11. «Che cosa siamo io e te?»

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Taehyung.







Io e Hoseok atterrammo con 40 minuti di ritardo a causa di una bufera di neve. Il mio amico si rese subito conto di quanto fossi agitato perché temevo di non riuscire ad arrivare in casa in tempo e non volevo che Geikei dovesse aspettarmi fuori da casa mia al freddo.

"TaeTae calmati, ce la facciamo con i tempi. Non ti ho mai visto così agitato, deve piacerti proprio tanto."

"Senti, è da più di una settimana che non lo vedo."

"Tieni il conto dei giorni?"

"Hoseok-ah..."

"La situazione peggiora di giorno in giorno."

Scossi la testa ridendo. Mi aveva preso in giro per tutto il viaggio, soprannominandomi ragazzo innamorato ed ero davvero felice del fatto che fosse riuscito a mettere da parte il suo lavoro e ascoltarmi quando gli parlavo di Geikei.

Chiesi al taxista di accompagnare a casa prima me e mi precipitai dentro la mia dimora proprio mentre l'orologio nell'entrata scattava sulle 14. Avevo poco meno di un'ora per darmi una lavata, sistemare la valigia e chiamare Imane per dirle che poteva prolungare le sue vacanze ancora per un paio di giorni.

Dopo essermi sistemato guardai di nuovo l'ora e cominciai a sentire l'ansia salire dal momento che mi aveva promesso che sarebbe stato puntuale e di conseguenza sarebbe arrivato da un momento all'altro. Mi sentivo di nuovo un ragazzino emozionato per il suo primo appuntamento quando in realtà avrei potuto stare tranquillo perché ormai lo conoscevo ma avevo deciso che avrei lasciato a lui le redini per una volta.

Nell'ultimo periodo ci aveva provato più del solito ad avvicinarsi e credevo avesse anche provato a baciarmi ma non ero sicuro di aver interpretato bene le sue intenzioni. Non sapevo cosa provasse per me, non sapevo se gli ero mancato, non capivo se da me volesse solo sesso o se anche per lui fosse di più. Sapevo solo che volevo godermi quel pomeriggio in sua compagnia e mi sarei sciolto, gli avrei permesso qualsiasi cosa perché per troppo tempo avevo resistito, cercando di mantenere un rapporto professionale finchè eravamo in ufficio ed obbligandomi a non invitarlo più a casa mia ma ero arrivato ad un punto in cui volevo solo riempirmi la testa e il cuore di lui e avrei semplicemente lasciato andare ogni mia inibizione.

Il campanello suonò e io scattai in piedi. Feci aprire il cancello automatico grande e lo aspettai sulla porta. Mentre lo guardavo camminare verso di me con quel sorriso sulle labbra pensai a cosa mi stava succedendo per essere così preso da un ragazzino di appena 18 anni.

"Ciao, Signor Kim." Si inchinò e io gli scompigliai i capelli ridendo.

"Entra che fa freddo."

Ci sedemmo sul divano.

"Allora, racconta. Com'è Singapore?"

"C'era il sole, faceva quasi caldo infatti sono rimasto scioccato quando ho saputo che il volo era il ritardo perché qua in Corea nevicava."

"Si, ha fatto davvero freddo in questi giorni. Dimmi altro."

Recuperai la memoria della macchina fotografica e la inserii nel computer per fargli vedere alcune fotografie. Mi fece i complimenti per la tecnica e mi disse che aveva frequentato un corso extrascolastico di fotografia alle scuole medie ma non aveva mai potuto effettivamente permettersi una macchina fotografica professionale.

"Ora potresti comprartela però." Gli feci notare.

"Si, vero ma non saprei usarla." Rispose.

"Ti insegno io come fare. Se vuoi possiamo andare a cercarla insieme." Non so come mi uscì questa frase, forse ero stato troppo avventato infatti lui si girò a guardarmi con gli occhi sgranati.

Be my rich bitch│taekookWhere stories live. Discover now