18.

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Alla fine ci eravamo addormentati schiena contro schiena nel terriccio umido e freddo. Io ranicchiata da un lato, luì semi disteso dall'altro.
Quando mi svegliai il suo corpo era mutato in quello della volpe che leggermente incurvata in avanti teneva le zampe ben distese e la coda rilassata su di esse.
Gli occhi dorati erano celati dalle bianche palpebre e il petto gli si gonfiava ad ogni profondo respiro.
Il sole era tornato anche se i suoi raggi non erano forti e filtravano debolmente dalle nuvole. La nebbia era svanita lasciando il paesaggio privo di veli, gli alberi sfogli alle nostre spalle, l'acqua calma e verdastra davanti a noi.
Mi alzai portandomi una mano sulla fronte. Il freddo e l'umidità mi avevano fatto venire la sinusite che adesso mi annunciava la sua presenta con un mal di testa sopportabile ma comunque fastidioso.
Mi alzai andando a riprendere la gonna e il mantello ormai asciutti.
La indossai in fretta piegando poi il manto di Sylver che continuava a dormire.
<<Sylver?>> Lo chiamai, ma non si mosse continuando a dormire senza problemi.
<<Andiamo, proprio adesso dovevi addormentarti profondamente?>> Mormorai piegandomi al suo fianco e appoggiando le ginocchia a terra.
Possai una mano sulla sua schiena scuotendolo.
<<Sylver!>>
Nulla da fare.
Sembrava essere entrato in letargo.
Mi guardai intorno. La nostra imbarcazione era ancora lì legata saldamente a un tronco.
Lui dormiva, ma noi non potevamo fermarci.
Avvolsi le braccia intorno al suo petto lasciando che le zampe anteriori ricadessero sui miei avambracci e lo sollevai notando come il suo corpicino fosse estremamente leggero.
Lo strinsi al petto per evitare che mi scivolasse e mi avvicinai alla barca per adagiarlo al suo interno.
Dopo di ché sollevai i lembi della gonna incastrandoli nel nastro in vita al quale avevo appeso il medaglione, in modo da rendere la gonna più corta e slegato il mezzo lo spinsi fin dentro la scura superficie acquosa.
Stavolta toccava a me remare, ma dove andare senza la bussola vivente che riconosceva la strada dagli odori?
Mi ricordai di aver letto in un vecchio libro che il muschio degli alberi nasceva sempre a nord e con lo sguardo perlustrai i tronchi in modo tale da potermi orientare di conseguenza.
Presi un respiro profondo. Potevo farcela, non era così difficile. Dovevo solo remare finché non avessi trovato Iceville.
Come se fosse semplice trovare la terra del ghiaccio in un luogo circondato dall'acqua...

Non mi detti comunque per vinta e con una nuova determinazione in corpo mi avviai.

Proseguì senza sosta per rimediare al tempo che avevo già fatto perdere e quando finalmente il bianco si decise a riaprire gli occhi in lontananza iniziava a intravedersi una distesa bianca.
La volpe guaì facendomi spostare lo sguardo.
<<È Iceville?>>
Si sollevò avvicinandosi a me per poi allungare il collo e guardare in lontananza.
Mi guardò solo un secondo riportando poi gli occhi davanti a sé.
Non c'erano dubbi. La neve era ovunque su quel terreno.
Remai fino a individuare un molo identico a quello da cui eravamo partiti. Lì legai saldamente la corda della barca e mentre la volpe saltava sulle assi di legno distesi il mio mantello per indossarlo e feci lo stesso con quello del bianco che mi guardò assottigliando gli occhi.
<<Che c'è?>> Domandai legando saldamente il cordone dorato.
<<Ormai questo mantello è in comune e poi tu resterai volpe per tutto il giorno e io non ho intenzione di portarlo in mano.>> Brontolai salendo sul molo e sistemando la gonna che ricadde leggiadra verso le assi.
Sylver scosse la testa facendo uno strano verso.
<<Andiamo?>> Domandai affiancandolo.
Lui sbattè la coda a terra guardandomi altezzoso poi si voltò iniziando a camminare elegantemente e muovendo la coda al ritmo dei passi.
<<Hai le movenze di un gatto.>> Dissi ridendo mentre lo seguivo.
La volpe ruotò il capo di tre quarti lanciandomi un'occhiata severa.
<<È vero!>> Esclamai sforzandomi di non ridere ulteriormente.
Lui tornò a guardare davanti a sé. Il molo era terminato e la distesa di neve ci attendeva.
La strada, sulla quale erano ben visibili le tracce del passaggio dei mezzi, era a circa cinquanta mentri dal molo e non ci volle molto a raggiungerla.
Sylver abbassò il muso odorando con il piccolo nasino nero i solchi lasciati dalle ruote, lì dove lo strato innevato era più sottile e lasciava intravedere il terriccio.
<<Trovato qualcosa?>> Chiesi.
Proseguì senza degnarmi di uno sguardo e la cosa mi diede non poco fastidio.
<<Vedi che lo so che mi capisci, perché mi ignori?>> Domandai.
Lui drizzò la coda voltandosi lentamente.
<<Ebbene?>> Chiesi mentre i suoi occhi si stavano palesemente burlando di me.
Guaì aumentando il passo, sollevai gli occhi al cielo e proseguì in silenzio fin quando non arrivammo in cima a una collina.
Da lì potemmo vedere il regno di Iceville che si stagliava davanti ai nostri occhi in un'ampia vallata circondata quasi interamente da una catena montuosa, eccezione fatta per la collina sulla quale ci trovavamo noi.
I colori caldi della cittadina risaltavano in mezzo a quella candida neve. I tetti in mattoni rossi sembravano brillare a causa delle scaglie di ghiaccio che si erano formate su di essi, i muri che si intravedevano avevano gli stessi colori delle foglie autunnali e ogni finestra presentava alla base ghirlande naturali.
Guardai meravigliata quel posto scorgendo al centro della città una piazza con un enorme pino dalle punte innevate, a nord e a sud di questo vi erano le fiamme di due fuochi distinti che danzavano sotto l'attenzione di alcuni cittadini riuniti intorno ad essi per riscaldarsi.

S'agapó alepoúWhere stories live. Discover now