Capitolo 76 - Ex

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Faccio un giro fuori città, spingendo pesantemente il piede sull'acceleratore, la velocità mi è sempre piaciuta. Sfreccio veloce per le strade, il rombo del motore nelle orecchie. Basta poco per arrivare sui 150 km/h, e mi sembra ancora troppo poco.

Passo un ora a girare a vuoto, a scaricare la rabbia sulla strada, finché non mi convinco a darci un taglio, così non risolverò niente.
Rallento, faccio inversione e torno in città. Uno strano di gelo mi ha invaso il cuore, così freddo da non permettermi di provare dolore, né dispiacere. Non provo nulla che non sia gelida determinazione.

Controllo il cellulare e sorrido quando leggo un messaggio secco, proprio quello che volevo. Rispondo al volo e parcheggio la macchina in bella vista, non mi interessa se attirerò l'attenzione, anzi, tanto meglio. Mi dirigo verso l'entrata della clinica, ancora con qualche giornalista appostato in giardino. Si illuminano mentre mi riconoscono.

<<Vuole rilasciare una dichiarazione? È vero quello che dice Dybala?>>

<<Si fermi, dica qualcosa!>>

<<Racconti la sua verità!>>

Urlano tutti insieme, le telecamere accese. Scuoto la testa, non ho niente da dire. Sfoggio un sorriso candido, da chi non ha passato le ultime ore a piangere e a maledire la propria stupidità. Che riprendano questo.
Entro in clinica e mi dirigo nella nuova ala in cui hanno spostato nonno, ormai cosciente.
Nei corridoi le persone mi osservano sfacciatamente, una ragazza tira fuori il cellulare sicuramente per fare una foto o un video.

<<Fossi in te non lo farei.>> esclama una voce bassa e ruvida, che fa sobbalzare la ragazza.

Sorrido sotto i baffi mentre osservo la tizia far sparire il cellulare nella borsa e guardare da un altra parte.
Il ragazzo avanza sicuro di sé, la schiena muscolosa dritta in tutta la sua lunghezza. Dal suo metro e novanta può incutere soggezione se non timore, ma è qui proprio per questo. In pantalone nero e maglione a collo alto abbinato mi squadra dalla testa ai piedi con un pizzico di malizia, poi mi fulmina con un occhiataccia.

<<Avresti dovuto aspettarmi nel parcheggio.>> mormora piano, mantenendo una distanza dignitosa.

<<Sai che soffro nel rimanere ferma senza fare niente.>> gli rispondo, alzando le spalle.

<<Vedo che gli anni passano ma certe cose non cambiano mai eh?>> ribatte, con un mezzo sorriso. Un sorriso che sa di guai.

Mi chiedo se abbia una ragazza o se continui ad andare in giro a spezzare cuori, forse ha messo la testa apposto o forse no. Più lo guardo più mi rendo conto che Adriano è uno spirito libero, impossibile da incatenare. Con la sua pelle ambrata, gli occhi dorati e i capelli neri è bellissimo ed impossibile da non guardare.

Il ragazzo mi si affianca e insieme raggiungiamo l'ala del nonno, con Adriano accanto sono pochi quelli che osano fissarmi troppo a lungo. Esattamente l'effetto che volevo ottenere. La sala d'aspetto è vuota, dei miei parenti non c'è nessuno. Meglio così, non ho voglia di starli a sentire né di spiegare niente. Non parlerò di lui nemmeno sotto tortura.

<<Per quanto avrai bisogno di me? E poi, il vecchio lo sa o stai cercando di fargli venire un altro infarto?>> esclama il moro, indicando la stanza chiusa con il pollice.

Tra Adriano e nonno non corre buon sangue, lo sopporta solo perché è mio amico e perché è bravissimo nel suo lavoro. Ma non lo vuole fra i piedi, di solito lo lascia gestire la sua sicurezza da lontano, preferendo qualcun'altro di persona. Forse ce l'ha ancora con lui per quella vecchia storia del quasi scandalo, dopotutto mi aveva appoggiata.

Colpita da una stella 🌌 /// Paulo Dybala (Completa)Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang