Ipotesi e realtà

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            Sono le domande a cambiare le cose. Anche Martha lo aveva sempre pensato, d'altronde con il suo mestiere di avvocato. L'intenzione di chi le domande non le sa porle è quello di non voler sapere realmente come stanne le cose e di non essere in grado di affrontare la realtà. E fare bene le domande è una qualità fondamentale. Fa la differenza, in ogni aspetto della vita. Anche nell'amore, certamente.

E la richiesta sulla salute di Vittori, come suo primo pensiero, diceva tanto su Giacomo. Specialmente a Martha.

Ma le domande hanno anche la necessità di essere comprese, ed il confine della comprensione ed incomprensione è spesso labile e scivoloso.

Toccava rispondere, pensò Martha, ma si rese conto di non avere alcuna risposta in merito.

"Chiederò. Chi è Vittori?".

Giacomo aveva richiuso gli occhi e si era nuovamente perso nel sonno artificiale dei medicinali.

In quel momento, entrò il medico con il suo staff. L'ematoma era peggiorato, disse in modo sbrigativo al suo assistente alludendo alle lastre che aveva tra le mani.

"Deve uscire", disse la caposala senza preoccuparsi di essere gentile.

"Sono la moglie".

Prima che la caposala potesse rispondere, parlò il medico: "Lo operiamo. L'ematoma può diventare preoccupante, meglio farlo subito, lo dobbiamo rimuovere. Dovrà firmare lei l'autorizzazione, è legalmente sposata?". La voce era professionale, sicura.

"Sì, sono sua moglie", rispose Martha, "È in pericolo? Sarà un'operazione lunga?", aggiunse con una voce impastata.

"La mia ipotesi è no, spero che la realtà ci dirà la stessa cosa", rispose il medico con voce sincera e con la modestia di chi non ama fare previsioni spacciandole per certezze.

Martha guardò il letto di Giacomo già in movimento verso la sala operatoria, firmò distrattamente i fogli dell'autorizzazione senza ascoltare una sola parola dell'infermiera che ne stava spiegando a sommi capi le implicazioni di quella sua firma.

Poi, parve che la giornata scese come una scure sulla testa di Martha. Un groviglio le strinse lo stomaco.

Il nero all'improvviso.

Vomitò in un cestino bile e paura.

Poi, scusandosi con le infermiere che si prodigavano nel farla accomodare fuori dalla camera e preoccupandosi non poco delle sue condizioni, cercò un contegno, una parvenza di controllo.

"Non è nulla, sto bene adesso".

"Forse è meglio che stia qui in sala d'aspetto per qualche minuto, era anche lei nell'auto?", chiese un'infermiera che non conosceva le dinamiche dell'accaduto.

"No, no, grazie. Sono solo...", ma la risposta di Martha non si concluse perché la frase le si bloccò in gola e lo stesso i suoi pensieri perché intanto alcuni poliziotti arrivarono a riempire il corridoio con una furia inaspettata.

"Che succede?", chiese la caposala al primo dei poliziotti.

"Stiamo cercando il collega ferito, il dottor Giacomo...".

"Ma è questo il modo?! L'hanno portato in sala operatoria, e..., ma insomma dove andate?!".

Martha vide i poliziotti precipitarsi oltre il corridoio e rimase senza parole. Si afflosciò a terra, priva di forze.

Non era stato un incidente.

Era ormai chiaro in Questura, ed in quel momento anche a Martha.

Alla realtà, Martha avrebbe preferito le ipotesi.

Un altro amoreWhere stories live. Discover now