La mafia

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          Il Secco aveva trascorso tutta la notte non distante dall'auto degli sbirri che avevano sostato tutta la notte sotto la casa di Giacomo. Molto attento a non farsi notare, alle due di notte aveva abbandonato l'auto e camminando nel buio aveva aggirato l'edificio per valutare un possibile ingresso sul retro. Pur sapendo dell'inutilità della cosa, visto che non si sognava certo di introdursi in un appartamento di un poliziotto e per di più piantonato. Valutò che una possibilità era in effetti di entrare nell'edificio passando dal condominio alle spalle che offriva un cortile confinante. C'era da forzare la porta, superare il cortile, una recinzione, nuovamente un cortile e ancora forza una porta. Ed ipotizzando questa possibilità, si disse quanto fosse assurda tutta quella situazione. Così, si ritrovò alle tre, un'ora dopo, a valutare che il rischio che stava correndo, quello di essere armato e di trovarsi nelle vicinanze di una sorveglianza attiva, fosse già troppo alto. Rientrò nell'auto che stava a debita distanza di quella dei poliziotti, e maledicendo la situazione, provò a darsi una sistemata a quei pensieri collosi. Alle quattro passò un'altra volante con i lampeggianti blu che illuminarono tutta la strada e per poco il Secco non fu visto.

Tra il panico e l'incazzatura, scese nuovamente dall'auto. Sistemò la Beretta sotto la giacca. Si guardò le spalle. Poi osservò la volante che si era fermata a fianco a quella dei colleghi. Vide i poliziotti parlare senza scendere dall'auto. Distintamente sentì le voci metalliche uscire dalle radio. "Dieci e Trentotto. Via Flavia. Dieci e Trentotto. Si chiede assistenza". Avevano fermato un veicolo sospetto e chiedevano assistenza, cioè un'altra auto di appoggio. Ma Via Flavia era distante da lì ed infatti l'auto della Polizia non rispose alla chiamata e i poliziotti continuarono ancora per un paio di minuti a parlare.

Il Secco decise che ne aveva abbastanza, rimanere lì sarebbe stato inutile. Avrebbe atteso, ma non lì.

Guardò l'orologio erano le cinque.

Si allontanò in direzione opposta le volanti. Si accese una sigaretta. La luce rossa della fiamma illuminò per un attimo il viso scavato del Secco. Aspirò avido e s'incamminò con la stessa furia con cui aspirava il fumo. La testa insaccata, le mani in tasta. I pensieri annullati per quanto potesse, pensò di aver camminato senza metà per un'ora, guardò l'ora e si stupì nel constatare che invece fossero già le sette. Vide una panchina messa lì senza un perché. Esausto, si sedette lasciandosi andare, ma la pistola infilata nella schiena si fece sentire e dovette cambiare posizione.

Il tempo trascorse così. Riuscì perfino ad addormentarsi con la testa tra le mani. Una ventina di minuti.

Poi, risoluto, si alzò.

Aveva fame.

Guardò l'orologio.

Erano le sette e trenta.

E si ricordò del bar dietro casa del poliziotto.

E si incamminò.

Alle nove la luce illuminava Empoli e le persone avevano vivacizzato le strade.

Alle nove, il Secco entrava in quel bar.

Aveva pensato di mangiare croissant, ma il menù gli avrebbe offerto anche dell'altro.

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⏰ Last updated: Mar 02 ⏰

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