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La festa continuava senza intoppi nel castello del biondo mentre io, Liz e David eravamo tornati in quello adiacente.
Ognuno con i propri pensieri camminavamo in silenzio diretti alle stanze dei due malcapitati.
Liz sembrava la più tranquilla tra di noi, la sua espressione era serena, la postura rilassata nonostante il perfetto portamento e i suoi passi sicuri.
La guardai con la coda dell'occhio invidiando la sua calma.
A differenza sua David era più irrequieto, con le mani chiuse a pugno e la fronte leggermente aggrottata proseguiva dritto con il pensiero fisso a Dorian.
Io dal canto mio ero quella messa peggio tra i tre. Le mie preoccupazioni erano rivolte sia allo zibellino che alla volpe, l'idea che fossero entrambi vivi era una gran consolazione, ma ogni minuto trascorso senza il loro risveglio mi pesava quanto un macigno sulla schiena.
<<Rilassati Elys>>, disse Liz ad un certo punto <<entrambi si riprenderanno e se la fortuna, almeno questa volta, sarà dalla nostra parte riusciremo anche a fermare Walter una volta per tutte>>.
<<A tal proposito>> mormorò David rallentando il passo fino a fermarsi del tutto.
Il suo sguardo passò dalla rossa a me <<Devi sapere una cosa importante Pulce>> continuò serio.
Annuì felice che finalmente si fosse deciso a parlarmene <<Prosegui>> lo esortai.
Non avevo la minima idea di cosa volesse dirmi e se non fosse che la rossa mi aveva già accennato qualcosa riguardo alla sua permanenza nel laboratorio, avrei tranquillamente potuto pensare che stessero per annunciare un matrimonio.
La notizia purtroppo però non fu così lieta...
<<Vuoi che faccia un giro di parole più lungo per non farti spaventare?>> Domandò mio fratello avvicinandosi di un passo in modo che fosse a pochi centimetri da me.
<<No, sai che odio quando usi la tua retorica contro di me>> gli ricordai <<Vai dritto al dunque>>.
David sospirò e toltosi la giacca prese a sbottonare la camicia. Osservavo cercando di capire cosa intendesse fare, poi il mio sguardo finì sul disegno di un ghepardo inciso sulla sua pelle, appena sotto i pettorali.
<<Ti hanno fatto un tatuaggio?>> Domandai sollevando un sopracciglio, non trovando altre spiegazioni.
<<Non è un tatuaggio, è un marchio>> precisò Liz.
<<Indica la forma che assumerò a breve>> continuò mio fratello.
Mi sentì mancare la terra da sotto i piedi.
Non potevano aver fatto assumere anche a lui la pozione. Non potevano rovinare la vita anche di David... Eppure lo avevano fatto senza il minimo scrupolo.
Guardavo lui, il suo tatuaggio e non sapevo come comportarmi.
Avevo tante domande, eppure sentivo di conoscere anche le risposte.
Perché non lo avevo ancora visto trasformato? Probabilmente perché anche lui era come Dorian... Sarebbe rimasto umano per un breve periodo poi il suo corpo si sarebbe irreversibilmente trasformato in quello di un felino.
Come mai non me ne aveva parlato subito? Potevo benissimo presumere anche la risposta a quella domanda: i miei nervi non lo avrebbero retto.
Ma la verità era che neanche in quell'istante ero pronta, forse a quella notizia non lo sarei mai stata. Così come Dorian anche lui non sarebbe più stato in grado di rivolgermi la parola e anche se il nostro affetto non avrebbe subito conseguenze io non avrei retto una mancanza del genere per tutta la vita. Ho sempre pensato che le parole avessero un'immensa responsabilità, portano con loro la consapevolezza di poter salvare o rovinare la vita delle persone e la possibilità di poter comunicare i propri pensieri facendo sì che gli altri comprendano più facilmente ciò che non sempre è semplice far capire attraverso gli atteggiamenti.
Io avevo bisogno delle parole di David, avevo bisogno di sentirlo leggere quando ero arrabbiata o lo ignoravo e di sentire i suoi saggi discorsi per riflettere e capire dove migliorare.
Sapevo benissimo, inoltre, quanto gli sarebbe pesata la trasformazione visti i sentimenti che provava nei confronti della volpe e mi dispiacevo così tanto per lui che non potei guardarlo in faccia e dirgli che avrei fatto di tutto per aiutarlo.
Come potevo aiutarlo? Non conoscevo praticamente nulla di pozioni e magia.
Così non feci altro che fuggire ancora una volta dai problemi, indossai la maschera dell'indifferenza, la mia espressione divenne indecifrabile, la mia postura si irrigidì e le mani divennero fredde.
<<Non importa>> mormorai <<resti comunque mio fratello>> e detto ciò mi voltai di spalle per proseguire lungo il freddo corridoio.
<<Elys>> Sentì Liz chiamarmi <<Che vuol dire che non porta!>> Esclamò alzando la voce.
Non risposi, ma sentì perfettamente mio fratello nonostante fossi già lontana una decina di passi da loro <<Non potrà chiudere per sempre le porte in faccia alle sue emozioni>>

S'agapó alepoúWhere stories live. Discover now