37|Impossibile tocco di due dita

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L'erbario cadde con un tonfo sul tavolo nella cucina di Megan.

I suoi genitori erano via per lavoro, le gemelline dormivano pacificamente in camera loro mentre Julian restava nella loro stessa stanza a giocare col telefono in modalità silenziosa, per non svegliarle. Gli era stato affidato il compito di curarle e lo avrebbe fatto. In realtà voleva sbirciare quello che facevano gli altri. A giudicare dal grande gruppo di persone che erano venute in casa sua, sembrava una cosa di grande importanza.

Forse riguardava Marta.

Riusciva solo a sentire un brusio confuso provenire dalla sua cucina. Ma non poteva allontanarsi da lì, doveva fare la guardia alle sue sorelline per evitare che si svegliassero e andassero in cucina, disturbando i presenti.

Sospirò annoiato e spense il telefono. "Chissà come se la passa Marta" si chiese.

Forse sarebbe dovuto venire con lei. Non gli piaceva l'idea che la sua amica fosse sola, in un posto sconosciuto, in balia del Mezzosangue e dei suoi pericolosi scagnozzi.

La sera prima aveva sentito i suoi genitori discutere di come Ceithir Mikael volesse considerare Marta una traditrice e condannarla a morte una volta trovata. I genitori di lei si erano opposti fermamente, ma non c'era stato verso di fare cambiare idea al capo del Consiglio.

Marta era stata condannata ingiustamente.

Forse l'unica sua salvezza era stare assieme a Madrigale, ma, egoisticamente, Julian voleva che tornasse, che stesse di nuovo accanto a lui, che lo contagiasse di nuovo con le sue bellissime risate.

"Dovevo andare con lei" si ripeté stringendo i pugni. "Dovevo starle vicino."

La piccola Marika si svegliò di soprassalto, ansimando. Un incubo, immaginò.

Si sedette accanto a lei, cullandola tra le braccia. Le accarezzò i capelli castani, tipici degli Uriel, e le diede un bacio sulla fronte.

«Julian, ho paura» singhiozzò.

Suo fratello le regalò un altro bacio e qualche carezza. «Cosa hai sognato?»

«Un mostro cattivo» Tirò su col naso, asciugandosi impacciatamente le lacrime con i palmi delle mani. «Era grande e brutto e... e aveva delle unghie affilate... e facevano male»

«Non ti farà del male, te lo prometto» le sussurrò all'orecchio. «Lo combatterò e lo spedirò dritto a casa sua, con un bel calcio nel sedere. E quando vola farà: "wiiii"»

Marika ridacchiò. La sua vocina acuta e innocente riempiva il ragazzo di tenerezza.
Amava le sue sorelle più di ogni altra cosa e avrebbe fatto di tutto per loro, persino restare tutta la notte pur di accertarsi che dormissero bene.

La bambina appoggiò la testa sul suo petto, accarezzandogli la schiena con le sue manine morbide. «Ti voglio bene, Julian»

«Anch'io, piccola combinaguai» Le rimboccò le coperte, dandole l'ultimo bacio della buonanotte. «Ora dormi. Ci sono io con te»

«Mi proteggerai?»

«Sempre»

Marika sorrise e chiuse gli occhi, sprofondando in un sonno più tranquillo.

Il guardiano ritornò a sedersi per terra. Era soddisfatto delle sue capacità di baby-sitter.
Megan poteva anche diventare un faro con la luce che sprigionava dal suo corpo, ma lui aveva un potere innato nel gestire le sue sorelline grazie alla calma e all'amore che metteva in ogni suo gesto.

"È questo che ti rende fantastico" gli aveva detto Marta un giorno, quando erano piccoli.

Ora l'unica cosa che gli rimaneva di lei erano i ricordi. Quelli e la collana che lei portava sempre. Non se ne separava mai, ma al momento della scelta di fronte a Madrigale era stato l'unico a notare come si fosse strappata quell'oggetto dal collo poco prima di scomparire assieme a lui, ripudiando la sua famiglia, i Gabriel.

I Temibili 10Where stories live. Discover now