𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 57 𝓹𝓽.2 ★

1.9K 114 9
                                    

"𝐀 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐞 è 𝐦𝐞𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐭𝐚𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐛𝐫𝐚𝐫𝐞 𝐬𝐭𝐮𝐩𝐢𝐝𝐢

𝐜𝐡𝐞 𝐚𝐩𝐫𝐢𝐫 𝐛𝐨𝐜𝐜𝐚 𝐞 𝐭𝐨𝐠𝐥𝐢𝐞𝐫𝐞 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝐝𝐮𝐛𝐛𝐢𝐨"

(𝐎𝐬𝐜𝐚𝐫 𝐖𝐢𝐥𝐝𝐞)

『♥』

Vedere il mio nome in rosso all'ultimo posto della classifica insieme a quello di Nicholas, fu come un treno merci che ti travolge e neanche te ne accorgi. Peccato però, che me lo aspettassi. In cuore mio sperai davvero di non arrivarci, come quando certe persone dicono "Non ho studiato niente" e poi prendono comunque 8; in quel momento sei convinta che vada tutto male fin quando non vedi un voto alto sul retro della verifica e allora tiri il sospiro di sollievo.

Peccato che io rientravo in quella fetta di persone che diceva di non aver studiato e prendeva davvero 4, sapevo di essere andata male e il voto basso non aiutava affatto a migliorare la situazione. Così ero io in quel momento, ci ho sperato sino all'ultimo pur consapevole di non aver portato questa grande esibizione.

Il pubblico rimase sorpreso, così come alcuni miei compagni. Mi feci coraggio e presi la maglia da sotto il mio banco, mi alzai dalla sedia e raggiunsi il centro dello studio per lasciarla davanti alla postazione della mia insegnante che mi guardava con aria seria. Ero certa che fosse arrabbiata con me, di averla delusa, come io avevo deluso me stessa.

Dietro di me, Nicholas scese quei pochi gradini e lasciare - per l'ennesima volta - la maglia a Raimondo che a differenza della mia professoressa, la stava prendendo come un gioco. Il mio compagno tornò subito a posto mentre io indugiavo sul da farsi.

«Che c'è Emy?», fece Maria avvicinandosi a me, nel sentire il mio nome, mi fermai sul posto guardandomi attorno come fossi un pesce fuor d'acqua.

«Niente... Cioè, me lo aspettavo»

«Però ci sei rimasta ugualmente male», lei mi mise un braccio attorno alle spalle per darmi forza, «può capitare, nessuno qui è perfetto».

«Che scivolone, però», cercai di sdrammatizzare sulla mia stessa frustrazione.

«Tre settimane che arrivi prima, questa volta sei arrivata ultima, poi lo hai detto anche tu, oggi è stata una sfida anche per te mettendoti in gioco su uno stile che non ti apparteneva»

«Sì ma... Non vorrei aver deluso la maestra così», dissi guardandola dritto davanti a me, Maria fece altrettanto spostando tutto il peso su una gambe e poggiandosi una mano su un fianco.

«Spero per te che tu non sia arrabbiata con lei», dal pubblico si alzò una leggera risata, ma io non stavo ridendo.

Ogni volta che facevo qualcosa che non andava bene all'Accademia, la mia insegnante mi sgridava facendomi sfigurare davanti a tutti, pretendeva da me il meglio, la perfezione, ma io non seguivo il suo pensiero, per me la perfezione non esisteva. Le sue pretese mi fregavano ben poco, ero pienamente cosciente di quali fossero le mie capacità e se sbagliavo un esercizio di classico, io, sapevo che il giorno dopo lo avrei fatto 100 volte meglio; ero consapevole che i momenti "no" esistevano per tutti, me compresa, e a tal proposito, tante ero le litigate con la mia insegnante, nonostante ciò, le sue urla mi entravano da un orecchio e uscivano nell'altro. Sapevo io, quando e come dimostrarle il contrario, e quando ciò accadeva, mi premiava con degli assoli, che nella nostra Accademia erano considerati come delle maglie d'oro olimpioniche. Superai le sue pupille con il massimo dei voti per ben 3 volte in tre anni di periodo accademico - se la mia memoria non mi ingannava - e la mia fermezza sul mio pensiero, la portarono a scegliermi e a fare questo provino per Amici.

𝔇𝔞𝔪𝔪𝔦 𝔲𝔫𝔞 𝔰𝔢𝔠𝔬𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔰𝔰𝔦𝔟𝔦𝔩𝔦𝔱à ♥ 𝓗𝓸𝓵𝓭𝓮𝓷Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora