro gli occhi e non capisco dove mi trovo, ma considerati i precedenti non dovrei stupirmi. Sono su un letto matrimoniale, fin qui nulla di strano, finché non noto che non è l'arredamento tipico dell'albergo. L'enorme finestra coperta da folte tende azzurre non sembra affacciarsi sulla spiaggia, ma a giudicare dai rumori forti si tratta di una strada trafficata.

Dove sono?
Cerco un indizio, qualsiasi cosa mi faccia capire dove mi trovo e il cuore mi si ferma quando sul comodino opposto trovo una serie di fotografie.
Ora non ho nessun dubbio, so esattamente dove sono, ma perché?

Scosto le coperte pesanti e metto i piedi nudi a terra, indosso una maglietta da uomo che mi arriva fino alle ginocchia e ho una fasciatura accurata sulla testa. Anche la gamba è stata trattata, e non mi fa poi così male. Riesco a stare in piedi da sola e questo è l'importante.

Faccio qualche passo e mi dirigo verso la porta ma mi blocco prima di aprirla. Fuori è in atto una discussione, di cui capisco poco.

<<Quello che stai facendo è da sconsiderati! Se ti scoprono...>> ringhia concitata una voce che non riesco a riconoscere.

<<Non lo faranno, perché non sto facendo proprio nulla.>> dice l'argentino, senza scomporsi.

<<Nulla?! Ti sembra nulla questo? L'hai portata a casa tua! Se qualcuno dovesse vederla...>> continua lo sconosciuto, ad un passo dal mettersi ad urlare. La sua frustrazione è palese.  

<<Lo so, ma non succederà. Siamo solo amici, ora non posso nemmeno avere amiche donne? No perché io in questo non ci vedo nulla di male.>> ribatte tranquillo, come se avesse giocato la carte vincente. Sta difendendo la mia presenza qui e probabilmente anche nella sua vita.

Sento le gambe tremare, la testa ferma al "siamo solo amici". Lo sento in loop nel mio cervello e quelle poche certezze che avevo crollano inesorabilmente. Ho frainteso tutto, ogni gesto e ogni parola. Accolgo l'amarezza che inizia a farsi largo nel mio cuore, perché uno come lui non potrà mai scegliere una come me. L'ho solo accettato troppo tardi.

<<Stai giocando con il fuoco, ma puoi ancora tirarti indietro.>> insiste il tipo, senza ricevere una risposta.

Poco dopo sento una porta sbattere con forza, e poi il silenzio. Qualcosa colpisce un muro, una parolaccia viene mormorata e in tutto questo riesco solo a sobbalzare. Dovrei allontanarmi dalla porta subito, ma resto immobile. Finché ovviamente la suddetta porta non si spalanca con un colpo secco.

<<Ma che...?!>> esclama Paulo, affermandomi per un braccio. Almeno non sono caduta come un pollo a terra.

<<Stavo per uscire.>> dico subito, sperando che mi creda. Non voglio che pensi che sia una che origlia, anche se lo sono.

Mi lascia andare con delicatezza, e butta un occhio alle mie gambe nude. Lo vedo deglutire e spostare lo sguardo altrove, ma io invece lo guardo bene. Ha il viso teso e due profonde occhiaie scure intorno agli occhi chiari, sembra parecchio stanco. Non se la sta passando bene a quanto pare.

<<Dovresti restare a letto invece.>> esclama lui, con le mani sui fianchi. Scuoto la testa, non se ne parla proprio.

<<No, ho bisogno di...beh, di andare al bagno.>> borbotto, evitando il suo sguardo diretto. Sto ancora digerendo le sue parole, perché sono dure da mandare giù.

Paulo non dice nulla, sento il peso del suo sguardo sulle spalle e sono certa che si aspetti una serie di domande che però non arrivano. Almeno non subito. Ho bisogno di tempo ora, oppure potrei dire qualcosa di stupido. Sbuffa ma mi guida fino ad una porta nera chiusa, dopo il salone.

Colpita da una stella 🌌 /// Paulo Dybala (Completa)Where stories live. Discover now