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Anche il secondo strato fu presto terminato e cucito sopra il primo in modo che lo coprisse per tre quarti.
<<Manca solo l'ultimo tessuto e abbiamo finito la gonna.>> Esclamai quel pomeriggio tirando il filo e staccandolo con un movimento netto della mano.
<<Non so veramente come ringraziarvi.>> Disse la signora aprendo la panca e tirando fuori un meraviglioso rotolo di stoffa bianca come la neve.
<<Non lo dite neanche, è un piacere aiutarla.>> Inoltre fin quando Sylver non avesse trovato il luogo esatto in cui si trovavano i nostri fratelli non avrei potuto far granché.

Guardai il modello, nel nuovo tessuto andava fatto solo un semplice orletto lungo i bordi, presi quindi lo stesso cotone utilizzato per il primo strato e mi misi all'opera.
<<Sapete, mi ricordate tanto la mia bambina.>> Mormorò la signora iniziando intanto a tagliare la stoffa che sarebbe andata a formare il corpetto <<Siete gentile e avete un cuore buono come il suo.>> Continuò sorridendo dolcemente.
Le forbici scorrevano sul tessuto formando le curve perfette, si interrompevano solo per pochi secondi, il tempo di riposizionare la stoffa e ripartivano.
<<Dovrebbe essere una cosa normale essere gentili.>> Mormorai con un triste sorriso sulle labbra <<Ma so perfettamente che al giorno d'oggi non è facile.>>
<<Purtroppo non a tutti viene naturale come a voi essere gentili. Vi faccio l'esempio del nostro signore, Walter, lui non ha la minima idea di cosa voglia dire essere gentili.>>
Oh, lo sapevo bene... E oltre a mancare di gentilezza era anche presuntuoso, maleducato e terribilmente vendicativo a quanto avevo potuto capire.
<<Ha mai fatto del male a qualcuno nel villaggio?>>
Chiesi fermandomi per osservarla.
L'anziana scosse la testa <<No, ci mancherebbe. Rischierebbe una rivolta simile a quella che si verificò anni fa e lui è troppo legato al potere per far qualcosa di così azzardato.>>
Bene... Quindi l'unica che voleva fare fuori ero io?
Certo non ero di Iceville, ma se avessi sparso la voce forse qualcuno mi avrebbe creduto e la rivolta sarebbe stata fattibile.
No... Era un'idea stupida, sarebbe stata la mia parola contro la sua e lui era il nobile di quelle terre, mentre io una semplice contadina in grado di cucire.
<<E gli altri nobili? Sono come lui?>> Domandai riprendendo il lavoro.
<<Il nobile Richard ha dei modi e dei toni più moderati, è eccellente nella politica e sa amministrare tutto alla perfezione, ma ha un terribile difetto, pecca di superbia e Dio solo sa in che modo sua moglie riesca a sopportarlo. Suo figlio, il giovane Ethan, ha una notevole capacità persuasiva invece e riesce a manipolare quasi tutti i sudditi.>>
Disse lei adagiando i ritagli sul manichino appuntando alcuni punti.
<<E del nobile Erik che mi dite?>> chiesi facendo scorrere l'ago e tirando il filo.
<<Non ha mai fatto molta simpatia al popolo, così come la sua prole. Era molto riservato, in giro si vedeva ben poco e quando accadeva si limitava ad osservare senza mai parlare. I suoi figli ci hanno sempre guardato con la stessa diffidenza, ogni tanto si vedevano girare per le strade, ma nessuno osava avvicinarsi a loro per parlare, il loro aspetto incute timore, sembrano... Diversi e ciò che è diverso tende a spaventare le persone comuni.
Inoltre vi ho già detto che alcuni pensano siano dovute a Erik le sparizioni, anche se egli stesso è scomparso da anni ormai.>>
Spiegò lentamente.
<<Capisco...>>
Chissà cosa intendesse con la parola "diversi". Ci pensai su, ma presto lasciai perdere. Dovevo concentrarmi sul lavoro.
Alle sette di sera finalmente avevo finito.
L'ultima stoffa era stata accuratamente sistemata al suo posto, diverse pieghe erano state cucite in modo da aumentare il volume della gonna che era venuta perfetta.
Il corpetto era a buon punto, tutto era stato perfettamente ancorato, mancavano solo le maniche e le pietre dopo di che avremmo potuto unire il busto alla gonna per completare il vestito.

