Dopotutto [kth ; jjk]

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"Jungkook!" dissi, correndo verso di lui, salendo sulla stessa filovia.
"Ciao Nam" socchiuse gli occhi, simpatizzando, accentuando un sorriso pacato.
"È da un po' che non ci sentiamo"
"Va tutto bene?" domandai, continuando.
Qualcosa stava andando storto, chiusi gli occhi e ragionai su quanto Jungkook passò e di quanto ancora dovrà passare. Del fatto che se non ha qualcuno con cui parlare, sfogarsi, ammirare panorami, scegliere delle vie rette, non saprà mai dove cadere.
Se sul piombo o sull'erba.
Lo ammiravo affranto, chiuso, spento.
Stava per finire un altro ciclo, il suo, prima del previsto. Le uniche cinque persone che lo aiutavano erano Taehyung, i suoi genitori, Yoongi e Hoseok.
Facile, no? Tutti che si sforzano così tanto a capire lo stato d'animo di una persona, quando in verità basta soltanto girare la manopola della fantasia e della realtà.
"Sì!" propose, girandosi verso il mio sguardo per qualche decimo di secondo.
"Ed il lavoro?"
Tasto dolente, non è vero Jungkook?
"Bene" si stava innervosendo, la sua gamba si muoveva rapidamente, più veloce che al cullare del filobus.
"A che fermata scendi?" non avevo più voglia di stressarlo, stava andando a lavorare dopotutto.
"La prossima" si fermò.
"E tu?" domandò, continuando la conversazione.
"Io devo andare verso la campagna"
"E perché?" chiese lui.
"Mi sono trasferito a casa di mio nonno, quando decedette mi diede in eredità la sua villa"
"E poi" deglutì.
"È da un paio di giorni che vedo un ragazzo sempre seduto sopra una collina, vorrei parlargli, nessuno passa mai da quelle zone" dissi.
"Magari un giorno me lo presenti" propose, accingendo ad un sorriso sforzato.
"Jungkook sei sicuro di stare bene? Sei pallido"
"Veramente?!" si spaventò.
"Mi ucciderà" disse lui, sottovoce.
"Chi ti ucciderà?" domandai all'aprirsi delle uscite.
"Cosa?" ripropose.
"Chi ti ucciderà?" chiesi, di nuovo.
"Scusa Nam, devo correre!" le porte si chiusero.
Lo osservai.
Smise di correre quando l'autobus cambiò strada.