26

192 16 9
                                    

Felix pov's
"FERMO, TU E IL TUO COMPAGNO NON ANDRETE DA NESSUNA PARTE, DATO CHE MI AVETE DISUBBIDITO ORA PULIRETE TUTTA LA PALESTRA COSÌ POTRETE STARE SUL PAVIMENTO TUTTO IL TEMPO CHE VOLETE, CONTENTI?" Disse il professore rivolgendosi a Changbin.

"Ma è stato solo un incidente!" tentai di convincerlo sfortunatamente però invano.

"NON MI IMPORTA, VI SARESTE DOVUTI ALZARE NEL MOMENTO ESATTO IN CUI VI AVEVO DETTO DI FARLO." fu crudele da parte sua, il pavimento era parecchio sporco e tutta la stanza era molto in disordine, c'erano palloni e coni dappertutto.

"Un momento signore, noi abbiamo lezione nella prossima ora, non possiamo stare qui." lo avvertì Changbin.

"PARLERÒ CON LA VOSTRA PROFESSORESSA, SONO SICURO CHE CAPIRÀ." sinceramente rimasi un po' sconvolto e preoccupato, come avrebbe spiegato la situazione?

Prima di uscire ci diede uno straccio, paletta, scopa e un cestino dove buttare tutto quello che non serviva. Cominciai con il raccogliere i coni e disporli tutti in un'unica pila.

Tra me e Changbin si era creata una situazione di totale silenzio, l'unica cosa che si poteva udire era il suono dei palloni che venivano spostati e dello straccio che veniva passato sul pavimento, almeno una sola parola non l'avrebbe ucciso.

"Se ti fossi alzato con più velocità ora non saremmo qui." gli dissi giusto per parlare ma anche perché volevo sapere il motivo per il quale aveva impiegato mezz'ora ad alzarsi da sopra di me.

"Come scusa?" Mi rispose in modo sfacciato girandosi verso di me. "Ho detto, che se ti alzavi con più velocità ora non saremmo qui a pulire tutto questo casino." gli ripetei guardandolo.

"Ora sarebbe mia la colpa?" Mi disse avvicinandosi.
"Certo che è tua, di sicuro non di mia nonna." gli risposi spostandomi da un'altra parte.

"Senti se il tuo amichetto non mi avesse spinto, non sarei caduto quindi la colpa non è mia, Mr. Capelli Finti." continuò sfottendomi.

"Io almeno sono alto e non mi faccio comandare da una ragazza." non ero uno di quelli che avevano sempre la battuta pronta e a cui piace litigare anzi, non sapevo mai cosa dire e sentire le persone litigare mi metteva a disagio ma ora ero più che determinato a rispondere a tutto quello che mi diceva.

"La tua altezza non vale niente, sono comunque più forte di te e poi chi te l'ha detto che mi faccio comandare da una ragazza?" Anche lui sembrava parecchio determinato nel rispondere ma più che sembrare minaccioso appariva come un nano arrabbiato, uno di quelli che non riesci a prendere sul serio neanche se ti puntano un coltello contro.

"Ti sbagli, è la mia altezza che vale più della tua forza e comunque lo so perché ti vedo tutti i giorni con quella tizia strana che ti da comandi come fossi il suo cane."

Mi accorsi di aver un po' esagerato con l'argomento ragazza perché all'improvviso mi sbattè al muro per poi dirmi "1) non devi più dire cose non vere sul conto della mia ragazza e 2) questa è la dimostrazione che la tua altezza non vale niente."

Mi sentii così imbarazzato in quel momento. La sua faccia era così vicina alla mia e mi guardava negli occhi come se stesse cercando qualcosa, ma non aveva la minima intenzione di spostarsi.

Cercai di non pensare a niente, tentai di rispondere in modo più convincente possibile. "1) potevi scegliere qualcuno di migliore, 2) levati se non vuoi pulire l'intera scuola."
Lui sentendo le mie parole si irritò maggiormente però si tolse da davanti a me e questo mi bastava.

Non mi disse più niente per una buona manciata di tempo, avevamo concluso il nostro lavoro e l'unica cosa che mi rimaneva da fare era riportare scopa e paletta nello sgabuzzino. Posai entrambi gli oggetti al loro posto e dato che lì venivano tenuti tutti gli attrezzi usati in palestra ne approfittai per dare una 'sbirciatina' al tutto.

Mi avvicinai ad uno scaffale per prendere una scatola contenete palline da tennis, ma non feci neanche in tempo ad arrivarci che inciampai su un cerchio finendo col buttarmi addosso delle staffette in ferro e cadere a terra; sentivo il braccio dolorante e non riuscivo a muoverlo.