Stavo stendendo la stoffa per le maniche sul tavolo e la signora, che nel pomeriggio mi aveva rivelato il suo nome, stava preparando il nastro che avremmo dovuto aggiungere tra la parte stretta e la parte larga della manica quando sentimmo bussare alla porta.
<<Arrivo.>> Gridò Carmen, l'anziana.
Posò il nastro sopra la stoffa che stavo sistemando e lentamente si avviò verso la porta.
La sentì aprire.
<<Lieta sera Carmen.>> Disse una voce maschile giovane e alta.
<<Lieta sera a voi mio signore.>> Le sentì dire mentre misuravo il nastro.
<<A che punto è il vestito?>>
<<Ancora un giorno e sarà pronto.>>
Tagliai il nastro mettendolo da parte e presi a tagliare la stoffa delle maniche seguendo i tratti segnati da Carmen.
<<È possibile vederlo?>>
<<Certamente.>> Sentì i loro passi, ma non mi voltai continuando a lavorare.
<<Oh cara, lasciate stare il tessuto un attimo.>> Mi richiamò l'anziana facendomi voltare.
Davanti a me c'era l'uomo che avevo visto insieme alla volpe sulla carrozza.
I biondi capelli all'indietro e un completo marrone con il bavero bianco.
Vidi Carmen dietro di lui fammi cenno di inchinarmi, così mi piegai giusto il necessario per non sembrare scortese.
<<Lieta sera anche a voi madame, non siete di Iceville immagino.>> Disse restando dritto con i piedi uniti e un braccio dietro la schiena.
<<No, infatti.>> Risposi semplicemente.
<<Qual buon vento vi porta in questa landa innevata? >> Domandò lui non degnando di uno sguardo l'abito sul manichino al mio fianco.
<<Affari.>>
Beh non avevo del tutto mentito, eravamo partiti per vendere gli abiti di nostra madre all'inizio.
<<Siete una sarta dunque.>> Disse sorridendo e aprendo le braccia per avvicinarsi.
<<Mi sta dando una grande mano.>> Aggiunse l'anziana indicando l'indumento.
Finalmente anche lui si decise a guardarlo.
<<Mh, carino.>> Mormorò assottigliando gli occhi.
Carino? Tutto qui?
Pensai guardando l'abito che già così, senza maniche, pietre e rifiniture sembrava provenire da una cerimonia regale.
<<Non vi sembra abbastanza?>> Chiesi posando le mani sui fianchi.
Lui mi guardò <<Dipende da chi lo deve indossare.>>
<<Farà la sua figura, non temete, anche una rana diventerebbe una principessa in quest'abito.>> Risposi ricambiando lo sguardo di sfida.
<<Rana? Se mia cugina vi sentisse passereste dei guai.>> Rispose sorridendo leggermente.
<<Penso che sarebbe il mio ultimo problema. Dunque, vi va bene o meno l'abito?>> Tagliai corto.
<<Potrebbe. Lo giudicherà lei, io sono qui solo per capire a che punto sono i lavori, vista la sua attuale assenza.>>Si voltò verso Carmen tirando fuori una scarsella.
<<Intanto ecco la prima parte del pagamento e...>> Infilò la mano dentro la giacca tirando fuori una busta rettangolare <<questo vorrei lo aveste voi cara sarta dalla lingua biforcuta.>> Disse di spalle sollevando il braccio e mostrando una busta dalla carta pregiata con una fiocco di neve elegantemente dipinto.
Lingua biforcuta a me? Era lui che si era cercato la mia risposta.
<<È l'invito alla cerimonia del solstizio, verrete come mia ospite così potrete ammirare i veri capi d'abbigliamento regali utilizzati a Iceville e capirete la differenza tra quelli e questo.>>
Detto ciò se ne andò lasciando il biglietto nelle mani della donna insieme al pagamento.
<<Mi dispiace.>> Dissi notando lo sguardo sconvolto di Carmen.
Aveva disegnato quell'abito con tanta passione e quel presuntuoso lo aveva screditato così facilmente...
<<Vi dispiace? Il nobile Ethan vi ha invitata al palazzo Elys! Ve ne rendete conto? E per giunta come sua ospite al solstizio d'inverno, la festa più importanti di Iceville!>>
Sollevai le spalle cercando il cotone adatto per imbastire le maniche rispondendole <<Sinceramente essere invitata da un tipo come quello non mi emoziona affatto. Ho cose più importanti a cui dedicare il mio tempo.>> Come ritrovare David.
La signora si portò una mano sul viso, poi si avvicinò al tavolo sollevando un lembo della stoffa e rivelando il filo che cercavo.
<<Tipo cucire un abito che non verrà mai indossato?>> Domandò.
La guardai prendendo la matassa <<Solo io vedo potenzialità assurde in questo modello? Quest'abito verrà indossato signora e se la vostra nobile dovesse rifiutarlo lo indosserò io e farò vedere a quel presuntuoso il potenziale che nascondono queste stoffe, ne potete stare certa.>>
Carmen sorrise posandomi una mano sulla spalla <<Siete un tesoro, ma dovete cercare di non farvi sovrastare troppo dall'orgoglio.>>

Non risposi consapevole che avesse ragione.

In serata abbandonato l'indumento e il manichino ci rifugiammo nell'accogliente cucina in legno chiaro.
Mi ero proposta di aiutare Carmen nella preparazione della cena, ma essa si era opposta con insistenza sostenendo che la stessi aiutando già abbastanza.
Mise sul fuoco una pentola e iniziò a tagliare degli ortaggi.
<<Secondo voi tornerà la volpe? Mi piacerebbe cucinare anche per quella piccoletta.>>
Sollevai un angolo della bocca, quella piccoletta in realtà era un metro e ottanta.
<<Penso di sì.>> Risposi seduta al tavolo mentre con i polpastrelli sfioravo il centrotavola ricamato.
<<Come l'avete conosciuta?>>
<<È una lunga storia. Diciamo che mi ha aiutata ad uscire dai guai diverse volte.>>dissi pensando al ragazzo che ancora non era tornato.
Fuori era già buio da un bel po' e la neve scendeva dal cielo.
Chissà dove si trovava Sylver... I suoi giri mi preoccupavano, Walter era nella nostra stessa città e lo avrebbe potuto catturare senza troppi problemi. Dovevo sbrigarmi a terminare il vestito e affiancarlo nelle ricerche.

Più tardi quella sera mi ritrovai da sola nella stanza. Erano le undici e ancora nessuna traccia della volpe. Mi avvicinai alla finestra. Fuori la città era immobile. La neve sembrava averla improvvisamente ghiacciata. Nessun rumore giungeva dalle strade, poche luci erano accese per illuminare il sentiero.
Aprì la finestra lasciandola socchiusa in modo che Sylver potesse entrare se solo ne avesse avuto voglia e mi infilai sotto le coperte.
Le strinsi a me e chiusi gli occhi.
Era una volpe, non dovevo preoccuparmi...
Però mi sentivo terribilmente in ansia.

S'agapó alepoúWhere stories live. Discover now