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Ero fuori in balcone con la punta del naso rivolta verso la falce bianca che mieteva la luce delle stelle con la sua bellezza, appoggiato di spalle alla balaustra respiravo piano percependo ogni odore.
Iceville era casa mia, potevo criticare quel luogo e associarlo a mille brutti ricordi, ma restava comunque il mio posto, quello in cui ero cresciuto, lo stesso che avevo imparato a conoscere, lì era dove avevo imparato ad amare la neve.
Il profumo del gelsomino era nell'aria e mi suggeriva la presenza della donna che amavo, lo seguì voltandomi nella direzione da cui proveniva e i miei occhi si posarono sulla finestra aperta della sua stanza.
Dormiva?
Tesi le orecchie e verificai che il suo respiro fosse lento, profondo e regolare.
Sì, stava riposando per fortuna.
Rientrai lasciando il balcone aperto e raggiunsi la stanza comunicante, la stessa in cui si trovava il mio letto, posai la scatola dalle mille aperture sul tavolino in vetro ed uscì trasformandomi in volpe.
Le mie zampe atterrarono sul freddo paviento in marmo davanti alla porta, dovevo trovare il passaggio segreto e infilarmi prima che qualcuno mi vedesse e iniziasse a fare storie.
La tana del coniglio, o l'ingresso del passaggio, era dietro lo stendardo e fu semplice raggiungerlo.
Mi infilai nel cunicolo e corsi al suo interno, ormai quei passaggi non avevano più segreti per me.
In pochi minuti giunsi nelle cucine, lì dove la servitù era già all'opera intenta a preparare le nostre provviste.
Il profumo di una delle pietanze raggiunse le mie narici, in un tegame a fuoco lento bolliva lo spezzatino di vitello mentre nei forni delle piccole pagnotte stavano iniziando a prendere colore.
Passai senza esser notato sotto il tavolo in legno e quando la cuoca si voltò a controllare la carne con un piccolo salto salì sulla sedia e appoggiai al tavolo le zampe anteriori. Lì uno dei fagotti era già pronto e dal suo interno proveniva il profumo delle arance e l'odore pungente della cannella.
Afferrai con i denti il fagotto e saltai giù prima che se ne accorgessero per poi fuggire a nascondermi nel passaggio.
Ripercorsi la strada a ritroso passando dietro la stanza in cui avevamo fatto alloggiare i banditi, uno di loro russava senza pietà per le orecchie degli altri due che però erano già svegli.
Rallentati per sentire di cosa stessero parlando.
<<A che ora è la partenza?>>
<<Tra poco più di un ora>>
Uno dei due produsse uno strano lamento <<Va bene dai, iniziamo a prepararci allora>>
Lasciai proseguire la loro conversazione e continuai per la mia strada.
Annusai nuovamente l'aria e riconobbi l'odore di Liz, era nell'ultima stanza in fondo al corridoio, la stanza di David.
"Hai capito la rossa" pensai ghignando tra me e me, quei due la sapevano lunga e facevano finta di nulla.
Arrivai ad un bivio, il passaggio si divideva in due, a sinistra continuava il corridoio, a destra sarei giunto nella stanza di Elys.
Volevo entrare? Beh sì, non vedevo l'ora di rivederla, ma presi la strada opposta. Uscì nel corridoio e mi fermai davanti alla porta della sua stanza, lì in un angolo posai il fagotto e mi avvicinai appoggiando la fronte al legno.
La notte era stata lunga e io l'avevo trascorsa a pensare.
Dovevo partire, ma lei doveva restare.
Incontrare Walter sarebbe stato pericoloso, forse dovevo lasciare che andasse insieme a Liz e David nella meta designata da Ethan, almeno lì sarebbe stata al sicuro dalle grinfie del verme, ma lei sapeva che la strada da percorrere era diversa e mi avrebbe seguito anche in capo al mondo pur di non lasciarmi andare da solo.
Cosa dovevo fare?

Pov Elys

I miei sensi vennero svegliati dal suono di una dolce melodia.
Aprì gli occhi osservando la finestra aperta per vedere i colori del cielo schiarirsi lentamente.
Mi sollevai a sedere e sorrisi sentendo in lontananza il suono del pianoforte, doveva essere Sylver.
Mi preparai alla svelta accompagnata dalle note delicate dello strumento e quando uscì trovai dietro la porta un fagotto bianco.
Mi abbassai per controllarlo e quando lo aprì notai che il suono del pianoforte stava per giungere al termine.
Lasciai perdere le arance e velocemente mi incamminai per raggiungere la stanza in cui si trovava lo strumento.
Entrai senza neanche pensarci e con mio rammarico la trovai già vuota. Il profumo del bianco era ancora lì e con esso trovai un foglio adagiato accanto agli spartiti.
La scrittura dritta ed elegante doveva per forza essere quella della volpe:
"È troppo chiederti di non seguirmi?"

S'agapó alepoúWhere stories live. Discover now