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Erano passati due giorni dalla trasformazione della volpe, Dorian si era completamente ripreso e aveva iniziato a zampettare tranquillamente per la stanza. I preparativi per la partenza erano quasi ultimati, mancavano solo le provviste, ma quelle sarebbero state pronte solo per l'indomani.
Quella sera eravamo seduti a tavola attendendo che la cena fosse servita, al mio fianco vi era David mentre difronte la moglie di Richard. Era la prima volta che la vedevo, i biondi capelli, come quelli del figlio, erano raccolti in una acconciatura formata da numerose trecce, le labbra rosee sempre incurvate in un sorriso e gli occhi estremamente gentili. Non sembrava severa, parlava sicuramente poco, dalle poche parole che scambiava poteva sembrare persino molto dolce e carismatica.
<<Quindi domani partirete?>> Domandò a un certo punto mentre Teti serviva Ethan alla destra della madre.
<<Sì, abbiamo anche perso fin troppo tempo>> rispose Liz a capotavola prendendo il tovagliolo per posarlo sulle gambe.
<<Per me state sbagliando>> mormorò burbero Richard alla sinistra di Liliana <<Abbiamo centinaia di uomini a nostra disposizione, perché non mandare loro?>>
<<I vostri uomini sono al servizio del popolo in questo momento, Walter ha colpito pesantemente molte famiglie e i vostri cittadini hanno paura, privarli anche di poche guardie creerebbe una psicosi generale>> si intromise David.
<<Padre ha ragione il ragazzo, non è sicuro privarci dei nostri per il momento, Volterrimus non è lontana e per essere aiutati dallo stregone potrebbe essere essenziale la loro presenza, condurre lui qui farebbe solo perdere tempo, se sarà il caso quando torneranno per procede oltre le montagne faremo partire una decina di uomini con loro>>.
Teti finì di servire i piatti e indietreggiò di due passi.
<<Ma perché non vi togliete dalla testa quell'uomo?>> Domandò alterato il più anziano <<Sarà già lontano da qui>>
Liz scosse la testa guardando seria il parente <<Non posso lasciarlo scappare così. Le sue guardie hanno quasi ucciso Sylver, torturato i nostri sudditi e me stessa da piccola, lo sapete benissimo! Dunque non chiedetemi di togliermelo dalla testa perché non mi darò pace finché non lo saprò in catene nel mio sotterraneo o meglio ancora nel regno dei morti>> disse queste esatte parole e ciò bastò a farlo zittire del tutto. Richard abbassò immediatamente lo sguardo sul suo piatto, il suo sguardo divenne pensieroso e proseguì la cena in silenzio.
Ethan provò quindi a cambiare argomento finendo solo per peggiorare la situazione e aumentare il malumore che già albeggiava nell'aria<<Sylver non si è ancora ripreso?>> Domandò.
Liz fermò il boccone a mezz'aria respirando lentamente <<No>> disse solo riposando la forchetta nel piatto.
<<Cosa dicono i guaritori?>> Chiese ancora.
Strinsi il tessuto del vestito tra le mani abbandonando anche io l'idea di mangiare <<Non dicono nulla, non hanno mai visto un caso del genere>> mormorai <<non sanno come comportarsi>>
<<Le ferite sono ancora aperte?>> Chiese Liliana.
<<Si stanno rimarginando e le bende sono pulite, ma lui non accenna a svegliarsi>> risponde Liz.
<<Non so quanto il suo organismo resisterà, spero si risvegli, ma in caso contrario dovreste prepararvi alle conseguenze, la triplice nobiltà è già venuta meno con l'esilio di Walter, se Sylver morisse in vostra assenza il potere su Iceville passerebbe totalmente nelle mie mani>> concluse il biondo.
Diversi campanelli di allarme mi suonarono in mente e velocemente collegai alcuni punti.
<<In caso contrario>> Ripetei con voce cupa <<State già pensando a come sostituirlo!>> Esclamai arrabbiata.
David posò una mano sulla mia <<Calmati Elys>> sussurrò.
<<Beh non potete negare l'evidenza, Sylver non accenna a migliorare lo ha detto sua sorella, la possibilità che muoia entro pochi giorni c'è ed è anche alta>> rispose Ethan.
