PM

6 2 0
                                    


            Il PM era una donna, una pugliese coriacea ormai vicino alla pensione e che della pensione proprio non aveva intenzione di sentire parlare. Non una malleabile, ma neppure ostinata. Di quelle che, sì, insomma, una qualche piccola scorciatoia la sapevano anche prendere per risolvere i casi e fare Giustizia, ma nella norma, ammesso che una norma nella Giustizia esista realmente. Questo per dire che quanto Giacomo la vide, immaginandosi che il collega avesse anticipato alla PM la sua evoluzione tra il bagno e la finestra, si mise in difesa come uno alle prime armi. Invece, Farina fu pronto a fargli capire quanto avesse sorvolato e lo sguardo di Giacomo tornò ad essere normale.

"Conferme?", chiese la PM.

Parlò Farina, si era conquistato il diritto con la sua piccola omissione di prima: "Un uomo ucciso probabilmente con un'arma da fuoco. Il corpo è in una posizione tale da essere difficile da avvicinare senza alterare eventuali prove, così abbiamo fatto entrare i tecnici, sono dentro da poco, ci vorrà tempo".

"Altro?", chiese con una punta di impazienza la PM.

"Impronte di scarpe di donna, la suola si è sporcata di sangue e ci sono tracce dal bagno alla porta di casa e credo ne troveremo anche qui fuori, per questo abbiamo isolato tutta l'area fino alla strada".

La scientifica e i colleghi giunti sul posto aveva operato correttamente, commentò la PM come se fosse un complimento, poi compreso che trattenersi non sarebbe servito chiese di essere chiamata a cose pronte, disse proprio così "a cose pronte", e Giacomo sorrise perché l'espressione e l'intonazione della voce della donna gli piacque.

"Ho detto qualcosa che diverte?", chiese la PM ostentando ora una certa irritazione.

"Nulla, è un'espressione che dice sempre mia moglie".

La PM lo guardò incuriosita e Giacomo concluse la spiegazione: "A casa nostra cucino sempre io e, appunto, lei si affaccia in cucina soltanto a cose pronte, proprio come ha detto lei poco fa".

"E sua moglie è?" chiese la PM.

Giacomo si imbarazzò un poco, si rese conto che quel commento così personale era dovuto sembrare banale al magistrato.

"Martha, Martha Manetti, è avvocato, forse la conosce", rispose.

La PM non ci pensò sopra molto: "Sì, mi pare di sì", rispose la PM salutando Giacomo e i presenti e chiedendo all'autista di rientrare in ufficio in attesa di essere nuovamente chiamata sul luogo del delitto.

"Non è possibile!", disse tra sé Giacomo scalciando la sabbia sotto i piedi. Si detestò per aver parlato di sua moglie alla PM, "Che cazzo combini, Giacomo!", mormorò a bassa voce, ma l'agente più vicino a lui sentì distintamente ogni singola parola e sorrise.

Martha non era mai stato l'argomento preferito di Giacomo al lavoro.

Come per sua moglie, anche lui teneva separata la vita famigliare dall'ambiente della Polizia.

La sua era una necessità viscerale.

Il suo amore per Martha era totalizzante e separarsene nelle ore di lavoro gli era di fondamentale equilibrio.

Equilibrio fatti di spazi personali in cui vivere un totale distacco da quel suo amore così profondo e lancinante al contempo. Perché lui sapeva, aveva sempre capito. Ed aveva approfondito, fino a sentirsi male. Il timore di condividere il suo amore e il suo odio nello stesso momento era un timore fondato, soprattutto all'inizio del loro rapporto quando l'amore era più fragile e selvaggio e lo scontro con il primo tradimento scoperto fu come un'onda anomala di un mare forza dieci sbattuto in piena faccia.

Il segno di quell'onda che lo aveva scavato dentro era visibile nel suo sguardo quando, stanco, si dedicava ai figli nelle sere in cui per un motivo o per l'altro Martha faceva tardi. E così erano passati anni e Giacomo nel tentativo di sopravvivere contemporaneamente al dispiacere e all'amore che non cedeva si era dedicato lo spazio dell'ufficio come una zona franca dove non far entrare nulla di quell'inquietudine.

Era amare? O masochismo? Agli occhi degl'altri? Chi lo avrebbe capito? Aveva potuto confidarsi, ma il momento giusto e la persona giusta con cui farlo non l'aveva mai trovato. Amava Martha, l'amava moltissimo. Ed il sesso fra loro non era mai un problema. Almeno fino a pochi mesi prima. E neppure quell'ultimo periodo in cui le cose non funzionavano, del suo amore Giacomo trovava ancora l'energia per andare avanti. Aveva pensato ad un psicologo a cui confidarsi ma poi aveva anche capito che confidarsi, aprire il suo cuore e liberare il suo dolore avrebbe anche compromesso la sigillatura che era riuscito a creare. Un sigillo ermetico sul cuore che aveva saputo resistere fino a punto di esplodere e di non esplodere affatto: il suo amore era più grande di tutto.

Le parole scambiate con la PM avevano lasciato quei pensieri collosi nella testa di Giacomo.

Strinse i pugni. Le mani grandi si riempirono di energia e le nocche sembrarono esplodere.

Nonostante la temperatura non calda della notte, sentì un'energia scottante prendergli il volto e si guardò bene affinché nessuno, Vittori per primo che era vicino a lui, potesse notare quella sua reazione.

Non avrebbero compreso, certo, e Giacomo nei momenti in cui era costretto a combattere con i suoi fantasmi non era mai disposto a giustificarsi.

In tuti i casi, le luci artificiali installate dai poliziotti non erano a favore di Giacomo e il buio aveva mischiato tutto, lasciando invisibile il livore dei pensieri di Giacomo.

Già, ma sarebbe bastato a Giacomo?

L'accettazione dei tradimenti di Martha richiedeva una continua elaborazione del lutto, una continua condanna di se stesso, un continuo sentirsi inadatto.

Anche questo era amore.

Una cima e un abisso, senza soluzione di continuità, proprio come l'amore totalizzante di Giacomo. Un amore che lo faceva sentire libero di amare anche nel buio profondo delle fosse atlantiche e nel poco ossigeno di quelle vette bastarde.

Poi, arrivò il suono invadente del suo del telefono a spezzare tutto: quel guazzabuglio di pensieri furono spazzati via e Giacomo ripiombò nella realtà del momento.

Martha era nuovamente reperibile e Giacomo cercò immediatamente il suo cellulare nella tasca.

Compose il numero, portando il telefono all'orecchio. Gli mancò il respiro, tese i muscoli del petto e attese la risposta: "Il numero da lei selezionato non è raggiungibile o....", fu la voce dall'altra parte.

"Cazzo!", tuonò Giacomo facendo voltare verso di lui tutti i presenti.

Un altro amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora