3|Strizzacervelli

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«Ma che novità, altri omicidi stanotte. Sono al Castello Van Slyke, a Wanaque, Oakland, Haskell, Pompton Lake e di fronte al Collagen Matrix Headquartier, tutti nel New Jersey» disse Kit sfoggiando un sorriso sarcastico. «L'FBI non ha ancora risolto il caso»

Mi sedetti sul suo banco, chinando il capo per osservare la schermata del suo telefono aperta su un articolo di giornale. «Sono passate poco più di ventiquattr'ore dal primo omicidio, dai loro un po' di tempo»

«Va bene, ma intanto il killer è rimasto impunito e proprio ora se ne starà andando a spasso per non so dove, progettando altri omicidi»

Feci spallucce. «Abbi fede nelle autorità, lo acciufferanno prima o poi»

Morsicai un pezzo del mio plum-cake alle gocce di cioccolato e rimasi a fissare il telefono di Kit mentre lei cercava altre informazioni su altri siti.

«Pochi articoli e pochi video sul caso, non ci siamo. E io come dovrei fare a risolverlo?»

«Semplice, non lo fai! Cosa non capisci di "lascia fare alle autorità"?»

La ragazza sbatté il pugno sul banco, facendomi traballare. «Ma sono degli incompetenti! Non si impegnano più di tanto e non capiscono la gravità della cosa! Finché qualcuno non uccide centinaia di vittime per loro non è nulla! Undici vittime, ha ucciso undici persone e ancora non lo considerano un killer di rilievo!»

Sospirai. «Fai conto che là esistono persone che con le sparatorie nelle scuole ne fanno ben più di undici»

«Sì ma nessuno crocifigge le proprie vittime! Non siamo più nell'antichità e non credo che Killer X sia una sorta di discendente di Nerone!» Kit abbassò di nuovo lo sguardo sul telefono. «Comunque l'opzione della setta rimane. Tutti quelli che sono stati uccisi erano cristiani»

«Sarà solo una casualità»

Kitsune mi fulminò com lo sguardo. «Potrebbe, come non potrebbe. Su undici persone poteva pescare almeno un ateo, un musulmano o un buddhista e invece non l'ha fatto. Non credo sia una casualità»

Alzai gli occhi al cielo. Si era intestardita così tanto che ormai era impossibile farla ragionare.

Il mio telefono vibrò nella giacca.
Lo presi lentamente e osservai la mail.
Era stata veloce, mi aspettavo che rispondesse dopo più di tre giorni come facevano molti dei miei professori anche se erano questioni urgenti.

"Ciao Giulia, scusa il poco preavviso ma sono libera oggi dopo l'intervallo se vuoi vederci. Avvisami se hai intenzione di venire" recitava la mail.

Risposi velocemente che sarei venuta, almeno mi toglievo subito una delle quattro sedute.

«Anche tu guardi notizie su Killer X?» mi chiese sbirciando cosa stessi facendo col mio telefono.

Cambiai subito schermata aprendo qualsiasi cosa che non fossero le mail e finii per aprire la calcolatrice.

«Nessuno apre la calcolatrice per divertimento. Che stavi facendo? Cosa mi nascondi?» Era entrata nella sua fase paranoica. Il prossimo step era iniziare a dubitare di tutti, persino se stessa, per scoprire l'identità dell'assassino.

Decisi di dirle la verità. «Stavo scrivendo alla psicologa. Oggi abbiamo il primo incontro»

«Oh» Arrossì dalla vergogna per avermi obbligata a dirle una cosa personale. Ci teneva a non impicciarsi troppo negli affari degli altri perché altrimenti rischiava di far innervosire le persone e di perdere la loro stima. «Quindi vai la prossima ora?»

«Sì, sarai capace di resistere senza la mia presenza in classe?» ridacchiai.

«No! Assolutamente no! Sarò persa senza di te!» scherzò facendo delle mosse melodrammatiche.

I Temibili 10Where stories live. Discover now