27. «Devi togliertelo dalla testa.»

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warning: presenza di una minuscola scena che potrebbe infastidire.









Jungkook.







Avevo concluso gli esami con un bel 82/100 e avrei dovuto esserne soddisfatto dal momento che non avevo frequentato la scuola per più di un mese rischiando la bocciatura eppure non provavo assolutamente nulla. L'apatia aveva preso il completo possesso di me, non mi ricordavo neanche più quand'era stata l'ultima volta che avevo sorriso, che mi ero sentito bene o che mi ero divertito.

Dopo il processo contro Taehyung mi ero chiuso ancora di più in me stesso perdendo qualsiasi contatto con la realtà. L'estate era cominciata da appena una decina di giorni e in tutto quel tempo io non avevo né visto né contattato neanche Jimin. Non che negli ultimi tre mesi di scuola avessi avuto un buon rapporto con lui, per mia volontà l'avevo semplicemente chiuso fuori, allontanandolo sempre di più fino a diventare quasi estranei.

Era come se avessi creato un armadio dentro al mio cuore e nella mia mente costituito da mille cassetti e in ogni ripiano avevo rinchiuso un pezzo di me: i miei sentimenti per Taehyung, Fukuoka, il nostro primo appuntamento, tutti i bei momenti passati con lui e poi la mia amicizia con Jimin, il nostro primo bacio, le vacanze insieme alle nostre famiglie, le gite scolastiche. Avevo chiuso li dentro anche la simpatia che provavo per Yoongi, Hoseok, Jin, RM (che avevo scoperto chiamarsi Namjoon) perché tutto mi ricordava lui e io volevo solo dimenticare. Avevo preso il lucchetto più grande mai esistito e avevo sigillato anche il Jungkook allegro, spensierato, un po' timido e un po' spavaldo.

Vivevo nell'ombra di quello che ero stato, accompagnato dalla mia oscurità che più passavano i giorni e più prendeva possesso del mio corpo e del mio essere.

Fingevo e mentivo a mia madre per uscire un paio di ore al giorno, recarmi nella parte più malfamata di Busan e comprare l'eroina in cambio di prestazioni sessuali.

Si, c'ero ricaduto un po' perché lo volevo, un po' perché i trattamenti di disintossicazione e gli antidepressivi mi facevano più male che bene e un po' perché fondamentalmente ero debole, fisicamente ed emotivamente.

Avevo scoperto che esistevano anche le pasticche di quella sostanza così non avevo dovuto imparare a bucarmi da solo col rischio di farmi male o incorrere in qualche infezione. Ero perfettamente consapevole che più ne ingerivo e peggio era perché il principio base di quella nuova forma di eroina era dare un piacere immenso per la prima ora, facendomi stare tranquillo e in pace con me stesso, mi inibiva i pensieri negativi e mi donava pace ma quando l'effetto passava, venivo travolto da tutto ciò che era stato messo in pausa, ricadendo in una profonda depressione ed è per questo motivo che gli antidepressivi non erano serviti, non erano abbastanza forti per contrastare questo potente veleno.

Ed è proprio nei sobborghi di Busan che stavo camminando in quel momento, cercando il mio spacciatore di fiducia.

"Geikei."

Mi fermai, voltandomi lentamente. Avevo mantenuto quel nome d'arte che aveva dato inizio a questo incubo.

"D.K." Risposi al saluto, avvicinandomi.

"Puntuale come tuo solito."

"Dammela, per favore. E dimmi cosa vuoi in cambio."

Lui estrasse la bustina trasparente contenente le solite cinque pasticche che mi sarebbero bastate per qualche giorno. Ero solito ingerirne una al giorno, due al massimo quando passavo dei momenti particolarmente difficili. Non volevo esagerare, volevo solo stare bene e non pensare per almeno un paio di ore al giorno.

"Fa troppo caldo oggi per scopare, non mi va di sudare." E mi allungò la bustina che io presi e riposi con cura nella tasca anteriore dei miei jeans.

"Quindi come te la pago questa?"

Be my rich bitch│taekookWhere stories live. Discover now