𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 33

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"𝐐𝐮𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐬𝐠𝐮𝐚𝐫𝐝𝐨 𝐥𝐨 𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐨 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐛𝐞𝐧𝐞:

𝐬𝐭𝐚 𝐩𝐫𝐞𝐧𝐝𝐞𝐧𝐝𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐝𝐞𝐜𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞."

『♥』

Stavo silenziosamente seduta accanto a papà stringendogli forte la mano, quando anche la terza ora passò. In tutto ciò ci aveva raggiunto anche mia madrina. Stavamo tuti e 4 aspettando che qualche medico ci facesse sapere qualcosa, anche solo per dirci che il peggio era passato. Qualunque cosa. 

Appoggiai la testa contro la spalla di mio padre incantandomi con lo sguardo perso sul pavimento, ogni tanto ci alzavamo per sgranchirci le gambe e poi, tornavamo a sederci. La voglia che avevo di messaggiare con i ragazzi era così alta - almeno per distrarmi - ma anche così inutile, visto che i cellulari li avrebbero potuti usare sul tardi, ma a quell'ora speravo soltanto che l'operazione fosse terminata.

Ogni volta che vedevamo entrare e uscire qualcuno col camice pensavamo fosse per noi, ma ovviamente non era così, ci drizzavamo sulle sedie speranzosi di ricevere buone notizie. 

Improvvisamente il mio cellulare iniziò a vibrare, era un numero che non avevo salvato in rubrica, proveniente da Roma, mi alzai dal posto accanto a papà e accettai la chiamata portandomi il telefono all'orecchio.

«Pronto?»

«Ciao Emy, siamo la redazione di Amici», una voce femminile parlò dall'altro capo. Cosa volevano?

«Sì, ditemi»

«Stiamo chiamando per sapere se ci sono novità sull'intervento»

«No, ancora no, purtroppo. L'hanno portata in sala per le 8 circa, ma l'intervento è iniziato effettivamente alle 11», risposi alla ragazza camminando avanti e indietro per il corridoio tenendo sott'occhio la porta.

«Va bene, chiamaci a questo numero per ulteriori aggiornamenti», stava per chiudere la chiamata, quando la fermai.

«Aspetti! Come stanno i ragazzi?», anche in un momento come quello il mio pensiero andava comunque a loro, si vedeva che avevo preso da mia madre. Lei non rispose subito, forse stava pensando a cosa dire o non si aspettava quella domanda da parte mia.

«Stanno bene, sono solo un po' spaesati e preoccupati»

«Vi ringrazio», avrei voluto fare domande più mirate, ma non mi sembrava il caso. Lei mi congedò e chiuse la telefonata. Sospirai portandomi una mano tra i capelli e tornai a sedermi accanto a papà che mi chiese chi fosse al telefono. Gli raccontai quella breve chiacchierata con la redazione del programma poi lui tornò ad afflosciarsi sulla sedia.

«Qualunque cosa succeda, voglio che tu torni lì, devi continuare il tuo percorso»

«Papà... non iniziare per favore, non voglio affrontare questo discorso, adesso», cercai di non mostrarmi troppo dura come l'ultima volta, ma io sapevo che cosa fare. Avevo le idee chiare, sapevo che decisione prendere in base all'esito dell'intervento.

Lui non continuò, sapeva che non valeva la pena insistere con me quando avevo già tutto ben pianificato.

Dopo altri tre quarti d'ora, vedemmo un medico avvicinarsi a noi con il camice smeraldo addosso, la cuffia in testa e la mascherina chirurgica sul viso. Io e papà scattammo in piedi. Lo sentii stringermi forte la mano per darci forza in quel momento e il cuore prese a battermi forte nel petto.

𝔇𝔞𝔪𝔪𝔦 𝔲𝔫𝔞 𝔰𝔢𝔠𝔬𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔰𝔰𝔦𝔟𝔦𝔩𝔦𝔱à ♥ 𝓗𝓸𝓵𝓭𝓮𝓷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora