La notte

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                      Le parole del diario di Victor graffiarono il cuore di Elena, lettera dopo lettera. Le lacrime ne bagnarono i fogli. Attorno a lei si era stretta la famiglia, soltanto Martha era rimasta in disparte, muta. Tutti erano, appunto, sospesi nel tempo che si era fermato intorno a loro. E vive sembrarono soltanto le parole di quel diario. Un lungo racconto di vita, quindici anni, come quelli che aveva Elena, la voce di Victor, un uomo che non conoscevano, erano entrate nella loro casa come i greci avevano fatto a Troia usando un cavallo di legno che conservava al suo interno un inganno. Uomini e tragedie che ci assomigliavano in fondo. Ma c'era di più. In quel diario c'era una vita intera di un uomo che a suo modo amava quella figlia che non aveva potuto avere. Le righe ne raccontavano l'intensità, le pagine la profondità. Quel padre che non si era mai rivelato prima perché lo aveva fatto ora? Elena non si era fermata a quella domanda, e si era immersa nella lettura, avida di assaporare la verità amara che ne riservava. Non si sentita in colpa nel farlo, non si sentiva neppure una figlia ripudiata, perché un padre lo aveva avuto ed anche una madre. E i fratelli. E la nonna, e pure il nonno. Era fatta così: più grande della sua età. Più volte si era interrotta nella lettura, guardandosi intorno e valutando lo sguardo di Giacomo e di Martha, e trovandovi approvazione, aveva continuato fino all'ultima pagina. Ci aveva trovato un secondo padre. E seppure senza provare amore per lui, si sentì attratta da quella verità spiazzante che metteva a nudo l'imperfezione in cui lei aveva sempre sentito di appartenere. E, forse, avrebbe avuto il diritto di sapere prima. Ma non era risentita, neppure verso sua madre. Quando terminò la lettura, si rese conto di essere seduta sul pavimento. Si alzò, andò in cucina e bevve dell'acqua. Non una parola in tutto ciò. Poi tornò da dove era arrivata trovandovi Giacomo e Martha pietrificati. Raccolse il diario che aveva lasciato a terra e lo rilesse da capo.

"È un insegnante", si limitò a dire.

"Sì.".

"Lo sapevi?", chiese Elena.

"Faccio il poliziotto".

"E sei mio padre".

"E sono tuo padre, sì".

"Da quanto lo sapevi?"

Giacomo si schiarì la voce. La sua risposta non era solo per Elena, era anche per Martha.

"Non da molto. È complicato".

"Mamma?"

A Martha non vennero le parole. Ripensò in un secondo a tutta la sua vita. Non vi trovò nulla che potesse giustificare di trovarsi in quel momento senza una risposta accettabile. Ripensò a quei giorni, quelli dell'andare in bicicletta senza mani, la libertà assoluta senza le giustificazioni da dare, appunto. Si senti immatura di fronte a sua figlia che nel chiederle spiegazioni non esternava rabbia, ma consapevolezza. Martha si sforzò a dire qualcosa di conveniente, ma si rese conto di non avere nulla a sua parziale giustificazione.

"Io?", disse, "Io...non so. Forse proprio non lo so. È vero, però, quell'uomo è tuo padre. Ma credimi non credevo che lo sapesse".

Fece una pausa, la voce rotta. Le lacrime si liberarono e non seppe fermarle. Si era resa conto di essere stata due donne, prima e dopo l'incontro con quell'uomo. Il rifiuto di condividere la gravidanza con Victor perché in fondo quasi neppure lo conosceva. Un amore non amore, una relazione occasionale non avrebbe potuto essere il padre di una figlia. Imperdonabile? Oppure un diritto di lei di essere madre senza dare un padre, almeno un padre naturale?

In tutti i casi aveva deciso da sola e da sola aveva portato avanti la sua vita e quella di Elena.

A quel punto erano le due di notte. Da fuori non giungeva alcun rumore ed il tempo sembrava realmente essersi fermato. Dalla camera da letto si sentivano soltanto piccoli fiati dei gemelli che dormivano la notte degli inconsapevoli. Perfino l'orologio a pendolo si era fermato perché nessuno si era ricordato di ricaricarlo. Giuliana era rimasta in disparte per tutto quel tempo. In un angolo, provando vergogna per la nipote, perché anche lei sapeva e non aveva mai detto nulla.

Fu Giacomo allora a parlare.

"Non ci sono risposte accettabili, Martha, non questa sera. Non adesso. Quello che possiamo fare è conoscere tuo padre. Domani, come ha scritto qui. Forse allora potremmo perdonare, giudicarci e accettare quello che ti abbiamo fatto."

Elena lo guardò senza rispondere.

Strinse forte il diario portandolo al petto.

Pensò a quando era piccola, a tutti i sogni che aveva e che suo padre e sua madre avevano sempre incoraggiato. Ricordò tutte le volte che si era sentita triste e che in quei momenti aveva sempre trovato i suoi genitori pronti a sorreggerla e a rincuorarla. Tutte le volte che ne aveva avuto bisogno. Ora, tutti quei gesti le sembrarono artefatti, e la sua vita le parve essere soltanto un piano B. Un'alterazione della realtà. Un'acrimonia condivisibile, bastava mettersi nei suoi panni. Eppure, seppe reagire. Senza dire più nulla, si infilò nella camera da letto. Posò il diario. E così com'era, si accucciò a fianco dei fratelli e si strinse a loro.

Giacomo si avvicinò a Martha che non aveva più detto una sola parola. Le prese le mani. La sollevò da terra. Con delicatezza, la sospinse nella stessa camera da letto. La fece sdraiare nel letto dalla parte opposta di Elena. Poi si mise seduto sul bordo del letto. E rimase così tutto il resto della notte. Aggrovigliati nei loro pensieri. La notte scorse.

L'amore può davvero tutto.

Un altro amoreWhere stories live. Discover now