𝚂𝚙𝚎𝚌𝚒𝚊𝚕𝚎 𝚄𝚗𝚘

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>Jimin<






Mi rigirai tra le sue braccia e lo sentii stringermi ancora più forte. Eravamo ancora nudi sotto le coperte e potevo percepire la sua pelle calda a contatto con la mia. Con una mano mi stava accarezzando dolcemente il fianco, donandomi quella sensazione a metà tra il solletico e il rilassamento.

«Non addormentarti.» Mi disse dolcemente ma io non reagii. «Jimin.» Appoggiò la sua testa più contro la mia, strusciando il naso sulla mia nuca. «Non puoi dormire qui, lo sai.»

«Lo so.» Mugugnai, intrecciando le nostre dita insieme. «E tu lo sai che non potresti riaccompagnarmi fino a casa, non dovresti conoscere il mio indirizzo.»

«Lo so ma non mi fido a lasciarti andare da solo a queste ore.»

Mi rigirai, finendo finalmente faccia a faccia con lui. Gli accarezzai la testa, intrecciai le nostre gambe insieme e la sua mano riprese a solleticarmi il fianco.

«Quanto sei protettivo.» Sussurrai.

«Solo con te.»

Azzerò la distanza e mi baciò.

Escludendo la prima volta, durante la quale c'era andato piano, avevamo fatto le cose con calma e aveva rispettato i miei tempi, dal secondo incontro in poi era sempre stato abbastanza rude ma ovviamente quel rude eccitante. Gli piaceva mordermi le labbra invece che baciarmi, gli piaceva prendermi da dietro per tenermi stretto per i fianchi. E la cosa che più di tutte piaceva a me, era che in ogni caso non perdeva mai occasione per prendersi cura di me.

Per quanto io fossi la puttana e lui il cliente, col passare dei mesi avevamo instaurato un rapporto quasi di amicizia. Mi piaceva parlarci, ragionarci, mi dava il punto di vista di una persona adulta, mi diceva frasi e opinioni che spesso io neanche prendevo in considerazione.

Yoongi mi piaceva. Come persona. Come cliente.

E niente di più.

Perché non potevo provare niente di più, non potevamo essere niente, dovevo cercare di restare il più professionale possibile perché se mi fossi lasciato andare con lui, poi non sarei più stato in grado di tenere a bada i miei sentimenti.

Però quella sera era stata diversa.

Era venuto a prendermi a scuola, mi aveva preparato il pranzo, avevamo chiacchierato. Io poi mi ero messo a studiare disteso sul tappeto del suo soggiorno mentre lui suonava qualche dolce melodia al piano, aiutandomi a mantenere la concentrazione. Ma dopo due ore di intenso studio, avevano cominciato a mancarmi le sue mani su di me, le sue labbra su di me. Mi mancava lui anche se era ad appena un paio di metri di distanza.

Lo avevo tentato, distendendomi sulla schiena, divaricando le gambe e portando le mani in alto per fare in modo che la mia maglia si alzasse, rivelando il mio stomaco piatto. E lui si era disteso al mio fianco, con maestria aveva sbottonato i miei jeans e aveva infilato una mano dentro ai miei boxer.

L'avevamo fatto per terra, inaugurando il nuovo tappeto che si era fatto arrivare appena un paio di giorni prima dalla Persia. Quel tappeto probabilmente costava più del pianoforte che stava suonando fino a qualche minuto prima eppure non si era posto il problema e quando glielo avevo fatto notare, lui aveva risposto che io ero più prezioso di qualsiasi altro oggetto avesse in casa.

Mi faceva sentire in imbarazzo quando mi diceva frasi del genere, non sapevo mai realmente come rispondere o come reagire.

Vedevo in media cinque o sei clienti a settimana ma nessuno era mai stato in grado di farmi sentire come Yoongi.

Be my rich bitch│taekookWhere stories live. Discover now