OH MAMMA!

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Wendy era seduta nel sedile posteriore dell’auto, aveva appena detto all’autista di andare piano, tanto era ancora presto e mancava poca strada, quindi si tolse gli occhiali e appoggiò la guancia sullo sportello: ne approfittò per osservare il paesaggio circostante, che ormai da diversi mesi attraversava ogni singola mattina, anche se a causa delle lenti scure non aveva mai potuto distinguerne bene le figure e i loro colori.

Purtroppo quella piacevole contemplazione durò poco, interrotta da “Paparazzi” di Lady Gaga: la suoneria del suo cellulare. Guardò lo schermo e lesse: Mamma.

“Cosa sarai mai successo?!” pensò Lexie preoccupata: sua madre non la chiamava praticamente mai, era sempre Lexie a cercare di contattarla. “Pronto” rispose un po’ esitante.                                              “Hey, ciao Lexie, volevo dirti che oggi passo da te!” disse dall’altra parte la donna, con voce tranquillissima. Tipico di sua madre, pensare che le fosse tutto dovuto e che tutti stessero ai suoi comodi: ma non bisogna dimenticare che Grace Van Elsen era una diva anche peggiore della figlia.                                                   

“Cosa! Ma da quando sei a Milano? E comunque non importa, non puoi venire da me, ho da fare e starò via per più di mezza giornata!” Tagliò corto Lexie.        “Sono arrivata dieci minuti fa, ho appena lasciato l’aereo porto. Comunque non preoccuparti, tanto fino alle cinque ho da fare anch’io: una cosetta per beneficenza! Quindi se ti va possiamo cenare al ristorante stasera e dopo verrò a dormire da te.”

Lexie esitò un attimo: era indecisa, da un lato le sarebbe piaciuto passare un po’ di tempo con sua madre,ma dall’altro la sua presenza avrebbe messo a serio rischio il piano.                                 

“Sì… va bene” rispose per non attirare troppi sospetti.  
“Bene. Allora a dopo” disse in tono piatto la donna, prima di riattaccare, senza neanche dare il tempo alla figlia di dire “Ciao”. Questa ci provò comunque a salutarla e rimase delusa, quando il suo “Ci vediamo dopo” venne interrotto dal ‘bip’ di fine chiamata. Ma, dato che ormai era arrivata, coprì quei divini occhi tristi con gli occhialoni, aprì lo sportello e andò.

Quando entrò trovò Nasley ferma a contemplare la parete del collage. Wendy si avvicinò, posizionandosi a fianco a lei, provando ad intercettare il suo sguardo per capire da quale articolo fosse particolarmente attratta. Era uno dei più recenti, vicino alla porta,proprio all’altezza degli occhi, quindi leggerlo non era difficile:  parlava della pandemia , era un’intervista ad un’infermiera e, da quanto Wendy aveva imparato frequentando quella scuola, era davvero ben redatto.  Infondo in un angolo era firmato: Sabrina Forbicioni. Wendy era certa di aver già sentito quel nome, ma non poteva ricordarsi dove e soprattutto capire perché a Nasley importasse tanto.                                                                                              

“E’ il migliore vero?” chiese la ragazza sorridente, che aveva capito che l’amica aveva individuato l’articolo giusto.            “Sì, mi ha davvero colpito!”.                      “L’ha scritto mia madre!” gongolò Nasley. Wendy sorrise in risposta, ma non fece in tempo a domandare altro, che l’amica continuò: “Sai ha avuto un grande successo ed è valso a mia madre una promozione! Da un paio d’anni è lei a condurre il tg nazionale del mattino!”.                                                                           “Ecco dove l’ho sentito!”. Pensò Wendy. Poi tornò a guardare l’amica: era davvero bello sentirla parlare in quel modo della madre, si vedeva che ne andava fiera.                                                        

“Sai è da lei che io e mia sorella abbiamo preso la passione per il giornalismo!”      “Oh, so bene cosa vuol dire intraprendere la carriera che vogliono i tuoi genitori!” esclamò di risposta Wendy.                                               
“Cosa? No! Lei non ci ha affatto obbligato, io ed Ambra abbiamo spontaneamente scelto di venire qui! Sai, fin da quando eravamo bambine la vedevamo lavorare fino a tardi sui suoi articoli e, nonostante queste giornate sfiancanti di lavoro, non le pesava affatto, anzi la rendeva felice, ma la cosa più bella era quando i suoi articoli venivano pubblicati sul giornale e a cena ci raccontava quanto il successo delle sue inchieste, per cui aveva speso ore di indagini, ricerche e scrittura, fosse per lei gratificante.  In pratica ce l’ha descritto come un qualcosa di magico!”                                                                                “Wow!” pensò Wendy. Lei non era di certo diventata un’attrice perché sua madre le aveva fatto amare il mestiere!

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