"Sei un tale idiota." mi disse una voce alle mie spalle.
"Grazie tante dell'aiuto." gli risposi sarcastico.
"Di niente." continuò per poi lasciarmi lì da solo.

"Dove stai andando?" Gli chiesi arrabbiato, mi stava davvero lasciando lì da solo con un braccio mezzo andato!?

"A prenderti del ghiaccio, scemo." mi rispose. Mentre non c'era tentai di alzarmi ma il dolore aveva la meglio. Spostai una staffetta finita sotto di me e neanche il tempo di rigirarmi che mi trovai Changbin davanti.

"Ti piace così tanto finire per terra?" Disse ridendo e sedendosi davanti a me.

"Ha ha ha molto divertente, devo ricordarti che sei tu ad essermi caduto addosso? E poi sono scivolato, tutto qui." gli spiegai.

Mi fece una smorfia per poi domandare dove mi ero fatto male.
"Ho sbattuto il braccio, fai piano che mi fa male." lo avvertii.

"Sei proprio un ragazzino!" esclamò mentre mi alzava delicatamente la manica della felpa.

Potemmo entrambi vedere l'abbastanza grande livido che mi ero procurato, ci posò sopra il ghiaccio e poi ci premette un poco con la mano sinistra. Portò invece la mano destra sul mio volto, spostò una ciocca e con il pollice cominciò ad accarezzare un punto preciso sulla mia guancia.

All'inizio non capivo il perché di quel gesto, poi però vidi che sul suo dito c'era del sangue. "E QUELLO DA DOVE È USCITO? È MIO? COS'HO IN FACCIA?" cominciai letteralmente a delirare per una semplice macchia di sangue.

"Calmati bambino, hai solo un taglietto sotto l'occhio." tentò di calmarmi.

"Quando è arrivato lì?" Pensai ma troppo ad alta voce.

"Come? Non lo sapevi? Ha preso l'aereo ieri ed è atterrato poco fa." rispose ridacchiando mentre mi metteva un cerotto su quel taglio uscito dal nulla.

"Non sei divertente e comunque, perché tutto d'un tratto sei così particolarmente gentile? Tu non sei la stessa persona di prima che blaterava cose inutili. Sei un'impostore!" Dissi scherzando ma a quanto pare gli piaceva davvero tanto mettermi a disagio.

"Chi è che blaterava cose inutili? Ho detto solo la verità." mi rispose prendendomi poi per il mento ed avvicinandomi a lui.

"Che...Che stai facendo?" Chiesi parecchio imbarazzato.

"Guardavo le tue lentiggini, sono carine." si complimentò per poi riavvicinarsi.

Questa volta però era molto più vicino, diciamo che riuscivo a sentire il suo respiro sulle mie labbra. Sentivo la faccia andarmi a fuoco, perché avevo questa reazione con lui? Andiamo ci sono sette miliardi di persone perché proprio lui?

Venni risvegliato dai miei pensieri da qualcuno che sembrava soffocare.

"CHE COSA HO VISTO!?" Urlò quello che capii essere Chan in compagnia di mia sorella.

"Ci dispiace interrompervi ma Felix deve andare a fare una visita medica." spiegò.

"CHE COSA HO VISTO!?" continuò a ripetere Chan urlando il tutto ai quattro venti.

"CHE COSA TI È SUCCESSO E CHE COSA HO VISTO!?" Mi chiese sempre lui guardandomi il braccio e poi la faccia.

"Tranquillo è stato solo un incidente." spiegai tranquillizzandolo ma lui non mi ascoltò.

"CHE GLI HAI FATTO?" urlò contro Changbin che non tardò a rispondere.

"Io non gli ho fatto niente, anzi, senza di me starebbe ancora steso a terra."

Mentre loro erano impegnati a discutere, mia sorella ed io eravamo già usciti da lì.

Sapevo che ora mi sarei dovuto sorbire Rachel e le sue domande del tipo chi era lui eh? È il tuo nuovo ragazzo?

Sapevo anche che appena mia madre sarebbe venuta a saperlo invece che preoccuparsi per il mio braccio, si sarebbe preoccupata di più per la mia vita sentimentale.

Di una cosa ero certo però, cioè che non era più odio quello che provavo nei confronti di Changbin, e ora mi rimaneva da capire solo cos'era quell'emozione che aveva preso il suo posto.

~FLY TO THE SKY~Where stories live. Discover now