<<Probabilmente è quello che sperate, a voi farebbe comodo ottenere tutto il potere. Cosa che però vostro padre non sembra volervi concedere>> sbottai spostando bruscamente la mia mano da quella di David.
<<Elys>> continuò a chiamarmi mio fratello.
Richard sollevò lo sguardo mentre Liliana posò il tovagliolo accanto al piatto guardando il marito.
<<Cosa stareste insinuando?>> Domandò il biondo.
<<Mi sembra di essere stata chiara, ma ve lo ripeterò con altre parole se preferite.
Voi state aspettando proprio quel momento e non vedete l'ora che avvenga per ottenere il titolo di Re e vostro padre lo ha capito, per questo non vuole lasciare Liz partire, sa che una volta andata via lei voi potreste compiere gesti scellerati pur di raggiungere il vostro scopo e per qualche strana ragione sta cercando di impedire che ciò avvenga>>
<<Adesso basta!>> David si alzò prendendomi il braccio.
<<Come osate avanzare certe accuse?>> Tuonò Ethan sollevandosi e sbattendo le mani sul tavolo, al ché feci lo stesso nonostante la presa di mio fratello <<Qual è il problema? Non siete in grado di difendervi?>>
Liz sospirò <<Elys, va fuori>>
Guardai la rossa sentendomi offesa dal suo atteggiamento <<Liz, come fai a non rendertene conto? È palese. Chiedi a suo padre!>>
Ma la ragazza non accennò minimamente a darmi ascolto <<David per favore, portala fuori>>
Mio fratello annuì e tirandomi per il braccio mi condusse fuori dalla sala.
<<Ti vuoi calmare?>> Chiese esasperato una volta chiusa la porta afferrandomi per le spalle.
<<Adesso obbedisci agli ordini degli altri come un cagnolino?>> Risposi divincolandomi.
<<Non lo farei mai se non fossi d'accordo lo sai. Adesso calmati e ascoltami>>.
Mi fermai guardando David negli occhi.
Aveva la fronte aggrottata, ma sembrava sicuro di sé <<Liz lo sapeva già. È una volpe e conosce Ethan e suo padre da molto più tempo di noi.
Sa che nel cugino scorre in parte la stessa nota marcia del precedente nobile e ha calcolato tutto>>.
Lo guardai con più attenzione invitandolo con un gesto della mano a proseguire <<Durante la nostra assenza sarà vietato a tutti di entrare o uscire dal castello, eccezione fatta per Carmen e i guaritori>>.
Scossi la testa e con le mani sui fianchi mi voltai verso sinistra facendo due passi mentre pensavo, poi mi rivoltai verso di lui <<E se corrompesse qualcuno della servitù? O peggio ancora uno dei guaritori... >>
<<La servitù è fedelissima a Sylver e Liz, ne è la prova Teti e i guaritori operano in equipe, se uno di loro fosse corrotto gli altri se ne accorgerebbero>>.
<<E se lo fossero tutti?>> Non riuscivo a restare tranquilla adesso che avevo capito le intenzioni di Ethan.
<<È impossibile Elys! Sono i migliori nel loro mestiere e sono in quindici, ce ne sarà pure qualcuno onesto>>.
Storsi il labbro dubbiosa, era troppo pericoloso lasciare il bianco in quel posto.
<<Potrei rimanere io qui>> pensai a voce alta.
<<Se tu rimanessi qui Liz troverebbe un pretesto per continuare il viaggio verso Walter da sola, sai benissimo che ha accettato solo grazie alla tua insistenza>>
<<So i motivi per cui ha accettato e credimi il solo nominarti l'ha fatta cedere. Tu sei molto più bravo di me a convincere le persone.>>
David non sembrò minimamente cedere, anzi insistette <<Saresti incoerente anche con te stessa. Le hai detto tu che saremmo partiti insieme, ricordatelo>>.
Il tono della sua voce fu inizialmente più alto, le guance gli diventarono rosse dal nervoso e non appena terminò di parlare girò sui tacchi andandosene.
Sospirai lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi. Odiavo quando David sottolineava le mie azioni per farmi sentire in colpa e soprattutto mi dava fastidio che avesse anche ragione, ma nonostante ciò continuavo a pensare che lasciare Sylver al castello sarebbe stato un grosso errore.
Ma che potevo fare? Non era fattibile spostarlo nelle condizioni in cui si trovava né tantomeno potevo restare io, in qualità di comune contadina, al suo fianco.
Con questi pensieri ad occuparmi la mente mi incamminai. Volevo tornare nella mia stanza, buttarmi sul letto e provare a dormire, volevo per qualche ora spegnere la testa e non pensare più, ma senza rendermene conto avevo imboccato un corridoio del castello differente da quello che mi avrebbe condotta alla mia stanza. Ignara del mio sbaglio, per via dei quadri molto simili e dell'arredamento identico, contai le porte che avrei dovuto incontrare prima della mia e alla terza entrai.
La luce della luna giungeva in diagonale oltrepassando l'ampia finestra e illuminava i cuscini lì davanti rendendoli d'argento, il tavolino in vetro al centro della camera e il letto dalle lenzuola d'avorio. Sollevai le braccia per stirare la schiena e sbadigliando mi avvicinai al giaciglio.
Ero stanca, certo. Ma non ancora talmente intontita dal sonno per cui non mi ci volle molto a realizzare che l'uomo sul mio letto in realtà non era altro che un ragazzo nella propria stanza e che avevo inconsciamente sbagliato. Sussultai infatti quando i miei occhi si posarono sul volto perfettamente liscio e privo di difetti del bianco. Ero talmente presa da non essermi accorta di aver varcato la porta della stanza di Sylver. Non che mi dispiaccue, sia chiaro, ma ritrovarmi così facilmente al suo interno mi rendeva perplessa. Che fine avevano fatto gli uomini di guardia? Perché era stato lasciato da solo in un momento delicato come quello con un cospiratore nella sua stessa dimora?
Non volevo neanche sforzarmi di trovare delle risposte a quelle domande, a quel punto ero veramente stremata. Nessuno sembrava volermi dare ascolto e stavo passando per quella troppo apprensiva, ma sapevo di avere le mie ragioni.
Mi avvicinai al letto sedendomi come al solito nella sedia posta al suo fianco.
Il comodino alla mia sinistra era pieno di unguenti dall'odore pungente e accanto ad essi vi era una candela spenta, su cui una lacrima di cera, ormai solidificata, era colata poche ora prima lungo il cilindro.
Cercai un modo per accenderla, ma non trovando l'occorrente e non avendo voglia di uscire per attingere a uno dei candelabri posti nel corridoio, mi accontentai della luce lunare che vegliava, come unica fedele osservatrice, il corpo della volpe addormentata.
<<Sylver>> mormorai il suo nome chiudendo gli occhi per ascoltare attentamente il dolce suono di quella parole. Mai nome fu più azzeccato in quel momento, l'argento sembrava il colore predominante sotto quella luce, il tavolino in vetro la rifletteva frazionandola in tanti piccoli poligoni che decoravano il pavimento rendendolo inimitabile.
<<Da quando ti conosco mi sono successe così tante cose>> continuai guardando la stanza per non lasciarmi sfuggire nessun particolare.
<<Prima avevo una vita così comune da desiderare di fuggire>> ricordai accennando un sorriso <<poi pochi mesi dopo il nostro primo incontro tutto è stato sconvolto. È stato come un fulmine a ciel sereno>> mi piegai in avanti posando le braccia incrociate sulle lenzuola e voltandomi verso di lui adagiai la testa su di esse <<ma adesso... Adesso che ogni cosa mi sembra essere mutata voglio solo aspettarti per potere finalmente rivedere i tuoi occhi e risentire la tua voce>>.
Lui non mi sentiva, ormai ne ero quasi certa, e forse era anche a mio vantaggio la cosa. Non avrei mai avuto il coraggio di dirgli tutto quello che in quei giorni avevo confidato alla volpe dormiente se mi avesse guardato con i suoi occhi dorati, non dopo aver capito di provare dei sentimenti per lui... O almeno questo era ciò che pensavo al tempo.
E convinta di ciò lasciai che gli occhi mi si chiudessero e che il sonno mi accogliesse tra le sue braccia per poter finalmente rifugiarmi nei sogni di una notte di luna piena.

S'agapó alepoúDove le storie prendono vita. Scoprilo ora