38|Chiromante

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62 ore 32 minuti 10 secondi mancanti.

Erano le 9:28 a Roma e le 8:28 a Londra, dove Paul cercava goffamente di coprirmi con un grosso ombrello nero.

Le strade brulicavano di londinesi e turisti, tutti con ombrelli scuri a schermarli dalla pioggia. Si muovevano come zombie in processione, seguendo un percorso preciso proprio come stavamo seguendo noi.

Ci eravamo immessi da poco su Victoria Street.
Eravamo schiacciati da enormi palazzi con migliaia di finestre ormai piene di tante piccole goccioline che facevano a gara per raggiungere il fondo.
Se alzavo un po' lo sguardo, superando gli ombrelli e i palazzi, alla fine della strada potevo vedere il London Eye muoversi lentamente. Il Big Ben doveva essere più a destra, ma per ora era celato dietro la vastità di quei palazzi.

Paul sembrava a suo agio a camminare in quei marciapiedi nonostante fossero pieni di persone. D'altronde quella era la sua città, il suo piccolo regno. Ne conosceva ogni angolo. Mentre camminavamo ci raccontava dei posti migliori dove mangiare o dove riposarsi. Riempì me e Viola di nomi di vie, negozi, parchi, musei e stazioni.
Era felice di aver avuto l'occasione di portarci lì, glielo leggevo negli occhi.

Arrivati alla fine della strada, ad accoglierci c'era il meraviglioso edificio bianco simile a un castello gotico dell'Attorney General's Office.
Rimasi stupita dalla quantità di biciclette di tutti i colori e dimensioni possibili e immaginabili parcheggiate dietro una lunga ringhiera proprio sul fianco della struttura.
A chi appartenevano? E soprattutto, perché metterle in un luogo del genere?

Frenai la curiosità e cercai di restare al passo con Paul e Viola. Ringraziai mentalmente che ci fosse tanta gente che bloccava le strade e obbligava ad avanzare lentamente, altrimenti avrei dovuto correre per stare dietro ai due guardiani. Loro due erano alti, un passo loro equivaleva a due passi miei, forse anche tre.

Entrammo in una piccola piazza triangolare creata dalla facciata principale dell'Attorney General's Office e il Santuario di San Edoardo il Confessore.
Mi sentivo minuscola in una città piena di edifici giganteschi. Chissà come si dovevano sentire quelli che ci vivevano. Ma che dico, loro probabilmente ci avevano già fatto l'abitudine.

Basta prendere Paul come esempio. Anche se il suo sguardo brillava di meraviglia nel vedere la sua città animata da tutte quelle vite sconosciute, molte di quelle costruzioni non avevano lo stesso effetto che magari avevano su di me o su Viola.

Proseguimmo per quella stradina e finalmente ecco il Big Ben, ma la chiromante dov'era?
Ci fermammo nel parchetto triangolare di fronte alla chiesa medievale di San Margaret.

Il terreno era fangoso e io avevo delle scarpe da ginnastica, non degli stivaletti come Viola o delle scarpe impermeabili come quelle di Paul. Ma non era quella la mia maggiore preoccupazione, il problema era trovare la persona che mi avrebbe permesso di parlare un'altra volta con l'Avventuriera.

«Quindi? Dove si trova?» chiese Viola, portando le mani sui fianchi.

Paul mise una mano fuori dall'ombrello e lasciò che venisse toccata da tante piccole goccioline gelate. Gli doveva piacere molto la pioggia di Londra.

«La mia fonte mi ha detto che si trovava qui vicino» riferii.

«Poteva essere più specifica, non credi?» si lamentò Viola. Riuscivo a vedere la sua frusta nascosta con cura dentro il cappotto.

«Ha rischiato molto dandomi questa informazione. Lei appartiene all'Ordine, proprio come lo apparteneva la chiromante. Non so come funziona lì, ma sembrano essere piuttosto intransigenti con i traditori»

I Temibili 10Where stories live. Discover now