17|Biscotto?

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Mi rigirai tra le soffici coperte prima di sentire il vuoto sotto di me, e poi caddi a terra con un tonfo.
Dalla mia bocca uscì un lieve lamento mentre aprivo lentamente gli occhi abituandomi alla luce che filtrava dall'alta finestra rettangolare del salotto di Gregorio.

Mi alzai barcollante e osservai i miei vestiti sporchi e rovinati, neanche le scarpe si erano salvate. Guardai il mio paio di Converse blu andato rovinato dalla sera prima, erano piene di terra e avevano i bordi sfilacciati. Sperai che nel magazzino ce ne fosse un paio nuovo.

L'unico indumento che si era salvato era la mia preziosa maglietta degli Slipknot, regalatami da mio padre per il mio compleanno insieme a un CD con le loro canzoni che avevo custodito gelosamente nella mia stanza insieme a quello dei Metallica e dei Black Sabbath.

«Buongiorno» Gregorio entrò nella stanza, avvolto in una vestaglia rossa di cotone. Reggeva in mano una tazza di tè verde che beveva a piccoli sorsi, sobbalzando quando la sua lingua andava a contatto col liquido bollente.

«Buongiorno» risposi guardandomi intorno. Non c'era alcuna novità se non un piccolo mazzo di fiori appoggiato sulla libreria. «Come sono finita qui?»

Il mago ridacchiò profondamente e si sedette sul divano, accanto a me. Appoggiò la tazza fumante su un cerchietto di sughero e mi accarezzò con la stessa dolcezza che un nonno riservava per i suoi nipoti. «Ti sei addormentata in un campo. Grazie a un corvo sono riuscito ad individuarti e infine Athariel è andato a prenderti»

Quindi era stato lui a prendermi in braccio. Non avevamo avuto alcun tipo di contatti da quando il Mezzosangue aveva attaccato il campo e non avevo nemmeno avuto modo di scusarmi con lui.
Non mi voleva parlare o vedere, era profondamente deluso.
Chissà se lo aveva infastidito doversi non solo avvicinarsi a me ma anche prendermi in braccio.

«Suvvia, basta fare quella faccia da funerale. Prendine uno» Mi porse un piattino con dei grossi e burrosi biscotti al cioccolato. Ne addentai uno e sorrisi, coccolata dai modi gentili di Gregorio. «Anche se non vuole ammetterlo, Athariel è felice che tu sia qui»

«E allora perché non me lo dice di persona? Perché si nasconde dietro di te? Quell'uomo ha mille anni, tu poco più di trecento, sembra più bambino lui che i piccoli guardiani che si stanno allenando proprio adesso»

Gregorio sorrise, increspando la pelle rugosa. Aveva l'aspetto di un sessant'enne ma non sembrava per niente più vecchio di quando lo avevo incontrato per la prima volta. Invecchiava molto lentamente, ma era meglio così, almeno sarei morta con la consapevolezza che ci sarebbe stato lui al campo a proteggere i piccoli guardiani e a trasmettere loro tutto l'affetto di cui avevano bisogno.

Appoggiai la testa sulla sua spalla. «Perché quell'uomo dev'essere sempre così irritante?»

«Non tutto è come sembra, piccola apprendista. Athariel sarà pure burbero, ma ha a cuore la tua salute. Non dico che ti voglia bene, lui prova difficilmente delle emozioni o dei sentimenti, ma ci tiene che tu rimanga in vita»

«È... Era il mio allenatore, è normale che voglia che io sopravviva grazie alle tecniche che mi ha insegnato ma sa bene che non accadrà...»

Il mago riprese in mano la tazza. «Basta pensare a cose negative, rilassati. Vuoi del tè?» Scossi la testa, poi lui mi porse ancora il piatto pieno di biscotti. «Allora prendine un altro. Il cioccolato è la miglior medicina contro la tristezza»

Presi un altro biscotto caldo e lo mangiai mentre Gregorio beveva e sospirava felice. Come faceva ad essere così tranquillo nonostante tutto? Aveva un campo di ragazzini da gestire, centinaia di scartoffie da compilare e possedeva i ricordi della precedente Grande Guerra che era stata assai violenta, come faceva a non mostrare il minimo segno di preoccupazione nell'immaginare il suo campo distrutto e i suoi ragazzi massacrati? Perché era quella la fine che avremmo fatto, proprio come trecento anni prima.

I Temibili 10Where stories live. Discover now