20.2 Volpe

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L'avevo lasciata nelle sicure mani della sarta e mi ero incamminato verso il primo castello.
Gli abitanti mi guardavano diversamente da come solevano fare quando ero volpe.
Si riunivano in piccoli gruppi e li sentivo parlare.

<<È ancora qui quindi.>> Pronunciò piano un uomo ad un suo compare.

<<Speravo avesse fatto la fine del padre.>> Disse qualche altro.

<<Avrà oziato a spese nostre nel castello, come suo zio.>> Strinsi il pugno della mano destra mentre proseguivo a schiena dritta.
Non avevano la minima idea di ciò che stavano dicendo.

<<Ma guarda... si fa vivo quando non c'è nulla da fare.>> Lanciai un'occhiata alla donna che stava parlando. Questa si zittì subito indietreggiando e abbassando il busto in un inchino.
"Un serpente ha più spina dorsale di voi." Pensai proseguendo dritto.

Gli abitanti non mi conoscevano minimamente e poiché solitamente lasciavo che parlassero, essi si erano convinti delle loro stesse parole.
Né io né mio padre eravamo ben voluti da umani, le cose cambiavano quando ci mostravamo come volpi. Eppure il nostro atteggiamento era sempre lo stesso.
Da piccolo tutto questo odio nei nostri confronti mi urtava, da adulto mi dispiaceva solo per loro... Quanti pregiudizi dovevano avere quei poveri ignari.

Passai davanti al pino nella piazza centrale. Mi fermai sollevando il volto.
Era la parte che preferivo di Iceville. Si estendeva in tutta la sua bellezza vegliando sulla città con i suoi solidi rami e profumava di vita.
Rividi un piccolo Sylver guardare il tronco, mio padre al suo fianco con una mano sui capelli del bambino.
Quel giorno sarebbe stato l'ultimo. Da lì in poi non lo avrei più rivisto.

Proseguì il mio cammino.

Dovevo arrivare al castello per rispolverare dei vecchi documenti.
Aumentai il passo mentre il crepitio della neve si intensificava.
Superai qualche negozio, oltrepassai il parco giochi e la chiesa per giungere in fine alle pendici del monte.
Il primo castello apparteneva a mio padre, lì erano presenti così tanti passaggi nascosti che entrare e uscire da volpe era diventato quasi un gioco, ma quando ero umano mi toccava accedere come chiunque altro membro della famiglia.
Le guardie si inchinarono e io proseguì senza fermarmi o degnarli di uno sguardo. Superai il ponte ritrovandomi nel cortile. La servitù mi salutò ma li ignorai, non avevo tempo per fermarmi. Raggiunsi la prima porta, quella che dava sulle scale. Iniziai a salire i gradini due alla volta fino a raggiungere il primo piano. Mi incamminai nel corridoio che alla mia sinistra presentava numerose finestre che davano sul cortile mentre a destra delle porte in legno massiccio erano intervallate da candelabri e quadri raffiguranti la neve.
Raggiunsi la terza porta, dietro di essa si celava la biblioteca.
Entrai.
Numerosi scaffali erano disposti in più file a destra e a sinistra della stanza ed erano divisi da un ampio passaggio segnato da un tappeto in velluto rosso.
Camminai sul tappeto cercando di ricordare dove mio padre avesse nascosto le sue ricerche.
Superai diversi scaffali, poi trovai quello giusto.
Quel che cercavo era proprio all'altezza del mio viso.
Allungai una mano prendendo i fogli che erano stati raccolti insieme e legati saldamente. Mi avvicinai alla finestra in fondo alla stanza sotto la quale erano disposti un divano e due poltrone con al centro un tavolino basso e mi sedetti.
Slegai lo spago e cercai tra le pagine ingiallite.
Qualcosa non tornava, tra le parole mancavano pezzi.
Cercai con lo sguardo il campanello che solitamente presentava ogni stanza e lo trovai sul davanzale della finestra. Mi alzai suonandolo e tornai a sedermi sul divano con gli occhi fissi sulle frasi.

Dopo gli ultimi avvenimenti ho iniziato a indagare sul suo conto.
Lì tiene tutti quanti, testa su di loro le pozioni create dal nostro sangue.

Arrivò una ragazza, le guance rosse e il viso abbassato.
Sollevai un sopracciglio, era imbarazzata?
<< Andate nella mia stanza>> questa avvampò, chissà che pensieri si stava facendo << e prendete il libro dalla copertina nera. Alla svelta per favore.>> Dissi.
La ragazza annuì e si avviò.
Mi serviva anche il diario per seguire un ordine cronologico in quei fogli.

S'agapó alepoúWhere stories live. Discover now