Capitolo 61 - Il sapore di un addio

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Si, sono di nuovo in giro nel cuore della notte. La palestra è chiusa e per il nervoso ho tentato di aprirla con una spallata, ma non è servito a niente se non a procurarmi un bel livido. Giro per i corridoi, la hall è silenziosa e con le luci soffuse, il bancone è vuoto. Addio superalcolici e probabile sbronza.

Mi butto su una poltrona, con le spalle incassate e l'eco dei miei pensieri. Non so nemmeno esattamente cosa provo, divisa tra il rammarico, la rabbia e l'incredulità. Ripercorro l'intera conversazione con Clara e non capisco cosa sia andato storto. Il silenzio è troppo opprimente. Agitata, mi alzo ed esco fuori. Invece di sedermi a terra, a riva, mi lascio cadere su una sdraio in prima fila.

Sono sempre stata del parere che se qualcosa va male la prossima andrà bene, ma sta volta sta andando tutto più che male. La situazione peggiora e non so cosa fare o come risollevare tutto. L'unica persona che mi è rimasta su quest'isola è Bernardeschi, almeno lui mi parla ancora. Non voglio nemmeno pensare a Paulo, è meglio metterci una pietra sopra.

<<Le vecchie abitudini non muoiono mai.>> esclama una voce maschile, qualche metro più indietro.

Che ci fa qui?
Oh già, abbiamo entrambi problemi a dormire.
Non rispondo, mi passo una tra i capelli scompigliati e mi alzo.

<<Dove vai?>> chiede allarmato Paulo, posando le mani sullo schienale della sdraio.

<<Mi sposto, non mi va di discutere o di sentire cattiverie, non stasera, ne ho già sentite abbastanza.>> rispondo cheta, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime. Non voglio piangere davanti a lui.

Cala il silenzio, Paulo resta fermo dov'è senza dire una parola. Così mi muovo e lo lascio lì. Sento ancora l'eco delle stilettate inflitte dalla mia amica, e mi obbligo a non versare nemmeno una lacrima. Si sistemerà anche questa. Se ci auconvinciamo magari alla fine ci crediamo, ma la vedo dura.

<<Ehi! Aspetta!>> grida il calciatore, correndomi dietro.

<<Che vuoi?>> sbotto, incapace di calmarmi. Lo affronto, le braccia intorno al corpo come per proteggermi e il dolore sul viso.

<<Che significa "ne ho già sentite abbastanza"?>> chiede, con le sopracciglia aggrottate.

<<Niente, ora devo andare.>> borbotto, indietreggiando.

Ma il ragazzo non vuole cedere, si avvicina ancora di più e azzarda una carezza veloce sul braccio. È delicato, incerto, quasi potessi fuggire da un momento all'altro. Mi immobilizzo, troppo stupita per muovere un muscolo.

<<Chi ti ha detto cose brutte Europa?>> domanda, con un tono di voce così duro da risvegliarmi. Ritiro il braccio, tranciando di netto il contatto.

<<Dovrei farti una lista, e potrebbe volerci tempo.>> rispondo amara.

Paulo alza un sopracciglio, si morde un labbro e credo stia pensando a qualcosa. Quando fa così fa persino più paura del normale, perché se pensa significa che ciò che ne verrà probabilmente non mi piacerà.
Non capisco nemmeno perché stia perdendo tempo con me, non dopo quello che mi ha detto.

<<Se è per quello che ti ho detto...>> inizia, scegliendo con attenzione le parole.

Quasi scoppio a ridere, crede davvero che ruoti tutto intorno a lui. Non nego che una parte del mio cuore si sia sgretolata, che provi un profondo senso di smarrimento ma in fondo dovevo aspettarmelo. Con Paulo sapevo fin dall'inizio che sarebbe finita, e sono stata una stupida a lasciarmi andare troppo e ad innamorarmi di lui. È stata una mia leggerezza e ora ne pago le conseguenze.

Colpita da una stella 🌌 /// Paulo Dybala (Completa)Where stories live. Discover now