41|Che la missione abbia inizio

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Cinque dita guantate si strinsero attorno al suo collo.

Sentì la pelle dei guanti stridere nel tentativo di soffocarla.

Lacrime scendevano sulle sue guance.

Preghiere inutili provavano ad uscire senza successo.

La mano strinse.

Strinse ancora.

Strinse di nuovo.

L'aria uscì dal suo corpo, abbandonandola per sempre. E morì.

Eleonora aprì di scatto gli occhi, riprendendo a respirare.
L'aria stantia le entrò nei polmoni, facendola tossire.
Aveva bisogno di altra aria, aria fresca.

Si alzò e aprì l'ampia porta finestra della sua stanza. Il vento gelido la investi violentemente, facendo impazzire le tende bianche.
Il freddo la riportò alla realtà e pian piano il battito del suo cuore si acquietò.

Si toccò incredula il collo. Chi mai avrebbe potuto farle una cosa del genere?

Chiuse gli occhi e rivide la pelle nera e lucida di quei guanti attorno al suo collo. Scavò in quel ricordo doloroso, ma l'unica cosa che trovò fu il braccio a cui apparteneva quella mano assassina.

"Non è un gran indizio" pensò simulando un sorriso amaro.

Si sporse in avanti, superando la barriera di vento fino a toccare la ringhiera del balconcino. Da lì poteva vedere tutta la Città Aurea. I tetti dorati luccicavano sotto la luce della luna.

Eleonora si era sempre chiesta come in un posto fuori dal tempo e dallo spazio, come raccontavano, ci potesse essere un'alternanza del giorno e della notte. Erano gli stessi corpi celesti che osservavano i Normali?

In nessuna pergamena o libro antico vi era scritto nulla su quello e nessuno sembrava prestarci molto caso. Tutti lo avevano accettato senza farsi domande, ma lei, anche se cercava di nasconderlo, era ancora la vecchia Eleonora testarda e ribelle piena di curiosità.

Gadreel lo sapeva sicuramente, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederglielo. Non perché lo temesse come tutti quanti - persino Ceithir ne aveva paura -, ma perché non voleva mostrarsi troppo curiosa.

Gadreel le aveva insegnato a combattere e ad atteggiarsi come una vera sacerdotessa bianca: non doveva provare emozione alcuna di fronte alle massime autorità e se si trovava di fronte a un nemico, non avrebbe mai dovuto mostrare pietà.
Doveva sembrare elegante e spietata allo stesso tempo, insomma, un'impresa non troppo difficile che però l'aveva cambiata totalmente.

"Sigilla ogni sentimento che provi per le persone che hai amato in passato"

Questo era stato l'ordine e il consiglio del guerriero il giorno in cui lei era diventata sacerdotessa.
Doveva abbandonare la vecchia vita e abbracciarne una nuova, ma così facendo aveva finito per perdere se stessa e ancora era troppo ingenua per accorgersene.

Finché aveva il lusso di stare sotto la protezione dei Mikael e il rispetto da parte di tutti i cittadini per via del suo ruolo di sacerdotessa, tutto il resto non le importava.

Mira e il potere erano tutto ciò che lei desiderava, il suo passato invece era qualcosa da eliminare, così come i sentimenti per le persone che lo abitavano.
I suoi genitori, ormai arresi alla possibilità che lei fosse morta, erano già stati dimenticati.

Ma la prescelta, la sua vecchia amica, la ragazza che aveva fallito a proteggerla e aiutarla, me... io ero difficile da dimenticare, perché ero una ferita che si riapriva ogni volta che ero nella sua stessa stanza.

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