Guai

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            Martha si avvicinò al letto di Giacomo sotto lo sguardo attento del poliziotto. Non sapeva come comportarsi, e non avere la minima strategia la metteva a disagio. Guardò il telefono che aveva cessato di squillare. Il numero sconosciuto le aveva impedito di richiamare. Martha guardò allora quel numero sconosciuto con un presentimento colloso, un fastidio che sarebbe durato poco perché un SMS arrivò a peggiorare le cose.

"La richiamo, ed è meglio che risponda".

E poi un secondo.

"Le conviene essere sola quando lo farà".

Il respiro le si bloccò per un momento, ma non poté fare altro che reagire prontamente al nuovo squillo del telefono.

Per pudore il poliziotto si era ritirato di qualche passo, lasciando Martha la possibilità di rispondere.

Ma lei non si decideva ancora a farlo e lasciò la chiamata sospesa nell'aria.

Il poliziotto la guardò attonito, il comportamento di Martha era in effetti controverso in un misto di paura e di disagio. Come se quel telefono bruciasse.

Il trillo sembrò amplificarsi, come la sua angoscia, il soffitto dell'ospedale parve ondeggiare, le pareti restringersi e risucchiarla con uno schiocco.

Il poliziotto la osservava mentre le sue gambe tremarono e sarebbe stato impossibile, perfino al più distratto dei poliziotti d'Italia, non notare il comportamento di Martha.

Intanto anche quella chiamata era andata persa.

Vedendola in quello stato in cui era, l'agente si avvicinò a Martha offrendo il suo aiuto, ma lei lo respinse tra un "No, no, non è niente", un "non si preoccupi", ed uno sguardo significativo ben simulato con la chiarificazione del "cazzi miei, grazie".

Il poliziotto incassò senza mostrarsi offeso e si focalizzò sulla convinzione che nel comportamento della donna ci fosse qualcosa di sospetto e che valeva la pena di continuare ad osservare.

Martha ne comprese l'intenzione, apprezzò le attenzioni dell'agente, si voltò verso Giacomo pensando di doverlo lasciare per poter capire chi fosse a quel maledetto numero sconosciuto, e tutto ciò svanì nel momento che il suo telefono di Martha riprese a squillare.

A quel punto Martha fu rapida nell'allontanarsi, lasciando che il dubbio del poliziotto si concretizzasse definitivamente ma anche senza dargli modo di capire alcunché.

Assicurata di essere sola nel lungo corridoio del secondo piano dell'ospedale, e non per questo liberandosi dall'ansia, Martha rispose a quegli squilli insistenti.

La mano con il telefono percorse la poca distanza verso l'orecchio di Martha.

"Perché non risponde?", la voce di un uomo che non ricordava tra quelle conosciute, "da adesso ho bisogno che lei mi risponda quando la chiamo".

Martha era in balia del terrore.

"Chi è? Cosa vuole?"

"È nei guai, lei lo sa, io lo so".

"Nei guai", pensò Martha, un'espressione che non aveva mai amato. La trovava banale e sciocca. Le ricordava soprattutto i rimproveri di sua madre e di suo padre.

Martha si era distratta.

"Pronto?", la voce si spazientiva per quel vuoto, "Non abbiamo molto tempo, e voglio che sappia che d'ora in poi sarò io a dirle quello che deve fare e quando. Ha capito Martha?".

"Ma chi parla?!", chiese con un filo di voce.

"Non ha importanza, e sarà per il suo bene non tentare di scoprirlo, mi creda. Ora memorizzi questo indirizzo, ci vada".

Inutile chiedere altro, l'uomo aveva già interrotto la comunicazione.

Martha parve perdere il controllo, il telefono le scivolò dalle mani. Si chinò, lo raccolse, e lo mise in una tasca.

Poi guardò davanti a sé. L'agente era poco lontano da lei, Martha non se ne era resa conto e la sua preoccupazione era evidente. Martha alzò lo sguardo al cielo ricordò le parole dei suoi genitori esasperati dal suo comportamento, come dicevano?

Ah, sì.

"I guai non vengono mai da soli". 

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