Senza mai cadere

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            E poi c'erano le indagini in corso. Investigatori e Magistrati, più o meno figure che dormono poco quando le cose tendono a non convergere in cerchi e a rimanere forme indefinite, e lo stesso vale per la Questura quando piovono incongruenze nelle indagini come gocce pesanti da nuvole sparse. Gli uni e gli altri, Polizia e Carabinieri, divisi su strade diverse ed entrambi alla ricerca di verità. I primi preoccupati per Giacomo, i secondi nel dubbio che ci fosse qualcosa in più dietro il racconto di Martha.

Tutte le persone coinvolte aveva perso il concetto del tempo, anche la PM che tra tutti era quella meno direttamente occupata.

C'erano coincidenze ed elementi che infatti creavano connessioni che però non funzionavano, neppure a singhiozzo. Le evidenze, il morto, i capelli trovati nella casa, le impronte, sulla scena dell'omicidio, e più distante, ed in un momento successivo, c'era l'auto che aveva tamponato Giacomo e Vittori, nella quale avevano trovato armi che poco lasciavano alla casualità. E poi il tentato rapimento di Martha che aveva lasciato tutti nello stupore.

Ma mancava un incastro definitivo.

La Polizia teneva ben distinte le cose, mentre i Carabinieri iniziavano ad avanzare dei dubbi.

Il maresciallo Neddu era stato nuovamente convocato dal PM e ha aveva resistito a maggiori congetture che non fossero personali sensazioni; si era limitato ai fatti e si era arreso all'evidenza di non poter dimostrare nulla al momento che potesse unire. Il PM aveva apprezzato la prudenza, e non aveva minimamente illuso il maresciallo di trovare in lei una sponda nell'accettare i dubbi: contavano soltanto i fatti e le prove, e qualunque allusione non era benvenuta tra le mura dell'ufficialità.

Quindi nessuna connessione tra l'omicidio e i fatti successivi, questo era quanto al momento.

E la morte di Vittori.

Troppo complicato e troppo prematuro al momento. C'era il rischio di scivolare, di non aver valutato bene la dimensione dei fatti e, sì certamente era proprio così, si convinsero in Questura, il tutto era ingigantito dalla relazione dei Carabinieri.

Bisognava separare, indagare in singole direzioni, questo era il mandato pressoché definitivo che aveva ricevuto il maresciallo Neddu al termine dell'incontro. Chiaramente condito con tutto il linguaggio burocratico possibile che fu usato in quell'ultimo incontro e un fitto di telefonate ed email scambiati tra i comandi e la Magistratura.

Quindi, il Questore aveva spinto per chiudere in fretta, e al momento, tenere ben distinto gli accadimenti.

Era quasi agosto, qualcuno, maligno, aveva osato dire nei corridoi, e soprattutto, in ballo c'era il nome di Giacomo Lenzi un dirigente da preservare e da valorizzare.

"Abbiamo poco tempo, è necessario arrivare a qualcosa di concreto", aveva detto la PM a Neddu e lui era rimasto nel dubbio e nel dubbio aveva chiesto ulteriore tempo a disposizione.

Poi, con l'insistenza del magistrato e la poca certezza dei riscontri, anche il maresciallo Neddu ammise a se stesso di avere tra le mani più spine che altro. E pensando che in quella vicenda ci fosse poco da guadagnare e molto da poter invece perdere, decise di desistere.

"Ha ragione, dottoressa, concordo, chiederò al mio superiore di assegnare il caso della signora Martha ad altra indagine, io proseguirei con l'omicidio" disse quindi il maresciallo Neddu.

La PM lo guardò.

"Ne è sicuro?".

Neddu guardò perplesso la PM e comprese che proprio non era fatto per la carriera, troppo diretto e troppo operativo, ma rapido comunque nel rispondere.

"Certamente, ora, se posso, la saluto".

La porta dell'ufficio della PM si chiuse alle sue spalle.

"a volte togliersi un peso non era poi così male", si disse il maresciallo Neddu una volta fuori dall'ufficio.

Fece qualche passo nel corridoio andando verso le scale che lo avrebbero portato all'uscita.

Controllò l'orologio da polso che portava sempre, regalo del padre che a suo volta lo aveva avuto dal suo.

Quel pensiero lo fece riportare con i ricordi alla sua famiglia in Sardegna. Ora stavano a Cagliari, ma quando era bambino erano più fuori poco a nord del capoluogo. Altri tempi, facile a dirlo, quando neppure immaginava che sarebbe diventato carabiniere.

Il quadrante dell'orologio mostrò le dieci e dieci ed il maresciallo pensò al padre e a cosa stesse facendo in quel momento.

"La famiglia", sospirò, e nel farlo comprese che al centro della sua indagine ci fosse proprio una famiglia. Era quella la connessione che non funzionava in quell'indagine.

Scacciò il pensiero sugl'ultimi gradini che lo separavano dalla strada.

Poi, una volta fuori, il maresciallo Neddu ebbe la netta sensazione che in quella storia ci fosse molto che non avesse compreso e non si riferiva unicamente a fatti criminali, ma personali. Negli occhi di Martha aveva visto della luce spegnersi e delle lacrime trattenute che raccontavano qualcosa di sé e che in quel momento non aveva saputo decifrare.

Si incamminò verso l'auto, ripensò a Martha.

Aveva mentito, Neddu lo sapeva.

Aprì la porta della berlina. Poi la richiuse e si accese una sigaretta.

Si voltò verso gli uffici del magistrato. Gli parve di vedere la PM dietro le tende intenta a telefonare.

Un'auto sfrecciò vicino.

L'attesa non era servita a nulla, si disse Neddu. Poi, mentre finalmente saliva in auto, il suo cellulare vibrò segnalando l'arrivo di un messaggio.

"Per questo sabato le dirò tutto. Mi dia i giorni che rimangono per lasciarmi fare e per rimettere a posto la mia famiglia. Lo farò senza mai cadere. Giacomo Lenzi".

Lo stupore si dipinse nel viso del Carabiniere.

Mai saputo di aver dato il proprio numero al poliziotto. Cosa fare? Si chiese Neddu.

Ci pensò, ma in fondo decise in quello stesso momento.

La questione della famiglia da mettere a posto la comprendeva bene, anche lui aveva qualche ingranaggio da registrare nell'amore che teneva lontano.

Rilesse il messaggio di Giacomo.

Sorrise sulla frase "senza mai cadere", lui non c'era mai riuscito con suo padre.

Risoluto, selezionò il numero dalla rubrica del cellulare.

"Papà? Sì, sono io, vengo domani e rimango da voi fino a sabato. Lo so, sono soltanto tre giorni, ma vengo".


Un altro amoreWhere stories live. Discover now