23|Sta succedendo

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Mi rannicchiai ai piedi del divanetto nel salotto della piccola baita di Athariel nel cuore della foresta. Nessuno si era mai spinto fin lì o aveva l'intenzione di farlo. Era il luogo perfetto per nascondersi.

Se fossi stata in una condizione migliore avrei curiosato in giro, suscitando l'irritazione del guerriero, invece l'unica cosa che riuscivo a fare era fissare il fuoco danzare dentro il caminetto.

Non avevo la forza di parlare e neppure di piangere per la perdita di Gregorio e Frederich. Ero vuota, completamente, e dallo sguardo perso di Athariel immaginai che anche lui fosse nella mia stessa situazione.
Aveva appena visto morire un caro amico che conosceva da più di trecento anni, il dolore doveva essere insopportabile.

Il mio pensiero corse improvvisamente a Shirley. Frederich era suo zio. Chissà chi le avrebbe detto dell'accaduto e cosa avrebbe fatto una volta saputo che era stata tutta colpa di Gadreel.
Grazie a Drake era riuscita ad abbandonare il suo lato da malvagia mezza-strega psicopatica, dopo questo lutto ci sarebbe ricaduta ancora? Per vendetta?

"Non doveva andare così" pensai guardandomi le mani sporche del sangue secco di Gregorio.

Quella sera erano morte due persone e Marta aveva scelto di stare col Mezzosangue. Avevo paura per lei, per le persone con cui sarebbe stata a contatto, per come sarebbe diventata restando con Madrigale. Era pur sempre la stessa persona che avrebbe messo a ferro e fuoco la Città Aurea e il Campo, se ne avesse avuto l'occasione, uccidendo crudelmente chiunque si trovasse là, colpevoli o non colpevoli.

E tutto per... per? Per l'avventuriera. Perché era ossessionato dal trovarla. Non facevo per niente fatica a comprendere i motivi per cui quella povera ragazza stava scappando da lui.

Il mio cuore perse un battito.
Strinsi una mano sul petto, iniziando a respirare pesantemente. «Athariel...» Alzai lo sguardo verso il guerriero. «C'è qualcosa che non va»

Sentivo un peso nel petto, lo stesso peso pungente che si sentiva quando si percorreva il tratto in discesa delle montagne russe. La paura e l'ansia erano le stesse.

Avrei voluto attribuire quella sensazione solo alla stanchezza, ma sapevo che non era così. Non ero ancora al sicuro, nessuno lo era.

Mi rialzai barcollante e mi accorsi che lo sguardo di Athariel era completamente vuoto, come quello di un corpo senza vita.
Non ero brava a consolare e non credevo nemmeno che lui volesse essere consolato.

"Devo andarmene" pensai sentendo il petto pungere.

«Io torno a casa mia» annunciai, provando ad ottenere almeno la più piccola reazione del guerriero. Nulla. «A domani» Ancora nulla.

Lo lasciai lì, di fronte al caminetto scoppiettante della sua piccola baita, ad elaborare il lutto.
Non era lui ad avere bisogno di me.

༺ 𓆩♱𓆪 ༻

I miei genitori stavano dormendo beati e inconsapevoli di ciò che mi era appena successo.

Ero riuscita a farmi una doccia veloce, scrostandomi tutto il sangue di Gregorio di dosso. Avrei voluto piangere per la perdita dell'uomo che aveva sempre dato tutto se stesso per me, per i guardiani e per la Città Aurea, ma tutto ciò che avevo fatto era guardare il suo sangue scivolarmi via, abbandonandomi per sempre.

Mi rinchiusi in camera e gettai in un sacco i vestiti sporchi. Li avrei puliti di nascosto in lavanderia appena i miei avrebbero abbassato la guardia, il che sarebbe stato abbastanza difficile perché nell'ultimo periodo erano diventati fin troppo iperprotettivi a causa di Killer X.

Chissà che reazione avrebbero avuto se avessi rivelato loro che quello spietato assassino andava nella mia scuola e ci avevo passato un pomeriggio insieme. Probabilmente mia madre sarebbe svenuta e mio padre mi avrebbe rinchiusa in casa per il resto della mia adolescenza, oppure il contrario.

Chiusi la porta pregando che non cigolasse e mi sedetti sul letto.
Il diario misterioso era al sicuro sotto il mio cuscino, ma non avevo la forza di riaprirlo, non se tenerlo in mano mi ricordava il momento quando Gregorio me l'aveva donato, mostrandomi il suo tenero sorriso gentile. Mi mancava.

Accesi il telefono, che avevo volutamente lasciato spento per un po' di tempo. Le notifiche iniziarono ad accumularsi velocemente. Chiamate su chiamate, messaggi su messaggi.

Una decina erano di Kitsune, probabilmente furiosa perché le avevo rubato i fogli con la sua scoperta su Killer X e le avevo mentito. Una sola era di Marta, risalente al pomeriggio, probabilmente per chiedermi se stessi arrivando alla sua festa. Infine ce n'erano un paio proveniente da un numero sconosciuto.

"Saranno i soliti scocciatori delle compagnie telefoniche" pensai, eliminando la cronologia.

Tra i messaggi c'erano i soliti diecimila stickers volgari che si mandavano i miei compagni di classe per sfottersi a vicenda e tutti gli insulti di Kitsune che mi rifiutai di leggere.
Avrei chiarito con lei quando la tempesta di sfortunati eventi si sarebbe calmata.

Fissai lo schermo del telefono indecisa se usarlo ancora per distrarmi o andare a letto, finché non sentii di nuovo un peso opprimente nel petto.

Non poteva essere una coincidenza, stava accadendo qualcosa.

Il mio primo istinto fu cercare le notizie dell'ultima ora. Appena si caricò la pagina, spalancai gli occhi e il telefono mi scivolò di mano, cadendo sulle coperte.

Ogni titolo recitava la stessa cosa girata in più modi e mostravano tutti le stesse foto scattate da turisti e cittadini terrorizzati.

"Non può essere..." Mi stropicciai gli occhi sperando che fosse stata solo una svista, ma non era così. "Sta succedendo" pensai infine.

La mia visione si stava avverando.

New York stava gridando aiuto.

Gli Infernali erano entrati in scena.


SIGNORI E SIGNORE, L'ATTESA È FINITA: SI COMINCIA LA DISCESA ALL'AVERNO!

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SIGNORI E SIGNORE, L'ATTESA È FINITA: SI COMINCIA LA DISCESA ALL'AVERNO!

Sarò molto felice di presentarvi nei prossimi capitoli i T10, sono sicura che molti di loro vi piaceranno 🥰
E altri vi stupiranno. Ma questo... lo scoprirete in futuro.

GiulSadic

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