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Non proferii parola, rimasi fisso ad osservare il pavimento coperto di rosso sangue. Il capo, prima di andarsene, mi diede uno schiaffo, mi ordinò di pulire tutto e di comprare dei nuovi bicchieri, così che non possano più scivolarmi dalle mani.
Pensai a Taehyung, mi preoccupai, piansi, ammirai il vuoto e poi decisi di pulire il pavimento.
Il sangue, proprio quando appoggiai il mocio sulla pozza rossa, gli estremi del tessuto si impregnarono di liquido. Chiusi gli occhi, mi tappai il naso e aggiunsi qualche goccia in più di acqua a terra, dai miei occhi. Ogni goccia, ogni rimbombo della dipartita della goccia, era una sconfitta da parte della mia felicità. Cercavo di trovare un modo per osservare quello che stessi facendo senza rovinare il pavimento, senza che rimanga macchiato per sempre. L'odore di ferro era consistente, mi rifugiai in bagno a rimettere più volte. Ripensavo ai bei momenti, agli istanti in cui riuscivo a godermi la vita senza pensare alle zone viola sulla mia pelle, a quegli schiaffi della sua mano ostile, a quella sua erezione che si faceva spazio dentro di me. E caddi, nel suo sangue, mi tinsi le dita del suo liquido, mi sfregai la faccia.
Riuscii a sgomberare le macchie, a non piangere più, a sopportare, come d'altronde ogni minuto.
Entrai in bagno, mi sedetti, riempì un bicchiere d'acqua e la bevetti tutta d'un fiato, mi guardai allo specchio, mi tirai uno schiaffo e vomitai ancora.
Chiusi il negozio, sospirai e proseguii verso la luce del lampione.

Dopotutto [kth ; jjk]Where stories live. Discover now