𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 6

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"𝐋𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐦𝐢 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐚 𝐭𝐫𝐨𝐩𝐩𝐨 𝐛𝐫𝐞𝐯𝐞

𝐩𝐞𝐫 𝐬𝐩𝐞𝐧𝐝𝐞𝐫𝐥𝐚 𝐚 𝐨𝐝𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐞 𝐚 𝐭𝐞𝐧𝐞𝐫 

𝐜𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐭𝐨𝐫𝐭𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐮𝐢."

(𝐂𝐡𝐚𝐫𝐥𝐨𝐭𝐭𝐞 𝐁𝐫𝐨𝐧𝐭𝐞)

『♥』

Dopo aver ricevuto il compito da parte di Raimondo, andai a parlarne subito con la Maestra che, come avevo già preannunciato, mi spinse ad accettarlo senza troppi ripensamenti, non solo perché voleva che dimostrassi la mia versatilità, ma anche perché era un buon modo per mettermi in gioco in discipline che ancora non avevo sperimentato. 

Oltre al compito, pensammo anche all'esibizione per la gara ballo, questa volta mi propose una Variazione di classico e appoggiai la sua proposta. Ci mettemmo subito all'opera e ballare sui tacchi non si stava rivelando così difficile come pensavo, ogni tanto mi sbilanciavo troppo indietro o troppo in avanti, ma tutto sommato, per essere la prima volta - e anche la prima prova - stava andando piuttosto bene. 

Mi trattenni per giorni fino a tardi chiedendo un permesso alla redazione che mi diede come orario massimo le 23 di notte. Da quanto ero presa dal compito e dalla coreografia trascorrevo poco tempo in casetta, era già tanto se mangiavo a pranzo e se, soprattutto, sistemavo la mia parte della camera. L'unica cosa che facevo era sistemare il letto e rimandare al mio ritorno le pulizie per togliere quella misera polvere che si stava depositando, ma ogni volta tornavo stanca morta e così mi trovavo sempre punto e a capo. 

Una notte, tornai in casetta che erano praticamente quasi tutti a letto, fatta eccezione per Ayle e Holden che stavano fuori in cortile, avevano appena finito di fumare e stavano per rientrare, così mi affrettai a raggiungerli.

«Aspettatemi», dissi salendo quei pochi gradini che ci separavano. Iniziai a tossire sentendo l'odore delle sigarette spente, «maledizione», dissi tra un colpo di tosse e l'altro. Joseph aprì la porta spingendomi letteralmente dentro la casetta.

«Entra che non ti voglio sulla coscienza»

Ayle si mise a ridere, «stai tornando sempre così tardi, non stai esagerando?», prima di girarmi mi sparai in gola uno spruzzo dell'inalatore, lo tenni in bocca qualche secondo e poi feci un respiro profondo, nascosi l'oggetto nella tasca del giubbotto e tornai a guardarli. Ormai non era più un segreto, ma ci tenevo comunque a essere discreta, anche se Jo, mi conobbe che avevo già questo piccolo problema.

«Devo fare bella figura. Voi invece? Come mai ancora in piedi?»

«Ci siamo persi in chiacchere», rispose Joseph togliendosi il giubbotto per lasciarlo all'ingresso. La mia pancia iniziò a brontolare dalla fame, appoggiai la sacca e il giubbotto sul divanetto, poi guardai la cucina in pessime condizioni. Il disordine all'interno della casetta stava raggiungendo il limite della vergogna.

«Credo che non mangerò», mormorai rimboccandomi le maniche.

«Non vorrai metterti a lavare i piatti, alle undici di sera», Ayle era sconvolto, mentre io racimolavo con dei guanti in lattice i piatti sporchi per impilarli uno sopra l'altro e avvicinarli al lavello.

«Se mi aiutate finisco tutto in mezz'ora, così posso mangiare e andare a letto», diedi le spalle ai due ragazzi iniziando a riempire il lavabo d'acqua, e successivamente, lavare e scrostare i piatti. Joseph fu il primo ad affiancarmi sulla destra, si tirò su le maniche e si mise al lavoro, Ayle, dopo un sospiro pesante, si mise alla mia sinistra e così, in 30-45 minuti, finimmo di sistemare quel porcile.

𝔇𝔞𝔪𝔪𝔦 𝔲𝔫𝔞 𝔰𝔢𝔠𝔬𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔰𝔰𝔦𝔟𝔦𝔩𝔦𝔱à ♥ 𝓗𝓸𝓵𝓭𝓮𝓷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora