Capitolo 26

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«Stiles, te la caveresti anche decentemente se non fossi così preso a sbavare sul tuo amico.» commenta Sophia, divertita, visto che è la decima volta che lui rischia di prendere una pallonata in faccia. Oltre al fatto che è capitato gli cadesse la palla di fronte ai piedi.

Blair ha giá sbuffato più volte, mentre Aron non sembra particolarmente competitivo.

Derek ovviamente ha molta forza, nonostante si stia trattenendo dall'usare i poteri soprannaturali, e se la cava bene anche con i semplici passaggi. Lui, a differenza di Aron, si vede che è competitivo. Prima sembrava non interessargli nulla del beach volley, ma, una volta che la partita è iniziata, è come se improvvisamente dovesse vincere a tutti i costi, e ovviamente quello preso di mira dai suoi colpi è sempre Stiles, forse perché ha capito è il più scarso della squadra avversaria.

Poteva Derek essere una frana almeno a beach volley? No, ovviamente.

Appena Sophia pronuncia quelle parole, il ragazzino porta subito lo sguardo sul mannaro, che ha un ghigno sulle labbra.
Quel bastardo.

«Shh!» sussurra alla ragazza, mentre aspettano che Chuck recuperi la palla finita in acqua. «Prima di tutto non è vero! Poi non dire altre cose simili, che ti sente e non fai che gonfiare il suo ego.»

Sophia inarca le sopracciglia. «Aspetta, stai dicendo che mi ha sentita da laggiù? È un licantropo anche lui come Aron? O un'altra creatura sovrannaturale?»

Stiles lancia un'occhiata veloce verso Aron, che sta parlando con la sua ragazza attraverso la rete. Non avrebbe mai detto ci fosse stata una creatura soprannaturale tra di loro, anche perché pure Aron deve essersi trattenuto nel giocare. «Io e Derek facciamo parte dello stesso branco... io sono l'unico umano, e siamo finiti qua perché eravamo alla ricerca del Deyven... anche Aron è un licantropo? Voi siete tutti umani?» lei sembra trovarsi perfettamente a suo agio nel venir a sapere che anche Derek è un mannaro. «E comunque non sto giocando così male, dai! Potrei fare molto meglio, lo ammetto, ma penso di aver giocato veramente poche volte a beach volley nella mia vita... mi devo solo abituare! E poi sarò in grado di dare il meglio di me!» cambia argomento.

«Forse la prossima volta possiamo mettere lui e Derek in squadra insieme.» propone Blair, avvicinandosi ai due, avendo ascoltato tutta la conversazione. «Oppure, chiediamo gentilmente a Derek di mettersi dei vestiti addosso, visto che qualcuno non riesce a stare concentrato a causa dei suoi addominali.»

Sophia trattiene una risata, mentre il ragazzino boccheggia. «Ehi! NON mi stavo distraendo a causa di quel lupastro! È che... non sono abituato ad avere il sole in faccia, non riesco a vedere bene la palla!»

«Il sole è dall'altra parte.» gli fa notare Sophia, e Stiles non può che darsi da solo del coglione, e sperare invano che il moro non stia più ascoltando. «Comunque sì, Aron è un licantropo, ma noi siamo tutti umani. Come te. Nessuno di noi sapeva dell'esistenza del soprannaturale prima di finire qua, esclusi Aron e Allison ovviamente... loro due vengono da Cambridge, si sente l'accento britannico, non è vero?»

Il ragazzino annuisce, e parla un altro po' con le due ragazze, quando Chuck ritorna con la palla.

Inutile dire che il punto finale della partita, che ha aggiudicato la vittoria alla squadra avversaria, è stata la schiacciata di Derek.. che ha colpito in pieno la faccia di Stiles.

«Stiles! Tutto bene? Ti gira la testa?» Sophia si abbassa subito di fianco a lui, osservandolo con uno sguardo preoccupato.

Stiles rimane completamente steso sulla sabbia, volendo solo sprofondare, scomparire.

Tutti hanno formato un cerchio accanto a lui, e si affaccia un altro volto: quello di Derek.

Il mannaro ha una faccia mista tra il divertito e il preoccupato, ma lo capisce subito dal suo odore che non è successo nulla di grave, anzi. Sta rimanendo sdraiato più per la vergogna che per altro. Il problema è stato che Derek, schiacciando quella dannata palla, ha dovuto saltare... e saltando tutti i suoi muscoli si sono flessi, in un modo che ha lasciato l'umano immobile come un ebete.

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