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Ultima mattina, ultima consegna di cibo a Yeontan. Sentiva che c'era qualcosa che non andava, quando mi chiedeva di giocare ed io sorridevo, si fermava per qualche secondo e scuoteva un po' la testa da entrambe le direzioni. Volevo soltanto abbracciarlo e dirgli, anche se non riusciva a capirmi, quanto lo amassi. Ostentavo all'inizio, non volevo affezionarmi, non volevo cadere nei suoi dolci occhi e scoprire quanto affetto riusciva a darmi. Non volevo affezionarmi semplicemente perché non volevo cadere di nuovo nella trappola della perdita, di vederlo andare prima di quanto in verità doveva dare al mondo. Era così piccolino, gracile, pelosetto, ingenuo. Ma oggi dovevo lasciarlo, lo facevo per me, per Jungkook, per renderci felici, questo mondo non aveva più un posto per entrambi.
Chi sarà in grado di piangere pensando a noi?
Nessuno!
Quindi che importanza ha voler rimanere quando nessuno ha darti l'amore che hai bisogno?
Non avevo intenzione di dedicargli più di qualche minuto, mi sarei messo a piangere e non ne avevo voglia. Così chiusi la porta, aprii le finestre e, mettendomi le cuffie per non sentirlo piangere, mi buttai sul letto intento a leggere.
Sono dislessico ma ci provo lo stesso, perché mi piace sfidare me stesso e non so se nell'altro mondo esistono i libri.
James Joyce, Edgar Allan Poe, Oscar Wilde, erano i miei preferiti, riuscivo a stare più attento, cercando di concentrarmi e riflettere la fantasia o riflessione della storia nei particolari violenti della vita reale.
Non era facile, non era per niente facile ma, amavo studiare, amavo quando entrava quella brezza primaverile dentro la stanza, riempiendo i polmoni d'aria fresca.
Da quando mio padre morì, non riuscii mai a lasciare qualche finestra chiusa, ogni volta, in pubblico, cercavo sempre una scusa pur di aprire anche uno spiffero. Dovevo sapere che cosa stesse accadendo attorno a me, alcune volte soffrivo di attacchi d'ansia e, nonostante il sudore, cercavo di trovare una via di fuga. Mia madre la reputavo gentile, dopotutto non sapeva della mia dislessia, mi comprava libri che io però regalavo alla gente, come feci con Jungkook quel giorno per rompere il ghiaccio.
Fu divertentissimo il giorno dopo, quando venne da me, con il libro in mano, a riconsegnarmelo. Feci il serio, l'impostato, il presuntuoso, quando in verità sapevo anch'io che da lì a poco sarebbe stata la persona più importante degli ultimi mesi.
Si fecero le cinque di sera inoltrate e, con Jungkook, decidemmo di incontrarci nel punto in cui campeggiammo, sopra quell'altura, sotto quel fiume.
Portai con me i dischi in vinile di mio padre.
Strappai un pelo di Yeontan e, mettendolo in tasca, lo fissai, scodinzolò, sorrisi, lui tirò fuori la lingua, scosse la testa e saltellò.
Salutai con la mano, chiusi a chiave la porta, infilai un croccantino sotto l'anta e, sentendolo sgranocchiare, uscii dal cancello.

Dopotutto [kth ; jjk]Where stories live. Discover now