Verità

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            Esausta ed ancora con la spiacevole sensazione di essere braccata, Martha aveva attraversato un'area buia ed aveva raggiunto l'abitato di San Vincenzo. Con la paura di essere avvicinata da altri sconosciuti, strisciò lungo la via che porta verso il centro della città. Riconobbe subito la zona, perché vi era stata più di una volta. Un uomo, che camminava sul lato opposto, la vide e fece cenno di avvicinarsi, ma Martha quasi lo respinse e non chiese aiuto.

Si tastò le gambe, le faceva male dappertutto. Pensò che la soluzione più logica fosse quella di recarsi alla stazione dei Carabinieri e la raggiunse con il cuore in gola e la paura che aumentava man mano che la caserma si avvicinava. Passo dopo passo, guardandosi sempre alle spalle, Martha aumentava l'andatura, poi, al limite delle sue forze psicologiche, giunse davanti ai campanelli della Stazione.

"Buonasera", rispose una voce cruda al citofono.

"Aprite subito! Aiuto".

La voce femminile di Martha convinse immediatamente il militare ad aprire il portone e precipitarsi fuori mettendo in allarme i colleghi di turno.

Un momento dopo, Martha si ritrovò in una sala spoglia e poco illuminata.

Un giovane militare le parlava chiedendole cosa le fosse accaduto, ma Martha non riuscì a dare spiegazioni immediate e si limitò a dichiarare le sue generalità.

Non servì altro: il nome ed il cognome di Martha mise in allarme i Carabinieri, chiaramente informati sui fatti accaduti nella giornata.

Un brigadiere iniziò allora ad impartire ordini che misero in moto una serie di eventi: tutti i carabinieri della stazione si radunarono nell'atrio, un paio si misero al telefono, fu avvisato il comando di Firenze, e da quello partirono due gazzelle con a bordo il maresciallo Neddu e la squadra che era stata messa a disposizione per le indagini.

Presto le cose si sarebbero complicate, pensò Martha, ma non aveva avuto altra scelta se non quella di chiedere aiuto.

Chiese di poter utilizzare un bagno. Sentì infatti la necessità di ricomporre un aspetto almeno dignitoso di sé.

Nella caserma c'era anche un sottoufficiale donna che al momento dell'arrivo di Martha non era in servizio né in caserma, ma che era stata fatta chiamare per poter meglio assistere Martha.

Al suo arrivo, Martha la riconobbe perché in passato era stata sentita come teste in un processo da parte dell'accusa contro un suo assistito. La ricordava bene, la sottoufficiale era stata molto corretta nella descrizione dell'arresto in fragranza, non aveva aggiunto commenti personali o sensazioni. In altre parole, Martha si sentì sollevata nell'essere stata messa nelle sue mani.

Non si sbagliò nel giudicare la carabiniera; infatti la donna vedendo Martha nello stato in cui era, le offrì di accomodarsi nella sua stanza e di prendere in prestito alcuni dei suoi indumenti. "Sempre che lei non si offenda", disse con estrema gentilezza.

Trascorse così un'ora senza più accadere nulla, poi le auto di servizio con a bordo il maresciallo Neddu arrivarono alla caserma di San Vincenzo cariche non solo di carabinieri ma anche di molte domande a cui Martha avrebbe dovuto rispondere.

Fu allestita una sala normalmente riservata alle riunioni degli ufficiali e dei sottoufficiali per poter interrogare più comodamente Martha.

"Si accomodi, piacere, sono il Maresciallo Neddu".

"Martha Giusti, sono avvocato e moglie di Giacomo Lenzi, ma immagino che questo lei lo sappia già".

"Sì, me lo hanno comunicato. E sono a conoscenza anche dei fatti sommari che lei ha descritto quando è stata soccorsa".

Il maresciallo Neddu fece un cenno con la testa ad un collega per invitarlo ad uscire dalla stanza, studiò il volto della donna, ed infine indicò dell'acqua che era sul bordo del tavolo e la offrì a Martha che declinò la cortesia.

Neddu era incerto su come procedere. I fatti non erano chiari: un omicidio in una casa isolata, l'agguato ad un'auto della Polizia con la conseguente morte di un poliziotto in servizio come autista di un dirigente della Questura di Firenze, il rapimento o meglio il tentato rapimento della moglie del dirigente stesso.

Un po' troppo per una sola giornata, e soprattutto un po' troppo per aver assegnato a lui un'indagine di questa portata. Come se ci fosse l'intenzione dei livelli superiori a tenersi a debita distanza, almeno fintanto che le cose non inizino a chiarirsi, pensò Neddu in quel momento e sentendo la tensione arrivare fino alla gola.

"La prego, mi racconti come sono andate le cose", disse infine con un tono accondiscendente.

Martha inarcò la schiena, le cercò, ma non trovò le parole giuste per rispondere. Non aveva infatti ancora deciso cosa avrebbe dovuto dire.

Un errore di cui poi si sarebbe pentita.

Trattenere la verità non l'avrebbe più aiutata.

Un altro amoreDonde viven las historias. Descúbrelo ahora